Calcio , diritti umani e critiche a geometria variabile

L'analisi | 29 dicembre 2022
Condividi su WhatsApp Twitter
I mondiali di calcio 2022 in Qatar sono iniziati con forti polemiche. I paesi occidentali hanno accusato il paese organizzatore di presunte violazioni di diritti umani. L’inchiesta del Guardian ha rivelato che il Qatar avrebbe sottoposto i lavoratori immigrati provenienti dall’India, Nepal e Bangladesh a condizioni di lavoro disumane che avrebbero prodotto centinaia di morti. Questa notizia e il clamore mediatico che ne è seguito ha spostato l’attenzione dal calcio a questa drammatica vicenda. 
Questo contributo non mira a tornare su quanto già discusso da tutti i media occidentali. La finalità è piuttosto di tentare di analizzare il caso da un’altra prospettiva: da quella di chi vive difficilmente l’atteggiamento di quei paesi che si ergono a maestri di diritto e moralità e a difensori dei diritti umani erga omnes.
La prima considerazione vuole soffermarsi sulla posizione di chi esprime queste critiche. Il mondo occidentale ha da sempre assunto l’atteggiamento da soggetto dotato del diritto di dare lezioni al resto del mondo. Già nel passato, infatti, nella visione occidentale, i popoli si dividevano in due categorie: quelli civilizzati – ovviamente occidentali – e quelli non civilizzati. Questa categorizzazione teorizzata e concettualizzata nei più illustri manuali di diritto si traduceva nei fatti in un diverso trattamento giuridico delle persone in base alla loro appartenenza al primo o al secondo gruppo. Nei fatti, i primi si arrogavano un diritto di dominio e sfruttamento sui secondi attraverso il lavoro forzato e la schiavitù. Nonostante l’esistenza di una norma a tutela dei diritti delle persone sotto l’amministrazione della Potenza dominatrice, veniva introdotta une deroga – la cosiddetta clausola coloniale – che li escludeva dai benefici della tutela di legge. Questo sistema di dominio e sfruttamento è stato alla base della ricchezza e del benessere della società occidentale. Questo mondo occidentale si può arrogare il diritto di giudicare oggi?
Come dare torto al Presidente della FIFA Gianni Infantino quando parla di ipocrisia occidentale: “Sono europeo. Per quello che noi europei abbiamo fatto nel mondo negli ultimi 3.000 anni, dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali”.
In Qatar, numerose multinazionali occidentali sfruttano la manodopera immigrata a basso costo per aver maggiori utili. Al di fuori dal Qatar, quante sono le aziende di lusso che producono nei paesi poveri dove il controllo sulle condizioni di lavoro sono blande e dove il costo della mano d’opera è bassissima? Si tratta di doppiopesismo e ipocrisia, poiché sono il denaro e le scelte geo strategiche a guidare le decisioni dell’Occidente e non i diritti dei lavoratori né i diritti umani.
Per i prodotti per cui non vi è la possibilità di dislocare le fabbriche occidentali nei paesi poveri, lo sfruttamento si legittima in loco. Basti pensare allo sfruttamento dei braccianti agricoli. Numerose filiere agricole si reggono grazie al permanere del caporalato. Nonostante si conosca la vulnerabilità vissuta dai braccianti sans-papier, così come i periodi di raccolta e le aree in cui questo fenomeno è più diffuso, lo stesso resta “tollerato” per garantire la sopravvivenza del sistema economico.
Inoltre, è l’Occidente che, con le sue scelte in materia d’immigrazione, ci induce a credere che il carattere assoluto del diritto alla vita sia teorico e non pratico. Sembrerebbe che la vita abbia un valore diverso in base alla terra di provenienza degli individui. Se infatti, una massiccia mobilizzazione europea è stata organizzata per accogliere il popolo ucraino all’indomani dell’invasione russa, un muro normativo e giuridico è eretto contro i profughi provenienti da altri paesi in guerra dell’Africa o del Medio Oriente. Basti ricordare le persone, per lo più di origini africane, bloccate per settimane sulle navi delle ONG? Per ognuno di loro la colpa è di essere nati in un paese del gruppo sbagliato.
Crediamo che in un mondo multietnico, rispettoso del pluralismo, ogni popolo, ogni nazione deve assumere un atteggiamento di rispetto per gli altri, per il processo politico, economico e sociale di ogni popolo che lo porta a decidere delle regole che ritiene valide per la propria popolazione.
Va ricordato che il paese considerato come la prima democrazia occidentale pratica tuttora in numerosi suoi Stati la pena di morte. Va aggiunto inoltre che solo nel 1944 la Francia ha adottato il suffragio universale. Infine, ai calciatori che si lamentano dell’interdizione della vendita di bevande alcooliche nello stadio di questo “paese arretrato”, va ricordato che il Qatar è un paese musulmano (non laico). Ne consegue che il consumo delle bevande alcoolico non vi sia. Infine, va ricordato che in una ordinanza del 7 maggio 2022, la prefettura di Parigi ha interdetto la vendita di alcool nello stadio nei dintorni all’occasione della finale della Coppa di Francia, senza che questo abbia provocato tutto il tam tam mediatico che si è vissuto per il Qatar.
Umiltà, rispetto e apprezzamento delle diversità dovrebbero essere le parole d’ordine.
 di Cissé Mouhamed

Ultimi articoli

« Articoli precedenti