Alla marcia della pace Perugia-Assisi per "vincere l'indifferenza"

Società | 9 ottobre 2016
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 Contro guerre e violenze ma soprattutto per vincere «l'indifferenza», delle istituzioni internazionali e del singolo che pensa 'io non c'entrò, in tanti, soprattutto giovani, hanno partecipato alla Marcia della pace e della fraternità da Perugia-Assisi. Circa cento mila - secondo gli organizzatori - arrivati da 500 città. Tra loro una decina di studenti di Amatrice simbolo del terremoto del 24 agosto, qui «per provare a rinascere e guardare avanti».
 «Un fiume umano di pace che inquieta e orienta la storia" come l’ha definita padre Enzo Fortunato del Sacro Convento di Assisi. Nella quale si sono fusi i gonfaloni di 300 enti locali e l’allegria di 118 scuole, i simboli dell’associazionismo e del volontariato, con l’iride della bandiera della pace a farla da padrone. Quasi nessuna bandiera di partiti politici invece, come voleva chi ha organizzato la Marcia.
 «Con entusiasmo» ma senza simboli hanno camminato i ragazzi del liceo scientifico di Amatrice. Riconoscibili però per le loro felpe con su il nome del centro raso al suolo dal sisma. "Non molliamo» ha detto deciso Samuele, 16 anni. «E' difficile tornare dove sono le macerie - ha aggiunto - ma ci dobbiamo andare per ripartire». «Diciamo no all’indifferenza» ha ribadito Andrea, insegnante di educazione fisica. «Anche avendo provato sulla nostra pelle - ha proseguito - che sarebbe stato tutto più difficile se non avessimo ricevuto le attenzioni avute».
 E ai ragazzi di Amatrice si è rivolto con orgoglio il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia. «Siamo in tanti qui - ha sottolineato - per vincere l’indifferenza che uccide te e gli altri. Indifferenza è assistere alle stragi e ai bombardamenti su Aleppo senza assumersi la responsabilità di dire basta». Il porporato ha parlato sullo stesso palco su cui è salito anche l’imam del capoluogo umbro Abdel Qader: «speriamo che la vera pace domini il mondo».
 «Vogliamo reagire all’indifferenza delle istituzioni che hanno il dovere di proteggere e di accogliere» ha ribadito il coordinatore della Marcia Flavio Lotti. Secondo il quale ciascuno non può «continuare ad assistere alla violenza» senza assumersi la «responsabilità di costruire la pace».
 «Dobbiamo osare di più. Imparare il coraggio di avere più coraggio» è l’appello di don Luigi Ciotti.
 Nel lungo corteo ha sfilato un pezzo d’Italia, dalla Scuola di pace della Valle d’Aosta al Centro di solidarietà di Messina e Marsala. Le associazioni impegnate contro la violenza sulle donne e chi ha chiesto «verità per Giulio Regeni». Insieme ai rifugiati di tanti Paesi, come Gambia, Senegal e Mali che su uno striscione colorato hanno scritto: Vogliamo i documenti per avere un’identità».
 Tutti dietro a quello striscione con scritto «Vinci l'indifferenza», perché «ora tocca a te».


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