Canale di Sicilia, settemila soccorsi in quattro giorni
Escono a decine dai porti libici, confidando nel mare calmo. Gommoni di fortuna carichi di
disperati. Prevalentemente di origine subsahariana. I più fortunati vengono salvati dalle navi
italiane che battono il Canale di Sicilia: quasi settemila sono stati soccorsi negli ultimi quattro
giorni. Ma c'è chi in Italia arriva solo morto.
Nove corpi sono stati recuperati dalla Guardia Costiera a circa 80 miglia dalle coste della
Libia, nell'area dove si è capovolto un barcone; una decima vittima è stata recuperata oggi
su uno dei tanti gommoni raggiunti dai mezzi di soccorso. Oltre 500, secondo stime Unhcr,
le vittime dall'inizio dell'anno nel Mediterraneo, trenta volte in più rispetto allo stesso periodo
del 2014. Il sistema di accoglienza è al collasso ed il Viminale ha allertato tutti i prefetti: c'è
bisogno di nuove strutture. E gli scenari sono preoccupanti se si pensa all'arrivo della bella
stagione e ai numeri forniti da Frontex che oscillano tra 500mila e un milione di profughi
pronti a partire dal Paese nordafricano.
Ennesima tragedia del mare, dunque, in giornate eccezionalmente calde sul fronte sbarchi.
Sia ieri che oggi si sono contati una trentina di interventi di soccorso da parte dei mezzi
italiani, nonchè di quelli Frontex impegnati nell'operazione Triton. I soccorritori segnalano lo
stato disastroso dei mezzi usati per tentare la traversata: gommoni e pezzi di legno legati alla
buona che si sfasciano appena affiancati dalle motovedette dei soccorritori. Galleggianti più
che imbarcazioni. Rispetto ai mesi scorsi si segnala il calo dei passeggeri siriani: in
prevalenza di gente in fuga dall'Africa subsahariana.
In questi primi tre mesi e mezzo del 2015 gli arrivi hanno sfondato quota 16mila, numero
che supera quello dello stesso periodo del 2014, anno record alla fine del quale si sono
contati ben 170mila sbarcati. Al Viminale è dunque forte la preoccupazione sul fronte
dell'accoglienza. Sono già oltre 80mila le persone ospitate, di cui circa 14mila minori non
accompagnati. Ma servono altri alloggi e la risposta degli enti locali non è sempre pronta.
Accade così che le presenze siano concentrate per il 50% nelle cinque regioni del Sud (con
la Sicilia a sopportare il peso maggiore), disattendendo il piano messo a punto dal Viminale
che prevede una distribuzione in base agli abitanti della regione. «Se tutti i Comuni
collaborassero - ha detto pochi giorni fa Mario Morcone, capo Dipartimento immigrazione del
ministero dell'Interno in audizione al Comitato Schengen - si tratterebbe di destinare poche
persone a ciascun Comune, con un impatto sociale modesto». Sempre in piedi l'idea di
adattare alcune caserme che la Difesa è pronta a dismettere.
La strada per frenare i flussi, come ha ricordato il premier Matteo Renzi, passa attraverso
la stabilizzazione della Libia.
Della difficile situazione del Paese il presidente del Consiglio ha discusso oggi a Palazzo
Chigi insieme ai ministri Angelino Alfano, Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti. In attesa di una
tregua, la proposta messa sul tavolo dall'Italia - ma di non semplice attuazione - è quella di
creare 'safe harbours', centri di raccolta profughi in Africa, nei Paesi di transito dei flussi per
lo screening degli aventi diritto all'asilo ed un'equa distribuzione tra i 28 Stati Ue. L'Alto
rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha auspicato una «partnership
reale, non burocratica», tra Ue e paesi africani.
Intanto, infuria la polemica politica. «Quanti morti ancora - chiede il leader della Lega Nord,
Matteo Salvini - per colpa degli ipocriti? Non so come facciano Renzi, Alfano e Boldrini a
dormire sonni tranquilli con la strage continua di migranti, non capiscono che più ne partono
e più ne muoiono?». Per i deputati M5S «l'immobilismo del governo e dell'Ue di fronte
all'emergenza sbarchi nel Mediterraneo li rende complici indiretti di quei trafficanti che ogni
giorno speculano sulla vita umana di migliaia di rifugiati, alimentando i cosiddetti viaggi della
morte». Maurizio Gasparri (Fi) parla di «numeri da esodo» e accusa Alfano di essere
«diventato il facchino dei clandestini».
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