Beni confiscati, niente parenti nelle aziende tolte alla mafia
Economia | 12 novembre 2015
Via libera, ieri sera, dall' Aula della Camera, con 281 sì e 66 no (il M5S), alla riforma del Codice Antimafia, relativamente alle misure che regolano il sequestro e la confisca dei beni illeciti, e la gestione dei patrimoni e delle aziende confiscate ai mafiosi. Il provvedimento, che passa adesso all' esame del Senato, è la sintesi della proposta di legge di iniziativa popolare promossa da Cgil, Libera, Avviso Pubblico, Centro Pio La Torre, con quelle della Commissione Antimafia edel governo, e punta ad assicurare che la procedura per il sequestro e la confisca definitiva dei beni illegali sia più rapida ed efficace. Per gli amministratori giudiziari ci sarà una serie di incompatibilità per garantire la trasparenza, ed in particolare grazie ad un emendamento approvato ieri, ed ispirato proprio dalla vicenda del giudice Silvana Saguto di Palermo, non sarà possibile la nomina ad amministratore giudiziario di beni confiscati alla mafia non solo ai parenti ma anche ai «conviventi e commensali abituali» del magistrato che conferisce l' incarico.Un emendamento del governo al codice prevede che non possano «assumere l' ufficio di amministratore giudiziario né di coadiutore o di retto o collaboratore dell' amministratore giudiziario il coniuge, i parenti fino al quarto grado, gli affini entro il secondo grado, i conviventi o commensali abituali del magistrato che conferisce l' incarico». Gli amministratori giudiziari di beni confiscati alla mafia non potranno inoltre avere in contemporanea più di tre incarichi. I giudici dei tribunali di prevenzione possono nominare come amministratori giudiziari anche i dipendenti di Invitalia, agenzia del ministero dell' Economia, ex Sviluppo Italia. L' emendamento, presentato dal governo, è stato contestato dal M5S, per il quale «Invitalia è una macchina mangia soldi, che ha avuto tanti problemi con la giustizia». In base ad un altro emendamento approvato ieri, gli immobili confiscati alla mafia potranno essere concessi in affitto a personale delle forze di polizia, delle forze armate e dei vigili del fuoco, per quattro anni prorogabili due volte.Basterà essere indiziati di favorire un latitante per essere colpiti dalle misure di prevenzione personali e patrimoniali e aver sottoposto a sequestro il proprio patrimonio. Ciò potrà avvenire anche per i soggetti indiziati di aver commesso reati contro la Pubblica amministrazione. Più severa anche la repressione del caporalato: prevista la confisca penale obbligatoria e la responsabilità oggettiva dell' ente che si avvalga dei caporali. La riforma prevede la creazione di un fondo di garanzia per le aziende sequestrate e in futuro anche un fondo anche per gli immobili sequestrai e confiscati. Per accedere alle risorse del fondo, le aziende dovranno dimostrare di poter stare sul mercato e di non riciclare denaro sporco. Inoltre, nella valorizzazione delle aziende saranno coinvolti, a titolo gratuito, gli imprenditori del territorio circostante, che potranno così maturare, dopo un anno, un diritto di prelazione sul l' azienda. A giudicare sulle misure di prevenzione saranno i tribunali distrettuali dentro i quali verranno aperte sezioni o collegi specializzati.Ridisegnata anche l' Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, che viene posta sotto la presidenza del Consiglio, con sede a Roma, e il cui direttore non sarà necessariamente un prefetto. L' Agenzia potrà destinare i beni anche ad enti e associazioni; gli Enti territoriali potranno essere tra i destinatari delle aziende. Tra le novità si prevede inoltre che amnistia, prescrizione e morte del proposto non interrompano il procedimento di confisca.
Le reazioni.
L'approvazione ieri da parte della Camera dei Deputati della Proposta di Legge di Iniziativa Popolare ( L 1138- Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata), rappresenta in primo luogo una vittoria per tutti coloro che, firmando la proposta durante la campagna "Io Riattivo il Lavoro", hanno creduto e sostenuto questo questo processo riformatore. Lo scrivono in una nota Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro Studi Pio La Torre, Cgil, Lega Coop. «Vogliamo cogliere l'occasione per ringraziare inoltre quanti, a partire dal Presidente della Commissione Giustizia Donatella Ferranti e dal Relatore Davide Mattiello, l'hanno sostenuta e poi votata in Aula - cotninua la nota -. Il testo approvato contiene novità importanti e positive, soprattutto per quanto riguarda ruoli e funzioni dell'Agenzia nazionale e l'indispensabile supporto, anche di natura finanziaria alle aziende, con cui salvare quelle sane e tutelare i lavoratori. Ci sono poi deleghe assegnate al Governo come il sostegno alla riemersione dal lavoro nero, rispetto alle quali ci aspettiamo adesso una rapida e concreta decretazione a partire dalle necessarie coperture finanziarie. Insomma ci troviamo di fronte ad un passaggio importante che speriamo venga confermato altrettanto rapidamente dal Senato».ARGURIO: CODICE È UN GRANDE PASSO IN AVANTI
La Cgilsiciliana esprime soddisfazione per l'approvazione da parte della Camera dei deputati dellariforma del Codice antimafia. «La norma approvata, che auspichiamo adesso riceva al più presto il via libera anche dalSenato - dice Mimma Argurio, della segreteria regionale della Cgil - è frutto anche dellanostra iniziativa e del movimento di pressione messo in campo in questi anni con laproposta di legge di iniziativa popolare presentata assieme ad altre autorevoliorganizzazioni».L'esponente della Cgil rileva: «La riforma di fatto fa propri molti contenuti della nostraproposta che la qualificano come un importante passo avanti nella gestione dei benisequestrati e confiscati e nella lotta contro la mafia». Plaude la Cgil per la creazione delfondo di garanzia «che consentendo alle aziende di restare sul mercato tutela i lavoratori»,della norma che vieta il cumulo degli incarichi e per quella che vieta la nomina adamministratori giudiziari di parenti e amici dei giudici, ma anche per la creazione dell'albodegli amministratori giudiziari e per il fatto che l'Agenzia dei beni confiscati passa sotto ildiretto controllo della Presidenza del Consiglio. «Sono risposte - sottolinea Argurio - a unabattaglia che portiamo avanti da anni, per la trasparenza, il rilancio delle aziende nella legalitàe la tutela dei lavoratori coinvolti. Non è certo stata l'esplosione della vicenda Saguto -sottolinea l'esponente della Cgil- a farci accorgere che le cose non funzionavano, comedimostrano le nostre denunce datate 2013. Quello che possiamo oggi dire è che c'eranotutti gli elementi perchè si giungesse prima a questo risultato che auspichiamo - conclude -abbia adesso subito il suggello del Senato, per una maggiore efficacia della lotta contro lamafia sul versante economico finanziario e per l'affermazione del principio che lavoro esviluppo vengono dallo Stato e non dalla criminalità».Ultimi articoli
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