Attenti alla normalizzazione sociale della povertà in Sicilia

Economia | 6 marzo 2016
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Mi ha colpito, nel preoccupante quadro che emerge dalla relazione svolta dal procuratore regionale  della Corte dei Conti in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2016, l'attenzione dedicata all'aumento della povertà economica nell'isola e la sottolineatura che il ricorso al welfare privato e la funzione di protezione sociale svolta dalla rete di volontariato non possono essere sufficienti e che è necessario ripristinare ed ampliare l'intervento strutturato delle amministrazioni locali “per interrompere il processo di normalizzazione sociale della povertà”. Mi pare  particolarmente significativo che l'organo di giustizia contabile si preoccupi di un argomento che  fu  al centro dell'iniziativa  lanciata dal centro Pio La Torre insieme  alle principali organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, ad esponenti del volontariato cattolico e laico e che consentì di  raccogliere oltre 15.000 firme  a sostegno del disegno di legge di iniziativa popolare contro la povertà assoluta. Approvate legge di stabilità e bilancio, sarebbe finalmente l'ora che il Parlamento siciliano mettesse mano ad una questione che interessa centinaia di migliaia di siciliani- la parte più povera e disagiata della nostra regione- rispetto ai quali la politica si è dimostrata finora sorda e lontana. Auguro che l'appello autorevolissimo della Corte dei Conti serva da ulteriore stimolo e  venga ascoltato, laddove invece le nostre ripetute sollecitazioni si sono scontrate con il muro di gomma della disattenzione della Giunta di governo e dell'ARS.

Fatta questa premessa, va sottolineato come le relazioni della  presidente di sezione Luciana Savagnone e del procuratore generale Giuseppe Aloisio delineino un quadro realmente allarmante della situazione dell'amministrazione regionale, fornendo anche alcuni esempi davvero drammatici. Primo tra tutti,  la denuncia della mancata fruizione del diritto allo studio, esemplificata dalla denuncia dell'episodio degli studenti di Capizzi costretti a recarsi  a piedi a scuola a Nicosia, paese a 27 chilometri di distanza; mentre- si legge nella relazione del dott. Aloisio- “l'Amministrazione regionale distribuisce innumerevoli tessere di libera circolazione ...per l'utilizzo gratuito di mezzi di trasporto pubblico regionale, assegnate a vertici istituzionali,  dirigenti e dipendenti regionali in servizio”.  Altrettanto grave è quanto denunciato in relazione alla situazione della formazione professionale per  la quale, oltre alle sentenze di condanna pronunziate lo scorso anno si mette in evidenza   l'esistenza di ben 70 istruttorie ancora in corso di definizione.  Anche sulla gestione dei fondi strutturali europei la Corte usa la mano pesante nel momento in cui denuncia che “la Regione Sicilia conferma un tradizionale gap programmatico, dimostrando di non essere capace di utilizzare le straordinarie opportunità derivanti dall'Unione Europea” definendo “fallimentare “ la gestione della spesa europea. Sottolineo che l'autorevolezza e il ruolo istituzionale della fonte eliminano ogni dubbio che la tranciante affermazione possa essere inficiata da scopi di polemica politica. Insomma, detto da altri avrebbe potuto esser opinabile, affermato nella sede solenne dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della magistratura contabile, suona come sentenza inappellabile.  Soprattutto per quanto riguarda  il turismo e la gestione dei beni culturali si sono sprecate occasioni e  risorse: l'incasso complessivo, nel 2015, dei biglietti d'ingresso relativi all'intero patrimonio monumentale e museale dell'isola risulta d'importo inferitore a quello registrato nel solo sito di Pompei.  Sulla gestione del patrimonio culturale, la procura regionale ha avviato 120 indagini; tra di esse di quella relativa ai danni erariali provocati dalla gestione di diversi siti archeologici da parte della società Novamusa e la condanna in primo di un dirigente che aveva intascato gli incassi dei biglietti d'ingresso.

Drammatica la condizione del sistema di smaltimento dei rifiuti. Qui conviene dar la parola al procuratore: “Negli ultimi anni il territorio siciliano è stato interessato sempre più gravemente dall'emergenza rifiuti, caratterizzata da una gestione del ciclo dei rifiuti che ha privilegiato l'utilizzo delle discariche, tralasciando su valori residui la raccolta differenziata”. Altrettanto grave la situazione dell'abusivismo edilizio che, ancor oggi, produce ogni anno nell'isola migliaia di manufatti abusivi evidenziando “una pericolosa propensione al mancato rispetto delle regole e, in alcune ipotesi, un legame stretto tra ciclo illegale del cemento ed organizzazioni criminali” Positiva appare però, dal punto di vista della riaffermata esigenza di legalità e giustizia sociale, l'invio nel corso del precedente anno giudiziario, di 700 esposti di associazioni e privati non coperti da anonimato. Intensa è stata l'azione di contrasto ai fenomeni corruttivi ed alle frodi nei finanziamenti pubblici, a proposito dei quali la relazione parla di “allarme sociale ineludibile e senza precedenti” a segnalare l'estensione del fenomeno e la gravità che esso assume in contesti istituzionali deboli e esposti come quello siciliano. Non a caso, molto spazio è stato dedicato alla vicenda giudiziaria connessa della gestione dei beni confiscati alla mafia . Molti commentatori hanno parlato di attacco della Corte al governo regionale, tra l'altro assente alla cerimonia. Mi permetto di osservare che, semmai, ciò che si ricava da quanto affermato ieri è la constatazione che non sono realizzate nè  soluzione di continuità né innovazioni significative nella gestione delle regione siciliana rispetto alle esperienze precedenti. I vizi e i guasti della situazione siciliana continuano ad esser quelli precedenti al 2012, semmai aggravati dall'incapacità di portare a termine le riforme iniziate e dalla mancanza di continuità nell'azione del governo Crocetta. La Corte dei Conti non fa altro che fotografare le ragioni del fallimento di un'esperienza di governo che si era autoproposta come rivoluzionaria ed ha finito per adagiarsi sulla continuità con il passato. Se ne vorrà finalmente prendere atto?

 di Franco Garufi

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