Bocciate le scuole siciliane: malfunzionanti, precarie e insicure

Politica | 24 ottobre 2018
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La scuola, secondo i dati emersi dallindagine annuale di Legambiente sullo stato del patrimonio edilizio scolastico e dei servizi educativi Ecosistema Scuola 2018non è uguale per tutti. Il dito è puntato sulla qualità dei servizi, sulla sicurezza e sui controlli degli edifici, ma anche sugli investimenti per i progetti educativi.

Nella top ten di Ecosistema Scuola 2018 troviamo tutti Comuni del nord Italia, con la sola eccezione di Prato (7°). Questanno è Bolzano ad aprire la classifica, seguita da Trento e da Bergamo. Sono ben 4 i capoluoghi dellEmilia Romagna presenti nella parte più alta della graduatoria: Reggio Emilia (4° posto), Piacenza (5°), Parma (6°), Rimini (10°). Gli altri Comuni presenti sono Pordenone (8°) e Verbania (9°).

In coda le città del Sud e delle Isole: ultima in graduatoria è Messina. Le altre città del Sud e delle Isole nelle ultime dieci posizioni sono Foggia (82°), Palermo (80°), Reggio Calabria (79°), Siracusa (78°), Potenza (77°), Sassari (75°) e Crotone (74°). Sempre in fondo, tra le amministrazioni del Centro, Latina (81°), del Nord Trieste (76°).

Spicca tra le città del sud Cosenza (17°), tra quelle delle isole Ragusa (48°). EFirenze (18°), tra le grandi città, a posizionarsi nella parte più alta della classifica, quindi Torino (20°), Milano (27°) e Napoli (32°), seguono a distanza Venezia (52°), Catania (53°), Bari (62°), Genova (69°), mentre nella parte più bassa troviamo Reggio Calabria, Palermo e Messina. Roma invia dati incompleti: non entra, pertanto, in graduatoria. Bologna e Cagliari, invece, non inviano dati.

In Sicilia la situazione è davvero preoccupante dal punto di vista della sicurezza, perché ai minori controlli corrisponde una maggiore fragilità sismica del territorio. Sono interessate, infatti, quasi il 98,4% delle scuole, con una percentuale di verifica di vulnerabilità sismica ferma al 2,4%.

Nell’indagine la classifica vede Ragusa al 48° posto, virtuosa nel recepire e spendere i fondi regionali a disposizione per la manutenzione straordinaria. A seguire Caltanissetta (51°), Catania (53º), Trapani (65°), Agrigento (68°), Siracusa (78º), Palermo (80º), ultima in classifica Messina (83°). Enna è stata esclusa dalla graduatoria per incompletezza dei dati. Un patrimonio quello scolastico della Sicilia, secondo i dati forniti dallassociazione ambientalista, molto diversificato: seppure il 59% degli edifici sia stato costruito prima del 1974, ben il 10,8% è di origine più recente, post 2000. Costruiti secondo criteri antisismici per il 26,2% (rispetto al 14,2% che è il dato nazionale), tuttavia solo sul 2,4% degli edifici scolastici sono state eseguite verifiche di vulnerabilità sismica, nonostante il 98,4% siano in territori a rischio sismico. Carenti anche le indagini diagnostiche dei solai che hanno riguardato solo l8,6%; sul 17,1% degli edifici tuttavia sono stati effettuati interventi di messa in sicurezza. Solo il 23,5% degli edifici ha goduto di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni. Ragusa è la città che si è adoperata di più e quella che in Italia ha investito di più, considerata la media a edificio, in manutenzione straordinaria. La stessa città è tra le prime cinque nel reperimento di fondi regionali. Si investe poco sulla manutenzione ordinaria, in media per edificio si spendono 1.980 euro, sopra la media la spesa per la manutenzione straordinaria. Tutti sotto la media i dati relativi al possesso dei certificati per la messa a norma degli edifici scolastici.

Buone pratiche e servizi non spiccano particolarmente in questa regione. Solo il 17,1% degli edifici sono serviti da scuolabus, contro il 22,9% della media nazionale, pedibus attivato per l1,9%, lo 0,6% è raggiungibile in bicicletta grazie alla presenza di piste ciclabili. Sono raggiungibili grazie al servizio di linea scolastica il 14,8% delle scuole.

Nel 98,2% delle mense scolastiche si servono pasti bio, nell80% si privilegiano prodotti a km0. In nessuna mensa viene utilizzata acqua del rubinetto ai pasti e in tutte sono usate stoviglie monouso e tutti i comuni prevedono menù alternativi per motivi religiosi e culturali. La raccolta differenziata in Sicilia è ben al di sotto della media nazionale su tutti i fronti: il 7,9% degli edifici differenzia la plastica, il 5,7% il vetro, lo 0,9% lalluminio, il 40,9% la carta, lo 0,4% le pile. Si utilizza prevalentemente il neon, 90,9%, con un 5,6% che utilizza altre fonti a basso consumo. Sotto lo standard nazionale, il 17,8% utilizza fonti di energia rinnovabile, diviso tra il solare termico 37,7% e il solare fotovoltaico 77,2%. Palermo, Catania e Ragusa le città che stanno cercando di affrontando questo tema seppure rimanendo in punta di piedi. Tutti i comuni sono coinvolti nel monitoraggio relativo alla presenza di amianto: 2,3% di edifici con casi certificati; solo sullo 0,5% sono state svolte azioni di bonifica. Sensibili alla questione radon il 37,5% dei comuni che, dopo aver effettuato monitoraggi ad hoc, hanno certificato l1,1% di casi senza intraprendere alcuna iniziativa di bonifica. Sullo 0,2% degli edifici è stato effettuato il monitoraggio elettromagnetico da basse frequenze, il 56,1% degli edifici ha il wifi e il 18,1% una rete cablata. Rispetto alle situazioni di rischio outdoor, il 10% degli edifici tra 1 e 5km da strutture militari, il 5,9% entro 1km, il 14,4% nelle vicinanze di un'autostrada, il 4,5% a meno di 60m da un distributore di benzina.

I dati che riguardano la Sicilia sono davvero sconfortanti e preoccupanti commenta Raffaella Giambra, responsabile Legambiente Scuola e Formazione Sicilia -. Il fatto che sia praticamente assente la verifica di vulnerabilità sismica in tutti gli edifici scolastici è inaccettabile. Stato, Regione ed Enti  locali devono attivarsi per dare una scuola sicura a tutti gli studenti.  Occorrono maggiori investimenti e controlli certi. Gli enti locali vanno aiutati con una semplificazione delle linee di finanziamento e sostenuti in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori. Eormai imperativo rimettere al centro delle priorità politiche leducazione, come pratica, al tempo stesso puntuale e corale, capace di contrastare le sacche di povertà educativa, la disgregazione sociale e la crescita dellintolleranza”.

 di Melania Federico

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