Aumentano gli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti
Gli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, secondo i dati censiti al 30 giugno 2021 dall’Osservatorio cronisti minacciati del Viminale, hanno registrato nel 2019 un aumento del 19% rispetto all’anno precedente, passando da 73 (2018) a 87 (2019). La tendenza all’aumento è stata confermata nel 2020, dove i casi censiti sono stati 163, facendo registrare un +87% rispetto al 2019. C’è da dire tuttavia che per alcuni atti intimidatori non è stata presentata una denuncia-querela da parte della vittima presso le Forze dell’Ordine. Nell’arco dell’ultimo triennio gli atti intimidatori riconducibili alla matrice della criminalità organizzata si sono attestati al di sotto del 20% del totale dei casi (19% nel 2018; 18% nel 2019 e 17% nel 2020). Le regioni d’Italia dove si registra il maggior numero di eventi sono Lazio, Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia; tali dati restano sostanzialmente confermati sia per il 2019 che per il 2020.
Nel 2018 e 2019 circa un quarto delle intimidazioni è pervenuta attraverso i social network (24% per il 2018 e 23% per il 2019), mentre per il 2020 il dato è notevolmente aumentato, attestandosi al 44%. Peraltro, il periodo di lockdown ha accentuato l’incidenza delle minacce veicolate via web (61% del totale degli eventi). Nel 2020 le Forze di Polizia hanno segnalato 163 episodi intimidatori nei confronti di giornalisti, +87% rispetto al 2019, (di cui 71 consumati tramite social network pari al 44% del totale). La matrice è riconducibile per 27 episodi a contesti di Criminalità Organizzata (di cui 15 via web) pari al 17%; 69 casi a contesti socio/politici (di cui 32 via web) pari al 42%; 67 atti ad altri contesti (di cui 24 via web) pari al 41%. Dei 163 episodi monitorati, 34 sono riferiti a 4 giornalisti: Paolo Borrometi (14), Carlo Verdelli (13) Eugenio Scalfari (5) e Fabio Buonofiglio (2). Nel 2021, fino al 30 giugno, sono stati censiti 110 episodi (+11% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente allorquando si erano registrati 99 episodi) di cui 18 riconducibili a contesti di criminalità organizzata (16%), 36 a contesti politico/sociali (33%) e 56 riferibili ad altre fattispecie (51%). Le intimidazioni avvenute tramite web ammontano a 55, pari al 50% del totale. Le regioni che nel primo semestre del 2021 hanno fatto registrare il maggior numero di eventi sono Lazio (26), Lombardia (16), Sicilia (13), Toscana (10) ed Emilia Romagna (7). Riguardo alle modalità con le quali vengono posti in essere gli atti intimidatori nei riguardi dei giornalisti, sono state individuate diverse casistiche che vanno dall’aggressione fisica ai danneggiamenti e alle minacce verbali, per arrivare all’invio di missive o alla pubblicazione di contenuti minacciosi o ingiuriosi sul web attraverso diversi canali (Facebook, Twitter, email, ecc.).
Durante il periodo di lockdown dovuto all’emergenza COVID (9 marzo – 18 maggio 2020) non sono mancati gli atti intimidatori nei riguardi dei giornalisti. Sono stati censiti infatti 33 episodi, il 61% dei quali avvenuto utilizzando i mezzi di comunicazione on-line: 8 in contesti di criminalità organizzata di cui 5 via web (63%); 11 in contesti socio-politici di cui 7 via web (64%); 14 riferibili ad altri contesti di cui 8 via web (57%). La stessa emergenza - come si legge nel rapporto del Ministero dell’Interno- ha determinato situazioni che hanno generato episodi di intimidazioni a giornalisti, come il caso avvenuto a Napoli il 25 aprile 2020 ad una troupe della trasmissione “Report”, la quale durante le riprese per un servizio televisivo, veniva aggredita da alcune persone in fila all’esterno di un esercizio commerciale infastidite dalla presenza delle telecamere. Ulteriori episodi si sono verificati a danno di operatori del programma “Striscia la notizia” in occasione di inchieste giornalistiche su presunte truffe online relative alla vendita di mascherine chirurgiche. In due distinte occasioni, infatti, le troupe sono state oggetto di aggressione esercitata anche nei confronti del personale di polizia intervenuto per ripristinare l’ordine.
Al fine di discutere sugli atti intimidatori perpetrati in quelle regioni che, dall’analisi statistica, risultano essere maggiormente afflitte dal fenomeno, l’Organismo permanente di supporto al centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti ha attuato una serie di iniziative a livello territoriale, attraverso l’organizzazione di riunioni in “videoconferenza”. Nel corso degli incontri si è avuto modo di analizzare le tendenze e le problematiche inerenti gli atti intimidatori di cui sono fatti oggetto i professionisti dell’informazione. Gli incontri, co-presieduti dal Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – Direttore Centrale della Polizia Criminale e dai responsabili delle articolazioni territoriali, sono state finora organizzate con la Prefettura di Caserta l’8 luglio 2020 e la Prefettura di Palermo il 12 marzo 2021.
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