Anche la Sicilia dell'emigrazione al Torino Film Fest

Cultura | 22 novembre 2018
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.Quindici opere in competizione, un vero e proprio “résumé” dell’ultima produzione cinematografica mondiale, “affollano” la sezione competitiva più importante del 36° Torino Film Fest, la grande kermesse piemontese (in programma dal 23 novembre all’1 dicembre) diretto dalla fedelissima Emanuela Martini. Dotato di un premio in denaro di 15.000 euro (più 7.000 della Fondazione “Sandretto Re Rebaudengo”) il Festival presenterà quest’anno in concorso e come sempre in prima proiezione nella sala del “Cinema Classico”, “53 Wars” di Ewa Bukowska (Polonia), “All these Small Moments” di Melissa B.Miller (USA), “Angelo” di Markus Schleinzer (Austria-Lussemburgo), ”Atlas” di David Nawrath (Germania), “La disparation des lucioles” di Sebastien Pilote (Canada), “Marche ou creve” di Margaux Bonhomme (Francia), “Nervous Translation” di Shireen Seno(Filippine), “Nos Batailles” di Guillaume Senez (Francia-Belgio), “Pity” di Babis Makridis (Grecia), “Bad Poems” di Gabor Reisz (Ungheria), “The Guilty” di Gustav Moller (Danimarca), “Temporada” di Andre Novais Oliveira (Brasile) e “Vultures” di Borkur Sigborsson (Islanda). L’Italia è presente con “Ride”, singolare esordio alla regia di Valerio Mastandrea (vita di una donna e il figlio di dieci anni dopo la morte del marito e del padre), pencolante tra realismo e accensioni surreali.

Dall’unico italiano del concorso lungometraggi all’abbondanza delle storie nazionali di “Festa mobile”, sempre a cura della Martini (24 tra film e docu-film), per ripercorrere il nostro (spesso obliato) passato prossimo: “Bulli e Pupe” di Steve Della Casa e Chiara Ronchini, “Il gusto della libertà-Cinema e ’68” di Giovanna Ventura, “The Man Who Stole Banksy”di Marco Proserpio, “I nomi del signor Sulcic” di Elisabetta Sgarbi, “Ovunque proteggimi” di Bonifacius Angius, “Ragazzi di stadio, quarant’anni dopo” di Daniele Segre, “Sex Story” di Cristina Comencini e Roberto Moroni (al grattacielo Intesa S. Paolo introdotto dagli autori) e “L’ultima notte” di Francesco Barozzi. Infine l’atteso “Santiago, Italia” di Nanni Moretti (sul salvataggio di centinaia di persone operato dall’ambasciata italiana in Cile dopo il cruento colpo di stato del generale Pinochet) è il documentario scelto come evento di chiusura (1 dicembre), mentre “The Front Runner” di Jason Reitman (ricostruzione dello scandalo sessuale che nel 1988 bloccò la corsa alla presidenza USA del senatore Gary Hart) sarà il film d’apertura (23 novembre) della manifestazione torinese.

I numeri complessivi di questa edizione sono come sempre imponenti, al punto da confondere anche i più accaniti cinephiles, i molti aficionados o gli occasionali frequentatori: 133 lungometraggi, 23 mediometraggi, 22 cortometraggi, 36 opere prime e seconde, 34 anteprime mondiali, (23 internazionali e 59 italiane), risultanti dalla dura ma dovuta selezione tra le oltre 4000 opere pervenute. Onusto di ospiti (oltre 200), premi, eventi e soprattutto di film e documentari spalmati nelle storiche sezioni, il TFF è diventato nel corso degli anni uno dei redez-vous cinematografici più importanti d’Europa, conosciuto ed apprezzato anche nel resto del mondo.

Tra le sezioni più importanti “Festa mobile”, che tratteggerà “attraverso vicende personali e collettive lo spirito e la storia di paesi ed epoche, presenterà tra i molti film selezionati anche alcuni classici restaurati ed un’intera giornata dedicata ad Ermanno Olmi (cortometraggi industriali degli anni ‘50, materiali rari o inediti, incontri, ospiti e naturalmente film). Alle quattro opere finanziate e distribuite dal “Torino Film Lab”, tra cui “L’ospite” di Duccio Chiarini (“precarietà sentimental-esistenziale dei 30-40enni di oggi”), faranno seguito le due della “Film Commission Torino-Piemonte”, dove con “Drive me home” di Simone Catania (girato anche a Petralia Soprana) emerge la Sicilia taciuta dell’emigrazione (un cameriere a Londra ed un camionista in Germania), road-movie lungo le autostrade d’Europa. Il “guest director” Pupi Avati, invitato dalla Martini, ha scelto quattro biopic su grandi musicisti (Miller, Goodman, Parker, Gould) inclusi nella sezione “Unforgettables” da lui ideata. Un quinto “Bix” (1991) regia di Avati è stato voluto dalla stessa Martini. La notturna “After House”, curata ancora da Emanuela Martini; presenterà agli amanti del brivido tre thriller, due commedie demenziali, due “affreschi distopici” e “sei variazioni sull’horror”. Messe di documentari tra “Internazionale doc”(8, premio 5000€), “Italiana doc”(7, premio 5000€), “Apocalisse”(11) e 4 fuori concorso. “Italiana corti” (12, premio 2000€), tutti curati da Davide Oberto; “Onde” (18 film, a cura di Massimo Causo) e le retrospettive “Powell & Pressburger: uomini in guerra e ossessioni demoniache” (24 film, a cura di Emanuela Martini) a cui è anche dedicato un incontro (venerdì 30 novembre al Cinema Massimo) e “Jean Eustache”, il “fratello minore” della nouvelle vague morto a soli 43 anni (12, tra medio e lungometraggi a cura di Luca Bindi), sigillano lo sfarzoso programma d’un festival ormai storico. Il “Gran Premio Torino” sarà assegnato il 29 novembre a Jean-Pierre Léaud, attore fetish di Truffaut. Tutte le proiezioni si distribuiranno tra il multisala “Massimo”, il “Cinema Classico” e il multiplex “Reposi”. Cinque in tutto le giurie principali, sette quelle dei premi collaterali.

 di Franco La Magna

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