Beni confiscati non utilizzati, puniti gli amministratori

Economia | 18 gennaio 2016
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 Danno erariale. Il Comune deve essere risarcito
Beni confiscati non utilizzati, puniti gli amministratori
Gli amministratori che non utilizzano i beni confiscati alla criminalità e destinati al loro Comune producono un danno all' erario e per questo possono essere condannati a pagare un risarcimento all' ente che rappresentano. Questo è il principio che viene affermato dalla Corte dei conti della Campania con una sentenza dell' 11 dicembre del 2015.
La Procura contabile aveva svolto un' indagine riguardo ad alcuni immobili confiscati dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Salerno a un pericoloso clan camorristico. I decreti di confisca erano divenuti definitivi e i beni erano stati trasferiti al Comune dove erano siti perché venissero destinati a finalità istituzionali o sociali.
Così difatti stabiliva l' articolo 2-undecies delle legge 675 del 1965 con una norma che è oggi riprodotta nell' articolo 48 comma 3 del decreto legislativo 159 del 2011 (il Codice antimafia).
Al Comune i beni erano stati consegnati a dicembre del 2008.
Solo a novembre del 2012 (e a seguito dell' avvio di un' indagine sui comportamenti omissivi dei rappresentanti dell' ente) erano state assunte le iniziative necessarie a consentirne un utilizzo.
La Procura contabile aveva allora citato in giudizio i soggetti che riteneva responsabili di tale protratta inerzia e in particolare: l' assessore con delega al patrimonio, delegato dal sindaco a rappresentare il Comune al momento della consegna; il funzionario responsabile dell' area tecnica, delegato ad eseguire le necessarie annotazioni e comunicazioni ai fini dell' inventariazione degli immobili; i due funzionari succedutisi nel corso di quegli anni al vertice del settore Patrimonio, i quali avevano custodito le chiavi degli immobili dopo la consegna; e infine lo stesso sindaco che aveva delegato i compiti e avrebbe dovuto vigilare sulla loro esecuzione.
Oltre alla consegna delle chiavi , dal 2009 nessun altro atto era stato compiuto.
Persino l' inserimento di tali beni nell' inventario degli immobili di uso pubblico era avvenuto dopo l' intervento della polizia giudiziaria nel 2012.
Nel frattempo gli immobili erano rimasti occupati da soggetti legati al clan camorristico al quale erano stati confiscati, come risultò da un sopralluogo disposto dagli uffici comunali.
Una tale ingiustificata inerzia aveva prodotto un danno che poteva commisurarsi con le spese di locazione sopportate dal Comune per avere disponibilità di locali utilizzati per attività ricreative e culturali, che si sarebbero potute svolgere all' interno degli immobili confiscati.
La Corte dei conti campana condanna amministratori e funzionari inerti al risarcimento del danno in favore del Comune ma ritiene di calcolare in via equitativa il pregiudizio, che per sua natura risulta insuscettibile di una determinazione diretta e analitica.
Presa a parametro la spesa sostenuta tra il 2008 e il 2012 per mantenere in affitto i locali per le attività poi trasferite negli immobili confiscati, la Corte ne ha effettuato una significativa riduzione tenendo tra l' altro conto del fatto che per una parte di quel periodo i contratti già stipulati non sarebbero comunque andati in scadenza.(Il Sole 24 ore)
 di Giovanbattista Tona

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