Attenti alla normalizzazione sociale della povertà in Sicilia
Mi ha colpito, nel preoccupante quadro che emerge
dalla relazione svolta dal procuratore regionale della Corte dei Conti in occasione
dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2016, l'attenzione dedicata
all'aumento della povertà economica nell'isola e la sottolineatura che il
ricorso al welfare privato e la funzione di protezione sociale svolta dalla
rete di volontariato non possono essere sufficienti e che è necessario
ripristinare ed ampliare l'intervento strutturato delle amministrazioni locali
“per interrompere il processo di normalizzazione sociale della povertà”.
Mi pare particolarmente significativo
che l'organo di giustizia contabile si preoccupi di un argomento che fu al
centro dell'iniziativa lanciata dal
centro Pio La Torre insieme alle
principali organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, ad esponenti del
volontariato cattolico e laico e che consentì di raccogliere oltre 15.000 firme a sostegno del disegno di legge di iniziativa
popolare contro la povertà assoluta. Approvate legge di stabilità e bilancio,
sarebbe finalmente l'ora che il Parlamento siciliano mettesse mano ad una
questione che interessa centinaia di migliaia di siciliani- la parte più povera
e disagiata della nostra regione- rispetto ai quali la politica si è dimostrata
finora sorda e lontana. Auguro che l'appello autorevolissimo della Corte dei
Conti serva da ulteriore stimolo e venga
ascoltato, laddove invece le nostre ripetute sollecitazioni si sono scontrate
con il muro di gomma della disattenzione della Giunta di governo e dell'ARS.
Fatta questa premessa, va sottolineato come le
relazioni della presidente di sezione
Luciana Savagnone e del procuratore generale Giuseppe Aloisio delineino un
quadro realmente allarmante della situazione dell'amministrazione regionale,
fornendo anche alcuni esempi davvero drammatici. Primo tra tutti, la denuncia della mancata fruizione del
diritto allo studio, esemplificata dalla denuncia dell'episodio degli studenti
di Capizzi costretti a recarsi a piedi a
scuola a Nicosia, paese a 27 chilometri di distanza; mentre- si legge nella
relazione del dott. Aloisio- “l'Amministrazione regionale distribuisce
innumerevoli tessere di libera circolazione ...per l'utilizzo gratuito di mezzi
di trasporto pubblico regionale, assegnate a vertici istituzionali, dirigenti e dipendenti regionali in
servizio”. Altrettanto grave è quanto
denunciato in relazione alla situazione della formazione professionale per la quale, oltre alle sentenze di condanna
pronunziate lo scorso anno si mette in evidenza l'esistenza di ben 70 istruttorie ancora in
corso di definizione. Anche sulla
gestione dei fondi strutturali europei la Corte usa la mano pesante nel momento
in cui denuncia che “la Regione Sicilia conferma un tradizionale gap programmatico,
dimostrando di non essere capace di utilizzare le straordinarie opportunità
derivanti dall'Unione Europea” definendo “fallimentare “ la gestione della
spesa europea. Sottolineo che l'autorevolezza e il ruolo istituzionale della
fonte eliminano ogni dubbio che la tranciante affermazione possa essere
inficiata da scopi di polemica politica. Insomma, detto da altri avrebbe potuto
esser opinabile, affermato nella sede solenne dell'inaugurazione dell'anno giudiziario
della magistratura contabile, suona come sentenza inappellabile. Soprattutto per quanto riguarda il turismo e la gestione dei beni culturali
si sono sprecate occasioni e risorse:
l'incasso complessivo, nel 2015, dei biglietti d'ingresso relativi all'intero
patrimonio monumentale e museale dell'isola risulta d'importo inferitore a
quello registrato nel solo sito di Pompei.
Sulla gestione del patrimonio culturale, la procura regionale ha avviato
120 indagini; tra di esse di quella relativa ai danni erariali provocati dalla
gestione di diversi siti archeologici da parte della società Novamusa e la
condanna in primo di un dirigente che aveva intascato gli incassi dei biglietti
d'ingresso.
Drammatica la condizione del sistema di smaltimento
dei rifiuti. Qui conviene dar la parola al procuratore: “Negli ultimi anni il
territorio siciliano è stato interessato sempre più gravemente dall'emergenza
rifiuti, caratterizzata da una gestione del ciclo dei rifiuti che ha
privilegiato l'utilizzo delle discariche, tralasciando su valori residui la
raccolta differenziata”. Altrettanto grave la situazione dell'abusivismo
edilizio che, ancor oggi, produce ogni anno nell'isola migliaia di manufatti
abusivi evidenziando “una pericolosa propensione al mancato rispetto delle
regole e, in alcune ipotesi, un legame stretto tra ciclo illegale del cemento
ed organizzazioni criminali” Positiva appare però, dal punto di vista della
riaffermata esigenza di legalità e giustizia sociale, l'invio nel corso del
precedente anno giudiziario, di 700 esposti di associazioni e privati non
coperti da anonimato. Intensa è stata l'azione di contrasto ai fenomeni
corruttivi ed alle frodi nei finanziamenti pubblici, a proposito dei quali la
relazione parla di “allarme sociale ineludibile e senza precedenti” a segnalare
l'estensione del fenomeno e la gravità che esso assume in contesti
istituzionali deboli e esposti come quello siciliano. Non a caso, molto spazio
è stato dedicato alla vicenda giudiziaria connessa della gestione dei beni
confiscati alla mafia . Molti commentatori hanno parlato di attacco della Corte
al governo regionale, tra l'altro assente alla cerimonia. Mi permetto di
osservare che, semmai, ciò che si ricava da quanto affermato ieri è la
constatazione che non sono realizzate nè soluzione di continuità né innovazioni
significative nella gestione delle regione siciliana rispetto alle esperienze
precedenti. I vizi e i guasti della situazione siciliana continuano ad esser
quelli precedenti al 2012, semmai aggravati dall'incapacità di portare a
termine le riforme iniziate e dalla mancanza di continuità nell'azione del
governo Crocetta. La Corte dei Conti non fa altro che fotografare le ragioni
del fallimento di un'esperienza di governo che si era autoproposta come
rivoluzionaria ed ha finito per adagiarsi sulla continuità con il passato. Se
ne vorrà finalmente prendere atto?
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