Canale di Sicilia, settemila soccorsi in quattro giorni

Società | 13 aprile 2015
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Escono a decine dai porti libici, confidando nel mare calmo. Gommoni di fortuna carichi di

disperati. Prevalentemente di origine subsahariana. I più fortunati vengono salvati dalle navi

italiane che battono il Canale di Sicilia: quasi settemila sono stati soccorsi negli ultimi quattro

giorni. Ma c'è chi in Italia arriva solo morto.

Nove corpi sono stati recuperati dalla Guardia Costiera a circa 80 miglia dalle coste della

Libia, nell'area dove si è capovolto un barcone; una decima vittima è stata recuperata oggi

su uno dei tanti gommoni raggiunti dai mezzi di soccorso. Oltre 500, secondo stime Unhcr,

le vittime dall'inizio dell'anno nel Mediterraneo, trenta volte in più rispetto allo stesso periodo

del 2014. Il sistema di accoglienza è al collasso ed il Viminale ha allertato tutti i prefetti: c'è

bisogno di nuove strutture. E gli scenari sono preoccupanti se si pensa all'arrivo della bella

stagione e ai numeri forniti da Frontex che oscillano tra 500mila e un milione di profughi

pronti a partire dal Paese nordafricano.

 Ennesima tragedia del mare, dunque, in giornate eccezionalmente calde sul fronte sbarchi.

Sia ieri che oggi si sono contati una trentina di interventi di soccorso da parte dei mezzi

italiani, nonchè di quelli Frontex impegnati nell'operazione Triton. I soccorritori segnalano lo

stato disastroso dei mezzi usati per tentare la traversata: gommoni e pezzi di legno legati alla

buona che si sfasciano appena affiancati dalle motovedette dei soccorritori. Galleggianti più

che imbarcazioni. Rispetto ai mesi scorsi si segnala il calo dei passeggeri siriani: in

prevalenza di gente in fuga dall'Africa subsahariana.

 In questi primi tre mesi e mezzo del 2015 gli arrivi hanno sfondato quota 16mila, numero

che supera quello dello stesso periodo del 2014, anno record alla fine del quale si sono

contati ben 170mila sbarcati. Al Viminale è dunque forte la preoccupazione sul fronte

dell'accoglienza. Sono già oltre 80mila le persone ospitate, di cui circa 14mila minori non

accompagnati. Ma servono altri alloggi e la risposta degli enti locali non è sempre pronta.

Accade così che le presenze siano concentrate per il 50% nelle cinque regioni del Sud (con

la Sicilia a sopportare il peso maggiore), disattendendo il piano messo a punto dal Viminale

che prevede una distribuzione in base agli abitanti della regione. «Se tutti i Comuni

collaborassero - ha detto pochi giorni fa Mario Morcone, capo Dipartimento immigrazione del

ministero dell'Interno in audizione al Comitato Schengen - si tratterebbe di destinare poche

persone a ciascun Comune, con un impatto sociale modesto». Sempre in piedi l'idea di

adattare alcune caserme che la Difesa è pronta a dismettere.

 La strada per frenare i flussi, come ha ricordato il premier Matteo Renzi, passa attraverso

la stabilizzazione della Libia.

Della difficile situazione del Paese il presidente del Consiglio ha discusso oggi a Palazzo

Chigi insieme ai ministri Angelino Alfano, Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti. In attesa di una

tregua, la proposta messa sul tavolo dall'Italia - ma di non semplice attuazione - è quella di

creare 'safe harbours', centri di raccolta profughi in Africa, nei Paesi di transito dei flussi per

lo screening degli aventi diritto all'asilo ed un'equa distribuzione tra i 28 Stati Ue. L'Alto

rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha auspicato una «partnership

reale, non burocratica», tra Ue e paesi africani.

 Intanto, infuria la polemica politica. «Quanti morti ancora - chiede il leader della Lega Nord,

Matteo Salvini - per colpa degli ipocriti? Non so come facciano Renzi, Alfano e Boldrini a

dormire sonni tranquilli con la strage continua di migranti, non capiscono che più ne partono

e più ne muoiono?». Per i deputati M5S «l'immobilismo del governo e dell'Ue di fronte

all'emergenza sbarchi nel Mediterraneo li rende complici indiretti di quei trafficanti che ogni

giorno speculano sulla vita umana di migliaia di rifugiati, alimentando i cosiddetti viaggi della

morte». Maurizio Gasparri (Fi) parla di «numeri da esodo» e accusa Alfano di essere

«diventato il facchino dei clandestini».



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