Aumenta l'esercito dei bambini che vivono in povertà assoluta
Nel 2019 la povertà assoluta in Italia- secondo i dati resi noti dall’Istat- colpisce un milione e 137mila minori (11,4% rispetto al 7,7% degli individui a livello nazionale; 12,6% nel 2018). L’incidenza varia dal 7,2% del Centro al 14,8% del Mezzogiorno. Rispetto al 2018 le condizioni dei minori migliorano sia a livello nazionale sia al Centro (da 10,1% a 7,2%). Disaggregando per età, l’incidenza si conferma più elevata nelle classi 7-13 anni (12,9%) e 4-6 anni (11,7%) rispetto alle classi 0-3 anni (9,7%) e 14-17 anni (10,5%), quest’ultima in netto miglioramento rispetto all’anno precedente (12,9%). Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 619mila, con un’incidenza del 9,7% (oltre tre punti più alta del valore medio di 6,4%). La maggiore criticità per le famiglie con minori emerge anche in termini di intensità della povertà, con un valore pari al 23% contro il 20,3% del dato generale. Le famiglie con minori, oltre a essere più spesso povere, sono anche in condizioni di disagio più marcato.
Negli ultimi dieci anni – sottolinea Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro - solo nel 2017 si era assistito ad una lieve riduzione della povertà minorile. “La diminuzione dei bambini in povertà assoluta in Italia, attestata dall’Istat con riferimento al 2019- ha commentato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children- è senz’altro un dato positivo, che fa registrare i primi effetti dell’introduzione del Reddito di cittadinanza dopo le sperimentazioni di misure a sostegno delle famiglie più svantaggiate, come il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) e il Reddito di inclusione (Rei). Tuttavia, le gravi conseguenze dell’emergenza Covid-19 rischiano di vanificare questo risultato, con la prospettiva tangibile di una nuova impennata della povertà minorile e 1 milione di bambini in più che potrebbero scivolare nella povertà assoluta, senza l’indispensabile per condurre una vita dignitosa”. Anche nel 2019, sottolinea ancora l’Organizzazione - la povertà incide maggiormente sulla fascia di popolazione minorenne rispetto alle altre fasce d’età (9,1% per i 18-34enni; 7,2% per i 35-64enni e 4,8% per gli ultrasessantacinquenni). Il lieve miglioramento registrato quest’anno, inoltre, rimane comunque molto modesto in particolare per le famiglie numerose (16,6% quelle con 3 o più figli in povertà assoluta nel 2019) e al sud (14,8% i minori in povertà assoluta nel 2019, il 15,7% nel 2018).
Nel 2019 le famiglie in condizioni di povertà relativa, invece, sono stimate pari a poco meno di 3 milioni (11,4%), per un totale di oltre 8,8 milioni di individui (14,7%). Rispetto al 2018, la situazione è sostanzialmente stabile in tutte le ripartizioni: nel Nord l’incidenza si attesta a 6,8% con valori simili sia nel Nord-ovest sia nel Nord-est (rispettivamente 6,7% e 6,9%) mentre è pari a 21,1% nel Mezzogiorno. Anche a livello individuale si registra una sostanziale stabilità in media nazionale (da 15,0% a 14,7%), che si riflette anche sul territorio. Sicilia (24,3%), Calabria (23,4%) e Puglia (22,0%) sono le regioni con la maggiore incidenza. L’intensità della povertà relativa si attesta al 23,8%, sostanzialmente stabile rispetto al 2018 (24,3%), e ancora una volta raggiunge il valore più elevato nel Mezzogiorno (25,0%) e il più basso nel Centro (21,9%).
“Di fronte al rischio concreto di un nuovo balzo della povertà che colpisce i bambini e le bambine nel nostro Paese – ha proseguito Raffaela Milano - riteniamo essenziale oggi il varo di un piano nazionale straordinario di contrasto alla povertà minorile e chiediamo che reddito di cittadinanza e reddito di emergenza rivolgano un’attenzione specifica ai minori, prevedendo una dote educativa per ogni figlio minorenne dei beneficiari delle due misure, una presa in carico integrata che garantisca pari opportunità materiali ed educative a tutte le bambine e i bambini in Italia. Ề infatti essenziale invertire la rotta, perché l’investimento nell’infanzia è il più efficace e duraturo degli investimenti, il miglior contributo che i decisori possano garantire alla ripresa economica e allo sviluppo di una società inclusiva e sostenibile”.
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