Analisi del voto referendario per appartenenza, la "svolta" siciliana

Politica | 5 dicembre 2016
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Per correttezza verso i lettori dividerò quest'articolo in due parti distinte anche graficamente: nella prima analizzerò i risultati del voto referendario paragonandoli alle elezioni politiche del febbraio 2013, con particolare riferimento alla Sicilia (dati ricavati dal sito del Ministero Interni consultato il 5/12/2016 ore 15,15); nella seconda esprimerò alcune valutazioni personali sul significato del voto e sulle prospettive che esso apre al paese

Analisi del voto per appartenenze politiche

Il 4 dicembre ha votato il 68,48 % degli elettori residenti in Italia (30,74% estero per un totale del 65,47%); su 33.243.845 votanti il No ha conseguito 19.419.528 voti il SI 13.432.187. A febbraio del 2013 la percentuale di voto per la Camera dei Deputati fu pari al 75,20% (35.720.926 votanti area Italia). In quell'occasione il totale della coalizione di centro sinistra conseguì 10.049.393 voti, Silvio Berlusconi 9.923.600, il Movimento Cinque Stelle 8.691.406, il resto si disperse tra una decina di liste. Al referendum ha votato perciò il 6,72% di elettori in meno rispetto alle ultime Politiche. La somma dei voti grillini e di quelli del centro destra ottenuti nel 2013 fa 18.625.006; aggiungendo 1.089.162 voti conseguiti all'interno della coalizione di centro sinistra da SEL – che hanno verosimilmente scelto il No referendario) si arriva a 19.714.237 voti con il 75,20% degli elettori.

La correlazione è naturalmente grezza perché non sono ancora noti i flussi elettorali, ma ciascun lettore può trarne qualche riflessione. Vediamo ora alcuni dati provinciali. A Firenze, per esempio, la coalizione allora guidata da Bersani conseguì 295.926 voti pari al 49,37%, Berlusconi 101.412 voti (16,92%), Grillo 118.508 (19,77%); ieri nel capoluogo toscano il Si ha conseguito 333.153 voti (57,71%) il NO 244.133 (42,29%). Noto che i voti 2013 Berlusconi e Grillo assommano a 219.920 e ripeterò quest'esercizio per ogni realtà considerata. Vediamo ora cos'è avvenuto a Catania, assurta in queste ore a capitale del No. Il SI ha avuto appena il 25,44% dei suffragi (130.355 votanti), il NO ben il 74,56% (382.031). Cos'è era successo nel capoluogo etneo a febbraio 2013? Il centro sinistra ebbe 97.989 voti (17,40%); la coalizione di centro destra 202.515 (35,96%) Grillo 190.031 suffragi (33,75%). Anche qui propongo una semplice somma: Berlusconi più Grillo fanno 392.546 voti.

Per verificare se si tratti di una mera casualità decido di utilizzare lo stesso metodo per ciascuno dei capoluoghi siciliani. Ecco i risultati. Enna 2013: centrosinistra 22.427 voti (25,23%), Berlusconi 25.087 (28,22%), Grillo 27.235 (30,63%); Berlusconi più Grillo 52.322 voti 58,85%. Al referendum: Si 25.053 voti (32, 65%), No 51.673 voti (67,35%). Messina 2013: centro sinistra 85.203 voti (26,04%), Berlusconi 104.255 voti (31,87%), Grillo 84.092 voti (25,70%). Al referendum: Si 90.821 (30,45%), No 207.484 (69,55%). Somma Berlusconi più Grillo 2013 188.347 voti. Ragusa 2013: centro sinistra 34.278 voti (21,61%), Berlusconi 41.196 (25,97%), Grillo 62.358 voti (39,31%). Al referendum: Si 45.896 voti (31,74%), No 98.720 (68,26%); somma Berlusconi più Grillo 103.544 voti. Siracusa 2013: centro sinistra 48.859 voti (24.21%), Berlusconi 53.375 (26,45%), Grillo 74.897 (37,12%). Al referendum: Si 51.339 voti (28,25%), No 130.384 voti (71,75%); somma Berlusconi più Grillo 128.272 voti. Agrigento 2013: centrosinistra 48.758 voti (23,20%), Berlusconi 60.664 voti (28,86%) Grillo 75.590 voti (35,96%). Al referendum : Si 55.058 voti (29,70%), No 130.351 (70,30%); somma Berlusconi più Grillo 136.254 voti. Caltanissetta 2013: centrosinistra 27.316 voti (20,99%), Berlusconi 35.940 voti (27,62%), Grillo 47.642 voti (30,61%). Al referendum: Si 33.188 (28,86%), No 81.805 voti (71,14%), somma Berlusconi più Grillo 83.582 voti. Trapani 2013: centrosinistra 40.155 voti (18,43%). Berlusconi 64.258 voti (29,50%), Grillo 87.531 voti (40,18%). Al referendum: Si 58.342 (30,21%), No 134.783 voti (69,79%), somma Berlusconi più Grillo 151.789 voti. Infine il capoluogo siciliano Palermo: centrosinistra 133.135 voti (21,68%), Berlusconi 199.318 voti (32,46%), Grillo 194.181 voti (31,63%). Al referendum: Si 152.928 voti (27,53%), No 402.597 voti (72,47%); somma Berlusconi più Grillo 393.499 voti. Questi sono i dati reali che ciascuno è in grado di controllare sul sito del Ministero degli Interni alla pagina dedicata al Referendum. Lo stesso esercizio si può fare su ogni città d'Italia e potrebbe offrire uno spaccato interessante di cosa è realmente successo il 4 dicembre. Scelgo di non commentarli anche per consentire a chi ne abbia voglia di trarne le conseguenze che riterrà più opportune.

La necessità di rifondare la sinistra italiana

Ho votato si e lo rifarei. Il referendum ha rappresentato una grande prova di partecipazione: esercitando l'elettorato attivo i cittadini esprimono la loro sovranità. Il risultato va rispettato perché rappresenta il momento in cui i valori della prima parte della Costituzione si fanno pratica concreta di democrazia. Come dicevano i vecchi dirigenti socialisti: meglio aver torto con il popolo che aver ragione contro di esso. Perciò quando l'elettorato boccia una politica e il gruppo dirigente che la esprime, entrambe vanno cambiate. Le responsabilità della sconfitta sono individuate e Renzi ci ha messo del suo nel fare del confronto referendario un giudizio sul suo governo e su lui stesso. Meno pacifica sarà l'attribuzione dei meriti della vittoria del No. Nei prossimi giorni si capirà in quale direzione evolverà la situazione del paese; nel frattempo sarebbe auspicabile l'avvio di una riflessione meno segnata dall'inusitata intensità polemica della campagna elettorale e più attenta ai problemi reali – politici e sociali- che il voto fa emergere. La crisi italiana ha radici profonde e la sua soluzione è ancora ben lungi dall'essere alle viste. Il percorso di ricostruzione di una sinistra che si candidi a governare il paese senza recidere le sue radici sociali e contemporaneamente rinunciando ad inseguire radicalismi e scorciatoie è lungo e complesso. Nessuno si illuda: il 4 dicembre segnerà a lungo la cronaca politica- e forse la storia- d'Italia, ma in quale direzione non è ancora dato conoscere perché siamo costretti a navigare in mari sconosciuti e gli antichi strumenti non sono più capaci di indicarci la rotta e di svelarci i pericoli nascosti nei fondali. Fin quando non ne prenderà atto, la sinistra in Italia ed in Europa continuerà a condannarsi alla divisione ed alla sconfitta.


 di Franco Garufi

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