Balsamo: la legge 109 sui beni confiscati è fondamentale
Era il 7 marzo 1996 quando entrava in vigore la legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie promossa da Libera. Venti anni in cui centinaia di ettari di terreni, case e altri beni immobili si sono trasformati in cooperative sociali, sedi di associazioni, comunità di accoglienza, centri culturali. “Una vera svolta nel contrasto al fenomeno mafioso” per il magistrato Antonio Balsamo, intervenuto all’iniziativa ‘I beni liberati dalle mafie aprono le porte’, organizzata alla bottega dei Sapori e dei Saperi della Legalità di Libera a Palermo proprio in occasione del ventennale della legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione che fa capo a Don Ciotti. Una ricorrenza che giunge in una fase in cui, anche in seguito alle note e tristi vicende giudiziarie che hanno coinvolto la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, si sta cercando di rilanciare l’efficacia di questo importante strumento legislativo la cui applicazione ha tutt’ora nodi e contraddizioni da risolvere. È, infatti, in discussione in Parlamento la riforma del Codice Antimafia in materia di beni confiscati, già votata alla Camera lo scorso novembre e ora all’esame del Senato. Un testo“perfettibile, ma con valori importanti - secondo Balsamo – per cui credo che l'impegno delle forze politiche per approvarlo vada sostenuto”. La riforma, infatti, prevede innovazioni importanti sul piano della trasparenza della gestione dei beni confiscati, così come “potrebbe dare un contributo significativo” per superare “il problema dei tempi lunghi per l'assegnazione”.
La 109/96 costituisce il completamento della legge Rognoni-La Torre che ha rappresentato una pietra miliare nella lotta contro le mafie. Quella legge che, per la prima volta, ha reso il reato associativo passibile di condanna penale e ha previsto la confisca dei patrimoni mafiosi. Una intuizione di chi “si è sempre battuto a difesa dei diritti dei più deboli contro qualunque forma di abuso e di potere, anche di quello mafioso” – ha sottolineato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, intervenuto all’incontro. “E’ proprio l’impegno sociale che ha reso uomini come La Torre ‘antimafiosi’”- ha continuato Lo Monaco- “e non l’etichetta di ‘antimafiosi’ che ha fatto di queste persone dei professionisti dell’antimafia”.
A testimoniare come la legge sul riutilizzo sociale dei beni abbia rappresentato una esperienza di riscatto sociale, di lavoro onesto, di sano spirito imprenditoriale e di partecipazione civile è stato Angelo Sciortino, socio e lavoratore della cooperativa Placido Rizzotto di San Giuseppe Jato, la prima cooperativa nata nel 2001 dopo l’entrata in vigore della legge 109. Tale strumento normativo ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale prima che economica e sociale nelle zone dell’Alto Belice Corleonese, una terra in cui, più di altre, fino a pochi anni fa ci si poteva limitare tutt’al più a stare dalla parte giusta. Oggi, invece, grazie anche alla presenza di realtà associative come Libera, si è avuto un riscatto. Ne sono un esempio pure le numerose domande di lavoro che le cooperative che operano sui terreni un tempo appartenuti ai boss ricevono ogni giorno. Lo stesso Sciortino ha orgogliosamente raccontato la sua esperienza esordendo “oggi sono qui per raccontarvi come sono cambiati i vostri terreni”. E di cambiamenti ce ne sono stati veramente tanti, anche sul versante dell’immagine di quei territori. L’anno scorso, infatti, il progetto vino ‘Cento Passi’, che racchiude le cooperative Libera Terra dell’Alto Belice Corleonese, ha avuto la nomination agli Oscar come migliore azienda vitivinicola.
In occasione del ventennale della legge 109/96, la
presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha rivolto un
invito a salvaguardare “con un nuovo impegno” questo importante strumento
normativo “per superare le criticità che pure si sono manifestate e rilanciare
un settore strategico della
lotta alle mafie e un importante volano di crescita economica e legalità”.
Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, dalla sua pagina facebook ha
auspicato che “l'Aula possa presto esaminare questo provvedimento per dare
nuova energia a chi si impegna per combattere le mafie”. E, riferendosi a quei
“pochissimi casi” in cui “qualcuno, senza nessuno scrupolo, ha gestito
dei
beni confiscati violando le regole per interesse personale”, ha ricordato che “non
possiamo abbassare la guardia”.
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione