Aumentano gli immigrati che lavorano in Sicilia
La Sicilia è da sempre stata un
luogo nel quale sono confluite diverse etnie. Il numero di stranieri residenti
nell’isola continua a crescere,
pur mantenendosi al di sotto della media nazionale. A rivelarlo è un’analisi
del Servizio Statistica ed Analisi
Economica della Regione che ha raccolto i dati forniti dall'Istat sui
cambiamenti demografici. Al 1° gennaio 2014, risultano presenti nel nostro paese 3.874.726
stranieri non comunitari con regolare permesso di soggiorno (99.493 dei quali
registrati in Sicilia) e 4.922.085 stranieri residenti. Alla stessa data gli
stranieri residenti in Sicilia sono 162.408 (80.655 maschi e 81.753 femmine),
in aumento rispetto all’anno precedente di 22.998 unità (16,5%). Le province che registrano
una crescita maggiore sono Catania (28,1%), Trapani (20,3%) e Ragusa (19,7%);
Messina, invece, presenta l’incremento più contenuto (6,9%).
Catania si conferma la provincia con la crescita più forte della
popolazione straniera (+6.560 stranieri), mentre Enna (+328) e Caltanissetta
(+832) presentano gli incrementi più lievi. La maggior parte
degli stranieri siciliani risiede nelle province di Palermo (20,3%), Catania
(18,4%), Messina (17,0%), e Ragusa (14%), che cumulativamente raggiungono il
69,7% del totale degli stranieri residenti in Sicilia.
I
cittadini stranieri residenti all’inizio del 2014 rappresentano il 3,2% dell’intera popolazione
residente nella regione, un valore molto più
ridotto di quello nazionale (8,1%). L’incidenza più elevata si registra nella provincia di Ragusa (7,1%)
mentre Enna è la provincia con
la minor quota di stranieri sul complesso dei residenti (1,7%). Nelle altre
province l’incidenza
si mantiene tra il 2,5% di Caltanissetta e il 4,3% di Messina. Nell’ennese sono
presenti 61 maschi ogni 100 femmine, nel ragusano, invece, prevale il genere
maschile (132 maschi ogni 100 femmine). Tale differenza è probabilmente imputabile alla tipologia di lavoro
richiesta sul territorio, laddove i servizi di cura alle persone e di
assistenza familiare sono il movente principale dell’occupazione della popolazione straniera
femminile, mentre l’impiego
di manodopera maschile proveniente dall’estero è tipico
di zone ad agricoltura intensiva. Il rapporto di mascolinità è infatti al di
sotto della media regionale (98,7%) nelle province di Messina (85,9%) ed Enna
(61,1%), tradizionalmente caratterizzate da una popolazione più anziana, mentre è
superiore a tale media nella provincia di Ragusa che
occupa in agricoltura molti lavoratori immigrati. I cittadini non comunitari
presenti in Italia vengono registrati in primo luogo dal Ministero dell’Interno, tramite i
permessi di soggiorno; quelli comunitari e gli extra comunitari in possesso dei
necessari requisiti rientrano fra i residenti solo se ne acquisiscono il titolo
formale, in uno dei comuni in cui è
suddiviso il territorio nazionale. Le cittadinanze estere
maggiormente presenti in Sicilia sono la rumena (29,6%), la tunisina (11,0%) e
la marocchina (8,9%) che insieme coprono il 49,4% del totale degli stranieri.
La presenza srilankese ha registrato, rispetto al 1° gennaio 2013, un incremento rilevante (23,2%) che segue la
variazione degli indiani (29.9%) presenti, tuttavia, nell’isola solo con una
piccola percentuale (1,1%). La composizione strutturale per genere è differente a seconda dei paesi d’origine, come
dimostra il rapporto di mascolinità, che passa da
21,2 e 24,7, rispettivamente per l’Ucraina e la Polonia a 217,1 e 263,6, rispettivamente
della Tunisia e del Bangladesh. Più
equilibrato è
il rapporto tra i sessi per Albania (119,3%), Mauritius
(77,8%) e Cina (102,5%), che rimanda a consistenti differenze qualitative dei
rispettivi insediamenti.
Nella
fotografia scattata dall’ISTAT,
a livello regionale, gli stranieri sono mediamente "più giovani" degli italiani: ogni 100 giovani di
nazionalità straniera
(di età inferiore
ai 15 anni) risiedono in Sicilia 13
ultrasessantacinquenni, mentre ogni 100 giovani siciliani di
nazionalità italiana
sono presenti ben 139 ultrasessantacinquenni. Per gli stranieri, i valori
oscillano dall’8%
della provincia di Ragusa al 18,6% della provincia di Messina, che registra
anche l’indice
di vecchiaia più elevato (172,5%)
per i residenti italiani. Riguardo alla dipendenza dalle classi in età di
lavoro, il peso della componente giovanile (21,9%) prevale nettamente rispetto
a quella senile (2,8%) nella popolazione di cittadinanza straniera. Una
situazione più equilibrata si
registra invece nella popolazione di cittadinanza italiana (rispettivamente
22,2% e 30,9%). Infine, il carico sociale di ragazzi e anziani, cioè coloro che compongono la cosiddetta popolazione non
attiva, sulla popolazione attiva (età compresa
tra i 15 e i 64 anni) è misurato dall’indice di
dipendenza totale. Tale indice, a livello regionale, risulta per gli stranieri
(24,8%) meno della metà di quello della
popolazione di cittadinanza italiana (53,1%).
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