Alla biennale di Venezia narratori siciliani tra mito e antimafia

Cultura | 31 agosto 2021
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Il «primo e l’unico cuntista e puparo vivente», il maestro assoluto di queste arti, Mimmo Cuticchio è il filo rosso che unisce la «nouvelle vague» di narratori orali siciliani, impegnati sia nel raccontare il mito e la grande letteratura, da Ulisse a Orlando, sia nel testimoniare il loro impegno civile anche contro la mafia, in Cuntami, il documentario di Giovanna Taviani, che debutta nelle Notti veneziane delle Giornate degli Autori alla 78/a Mostra del Cinema di Venezia.

Il film non fiction, che arriverà prossimamente in sala conCloud 9, anche coproduttore in collaborazione con Rai Cinema, non segue la strada del «classico documentario didascalico» ma quella di un road movie di scoperta scandito da «un coro polifonico di voci, nel quale si uniscono tanti 'cuntì (racconti) - spiega  Giovanna Taviani -. Non volevo fare un semplice ritratto di narratori orali, ma costruire anche un mio viaggio personale verso questi talenti», molti dei quali oltre ad essere stati allievi di Cuticchio, sono anche attori e autori in ascesa. Un percorso che partendo dal mare ci porta nella Palermo di Cuticchio, con la sua missione di trasmettere l'arte del cunto e dei pupi anche alle nuove generazioni. Poi si va a Partinico, da Vincenzo Pirrotta che in testi come La ballata delle balate denuncia i latitanti mafiosi che si nascondono nel territorio. Arriviamo a Trapani con Gaspare Balsamo che immagina, fra gli altri, un incontro tra Don Chisciotte e Peppino Impastato. A Gela, Mario Incudine, ripropone il Lamentu di Turiddu Carnevale (dedicato al sindacalista ucciso dalla mafia negli anni '50) scritto da Ignazio Buttitta per una leggenda della narrazione popolare,Ciccio Busacca (scomparso nel 1989). Con Giovanni Calcagno si arriva a Paternò, dove ha sede proprio la 'Casa Museo del cantastoriè in memoria d Busacca, e a Piedimonte Etneo per il 'cuntò del Ciclope innamorato. Per un finale di nuovo nel capoluogo siciliano, con Cuticchio / Don Chisciotte, accanto al narratore orale iracheno Yousif Latif Jaralla / Sancho Panza.

«Cinque anni fa mi ero trasferita nel quartiere della Kalsa a Palermo per lavoro - spiega la documentarista, da sempre legata, anche per ragioni famigliari e come direttrice del Salina DocFest, alla Sicilia, già esplorata in 'Fughe e approdì -. Conoscevo bene Cuticchio, ma così ho potuto scoprire il suo Festival, La macchina dei sogni dove ho visto anche gli altri narratori, dei giovani colti e appassionati, una comunità forte, legata anche nella battaglia civile, non dalla ideologia ma dalla tradizione» sottolinea Giovanna Taviani. 'Cuntami «è nato sia dall’esigenza di voler raccontare questo mondo meraviglioso, ma anche da una mia esigenza personale» aggiunge la regista, che nei tre anni di lavoro al film, ha dovuto affrontare la perdita di suo padre, Vittorio Taviani e di sua madre, Carla Vezzoso. "Raccontare ed ascoltare delle storie è l’unico modo per vincere la morte e non sentirsi soli, dobbiamo continuare e farlo con i nostri figli e i nostri nipoti».



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