Aumentano le interdittive antimafia alle imprese siciliane

Società | 30 settembre 2019
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Sono 655 le interdittive antimafia emesse dai prefetti nei confronti di imprese siciliane tra il 2016 e il 13 settembre 2019 su un totale nazionale di 3782. La Sicilia è seconda solo alla Calabria (919 interdittive), mentre la prima regione del Nord è la Lombardia, distante con i suoi 263 provvedimenti. Il ricorso allo strumento, regolato dal Codice Antimafia del 2011, è cresciuto in modo esponenziale: il Sole 24 ore rileva un incremento del 185% in tre anni. L'interdittiva, cioè il divieto di intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione, di partecipare agli appalti, alla percezione di fondi o contributi, fino alla revoca delle licenze commerciali, è disposta dal prefetto quando un'impresa risulti sospetta per aspetti che vanno dalla parentela di amministratori e dipendenti con famiglie criminali ai rapporti economici, ai possibili condizionamenti ambientali . Le aziende colpite da interdittiva possono impugnare il provvedimento di fronte al TAR o al Consiglio di Stato.

La tendenza degli organi di giustizia amministrativa ad avallare i provvedimenti emessi dal prefetto è stata in questi giorni ribadita anche dal TAR siciliano che ha confermato l'interdittiva emessa nei confronti dei gestori dell'ippodromo di Palermo. In Sicilia dal 2014 al 2018, secondo il Report pubblicato dall'ANAC lo scorso luglio, i provvedimenti erano stati 534 su 2044 emessi a livello nazionale. Se si opera un confronto con i dati dei primi tre trimestri di quest'anno, siamo dunque di fronte ad ulteriori 121 provvedimenti, con un sensibile incremento dell'andamento temdenziale che induce a riflessioni preoccupate sulla capacità della criminalità organizzata e mafiosa di infiltrarsi nel sistema delle imprese siciliane.

 Il meccanismo che porta all'interdittiva si mette in moto nel momento in cui perviene all'ufficio territoriale di governo la richiesta di documentazione antimafia. Secondo i dati della prefettura di Palermo nel periodo 2016/2018 in Sicilia sono state presentate 82.071 richieste di documentazione ed i provvedimenti di interdizione sono stati 399 (fonte Seminario di studi della Prefettura di Palermo sulle infiltrazioni mafiose nell'economia, 3/12/2018). Dal Report dell'ANAC presentato lo scorso 7 luglio (che non comprende però i dati del periodo gennaio-settembre dell'anno in corso) ricaviamo un'analisi di grande interesse sull'andamento nel triennio 2016-2018 delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia delle nove province dell'isola.


Interdittive antimafia

2016

2017

2018

Palermo

20

36

42

Trapani

26

29

37

Messina

25

47

7

Enna

4

10

18

Agrigento

11

7

9

Catania

9

8

6

Caltanissetta

2

7

8

Siracusa

3

1

8

Ragusa

2

5

3

Sono 102 nel 2017 i provvedimenti interdittivi nell'isola, si impennano a 150 nell'anno successivo , calano a 138 nel 2018; ma arrivano a 121 nei primi otto mesi di quest'anno è, secondo le stime del quotidiano di Confindustria è prevedibile crescano ancora in modo significativo nell'ultimo trimestre.

I dati delle province occidentali, specialmente di Palermo e Trapani, testimoniano dell'influenza che la mafia esercita ancora su forme di economia apparentemente legali, mentre quelli di Catania sembrano troppo bassi rispetto alle presenze criminali in alcune imprese di quell'area, riscontrate anche dalle inchieste giudiziarie. Ha un andamento non uniforme il dato di Messina dove ad un'intensa attività interdittiva nei primi due anni, con un picco di provvedimenti nel 2017, ha fatto seguito seguito un numero assai basso nel 2018. Enna, segnala l'ANAC, è al quarto posto assoluto in Italia come indice di mafiosità in rapporto al numero di abitanti: un primato tutt'altro che invidiabile per una provincia che negli indicatori statistici risulta tra le ultime in assoluto nel paese.


 di Franco Garufi

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