Appello da Palermo: basta con le stragi umanitarie

Società | 22 aprile 2015
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Un’occasione per dimostrare l’orrore rispetto a quanto è accaduto nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia, ma anche per fare la conta di chi siamo e di quale strada intraprendere per scongiurare altre tragedie del genere. Questo ha voluto essere l’assemblea cittadina organizzata a Palazzo Cefalà, sede della Consulta comunale delle Culture, alla quale hanno partecipato veramente in tanti. A fare gli onori di casa il presidente, Adham Darawsha, ricordando la recente approvazione di un documento in cui gli stranieri che vivono nella città di Palermo chiedono al governo e alla Comunità internazionale un intervento immediato per porre fine a queste stragi. E che, tra le tante proposte, ha quella che punta a ripristinare “Mare nostrum”, garantendo un corridoio umanitario.  Documento consegnato al prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, che ha voluto essere presente all’assemblea sino alla sua conclusione.

Proposta che trova concordi quasi tutti, vedendo in Triton la degenerazione di un pensiero che non guarda all’accoglienza ma solo al disinteressamento più totale del destino di quanti credono di trovare nel nostro Paese riparo da anni di lotte e privazioni.

«Siamo vicini ai parenti delle molte vittime di questi giorni e a tutti quei disperati che rischiano la vita ogni giorno per un futuro migliore - afferma Darawsha -. La presenza, in questa sede, di tutte le istituzioni e di molte persone è il segno tangibile dell'impegno e della sensibilità di Palermo nel fronteggiare questa emergenza».

E la commozione, dopo un minuto di silenzio collettivo, ha coinvolto anche la stessa Cannizzo.  «Non so in che lingua esprimere la parola “condoglianze”, ma quello che desidero, prima di tutto, è mandare un bacio fortissimo a tutte quelle persone che stanno vivendo questa tragedia».

Veramente alto il momento di confronto tra tutti i presenti, ognuno pronto a dire la sua, ognuno deciso ad affermare la voglia di cambiare veramente le cose. Anche se, per esempio, da parte delle istituzioni regionali, languono risposte concrete.

«Prima di parlare di qualunque altra cosa – tuona Sergio Cipolla, presidente del Ciss di Palermo - forse dovremmo riflettere sul fatto che la Sicilia non ha ancora una legge sull’immigrazione e neanche una sulla cooperazione, fondamentali per avviare qualunque genere di dialogo e dibattito».

Considerazione dalla quale partire per potere affrontare ogni aspetto della questione.

«Quella che si è verificata domenica - sottolinea il primo cittadino, annunciando che a breve verrà collocato al Foro Italico un “monumento al migrante ignoto” - è la nuova guerra dei nostri giorni, che sta provocando un’ecatombe. E’ l'ennesima strage degli innocenti, frutto degli egoismi della politica europea. Non è, infatti, un caso se oggi parliamo di euro-genocidio, visto che l'Unione europea rischia di passare alla storia per essere stata complice di queste tragedie. Al termine del convegno internazionale “Io sono persona”, abbiamo approvato la “Carta di Palermo”: un documento che prevede l'abolizione del permesso di soggiorno, diventato uno strumento di tortura, così come una radicale riforma delle norme sulla cittadinanza. La mobilità è un diritto inalienabile e tutti hanno il diritto di scegliere dove vivere, dove tentare di sopravvivere e dove morire. Per questo, chiedo al Prefetto di farsi portavoce presso il governo nazionale di queste nostre richieste».

E’ chiaro, lo dovremmo avere capito molto bene, che non si può più chiudere gli occhi davanti a questo enorme flusso di esseri umani, migliaia e ben presto milioni di cittadini che chiedono solamente un futuro migliore.

«E’ proprio grazie a questa mobilità che ho conosciuto la donna che ho sposato – si inserisce Alex -. Anche lei ha affrontato gli stessi pericoli di quanti rischiano per realizzare il loro sogno. Lei ci è riuscita, mentre tantissimi altri purtroppo no.  Oggi abbiamo 5 splendidi figli e un futuro in questo Paese. Se, però, l’Europa non affronterà presto e seriamente il problema, altre tragedie come quella appena accaduta ci funesteranno. C’è chi oggi parla di globalizzazione pensando agli esseri umani come merce di scambio, mentre invece bisogna realizzare che si tratta di persone, da aiutare e con le quali confrontarsi per una crescita comune».

Palermo si conferma, dunque, città accogliente, ma sempre e soprattutto grazie all’impegno concreto di tante associazioni e di cittadini comuni che credono nell’importanza di fare fronte comune. E che a partire da oggi, in tutte le città italiane, hanno organizzato dei presidi davanti alla Prefetture. Chiedendo ai prefetti di farsi carico di riconoscere la mobilità come un diritto umano inalienabile e, almeno per quel che riguarda le richieste che partono dal capoluogo siciliano, di connettere i diritti di cittadinanza alla residenza, di abolire il permesso di soggiorno e - cosa ancora più importante - ripristinare urgentemente la missione “Mare Nostrum”, al fine di garantire una costante azione di salvataggio a mare.

Impegni che non chiedono la luna, ma solo il riconoscimento di diritti di base, finalizzati a evitare ulteriori tensioni e creare le condizioni per vivere tutti armoniosamente, messi nelle condizioni di scambiarsi saperi ed esperienze, senza guardare a colore, religione, razza e identità:. Forti solo del fatto che si è semplicemente “esseri umani”.  Ma esserlo, vista quanta ostilità regna sovrana attorno a noi rispetto a quello che sta accadendo, non è così scontato.



I centri di accoglienza chiedono aiuto: servono viveri e vestiari

 E’ umana e infinita l’emergenza che coinvolge centinaia di migranti sbarcati sulle nostre coste, ai quali ormai serve di tutto. Il “Centro Astalli” di Palermo, per esempio, come tutti i centri di accoglienza immigrati della Sicilia, è veramente in gravi difficoltà a causa degli improvvisi sbarchi. Si chiede, quindi, aiuto a tutti coloro che vogliono e possono contribuire.

L'immediata urgenza è per il vestiario: biancheria intima, canottiere, magliette, maglioni e giacche, ma anche asciugamani e lenzuola di tutte le dimensioni.  La maggior parte dei richiedenti è costituita da uomini, giovani e donne di piccola e media taglia. 

Serve, però, anche cibo. Il centro normalmente e quotidianamente fornisce la prima colazione a una trentina di immigrati, ma ha già esaurito tutte le scorte alimentari. Si chiede, quindi, di andare in aiuto con quanto necessario per la prima colazione - latte, biscotti, cereali, caffè – indispensabili per un’accoglienza degna di questo nome. Per consegnare di persona quanto raccolto, il “Centro Astalli” si trova in Piazza 40 Martiri – nel quartiere Albergheria/Ballarò. In alternativa, la persona da contattare per concordare il ritiro, è Paolo Guttadauro e risponde al cell.  348.6433453.

 

 

 di Gilda Sciortino

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