Al minimo la fiducia dei cittadini negli uffici pubblici

Società | 26 novembre 2018
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La seconda giornata della trasparenza della Regione siciliana ha avuto al centro la discussione sul piano triennale anticorruzione e per la trasparenza messo a punto dall'amministrazione regionale, nella prospettiva della revisione annuale che dovrà essere completata entro gennaio 2019. Reso obbligatorio dalla legge nazionale 190 del 2012, il piano, nell'aggiornamento 2028-2020, è stato integrato con quelli della trasparenza e della performance che della lotta alla corruzione costituiscono aspetti intrinsecamente collegati, quasi facce diverse della stessa medaglia. 

L'analisi del contesto esterno fa emergere dati allarmanti: l'indice di fiducia della popolazione siciliana nei confronti della pubblica amministrazione è appena del 12,5%, il più basso d'Italia; i valori più elevati del voto di scambio (9,0%) sono presenti in Sicilia e in Basilicata in prevalenza in occasione delle elezioni amministrative; nell'isola la corruzione colpisce in primo luogo il settore della sanità con una percentuale di reati del 10.1%. Il PTPCT si articola in 19 misure, che vanno dal codice di comportamento del personale dipendente, alla rotazione del personale, al ruolo previsto per gli stakeholders, alle norme sull' inconferibilità degli incarichi a coloro che abbiano riportato condanne penali o abbiano svolto incarichi e detenuto cariche in enti e società finanziate dall'amministrazione regionale, all'incompatibilità , al piano di formazione del personale, alla tutela del dipendente che effettua segnalazione di illecito (il cosiddetto whistelblower), alla mappatura delle aree a rischio, ai patti di integrità negli affidamenti più comunemente noti come patti di legalità. In conformità con la legge e con le indicazioni dell Agenzia nazionale anticorruzione il piano si propone di attivare azioni contro il pantouflage, cioè il passaggio di alti funzionari pubblici a ditte private dopo il pensionamento. A tale scopo si prevede la limitazione della libertà di esser assunto da imprese titolari di rapporti con la pubblica amministrazione per tre anni al dipendente cessato dal servizio. Si prevede, al fine di prevenire il consolidarsi di posizioni di potere, una rotazione triennale in base ad idonea programazione e con percorsi formativi relativi alla tutela ed all'implementazione delle competenze professionali. Per particolari ruoli tecnici è prevista anche la “segregazione delle funzioni”, cioè la distinzione delle competenze tra chi svolge istruttorie ed accertamenti, chi adotta le decisioni, colui che attua le decisioni prese e chi ha il compito di effettuare le verifiche. 

La Regione che emerge dalle 89 pagine del piano è un corpaccione di 12.869 dipendenti (al 31/12/2017) di cui 1328 dirigenti. Rispetto alla dotazione organica prevista dalla legge regionale n.9 del 2015, le maggiori carenze si riscontrano nelle fasce più alte (la categoria D, i cosiddetti istruttori direttivi vede 3637 unità a fronte di una previsione organica di 4621; nella categoria C invece sono 3173 a fronte di 3847 previsti in organico) mentre non ci sono carenze di rilievo nelle tipologie più basse (nella A 2814 a fronte di 2827, nella B 2199 contro 2256). Vanno inoltre aggiunte 595 persone con contratto a tempo determinato concentrate in prevalenza nelle categorie D e C . Anche la tabella sui dirigenti fornisce qualche sorpresa: nel quadro della dirigenze unica (allo stato nessun dirigente di 1°fascia e solo 12 di seconda), le principali carenze rispetto alle previsioni della l.r. 9 riguardano i dirigenti di terza fascia (1328 in servizio a fronte di 1703 previsti, la previsione a regime dei dirigenti di seconda fascia è di 32 unità, solo 1 di prima fascia. La questione dei regionale presenta aspetti che vanno affrontati con serietà: l'età media supera i 50 anni ed è prevista un'ulteriore diminuzione del personale dirigente fino a 782 nel 2020. La struttura appare assai articolata: 72 aree , 343 servizi,1024 unità operative per un totale di 1439 strutture. L'assessorato con il maggior numero di strutture è “agricoltura, sviluppo rurale e pesca” che ne conta ben 310 (9 aree, 34 servizi, 267 unità operative), quello che ne ha meno è l'assessorato alle “attività produttive”: appena 17 articolate in 3 aree, 10 servizi, 4 unità operative. L'estrema frammentazione evidenziata da tali numeri è una delle principali ragioni del moltiplicarsi dei rischi corruttivi; in Sicilia i reati di corruzione sono cresciuti da 65 nel 2006 a ben 166 nel 2015.

 La legge finanziaria regionale del 2015 ha tentato di ricomporre questo complesso e poco gestibile puzzle con l'istituzione della Centrale unica di committenza per accentrare i processi di acquisizione di beni e servizi per i diversi rami dell'amministrazione regionale, per gli enti ed aziende sanitarie, per gli enti regionali e le società partecipate. Tuttavia, trascorsi quasi tre anni, la Centrale unica resta sostanzialmente sulla carta e non ha ancora acquisito il controllo ed il governo della spesa. Verosimilmente tale mancato adempimento è una delle cause del moltiplicarsi dei reati a danno della pubblica amministrazione. Il piano anticorruzione è un utile strumento a disposizione di un'amministrazione che faccia la scelta di riformare profondamente se stessa ed il proprio rapporto con il cittadino utente nel quadro di una scelta di partecipazione democratica. Partecipazione che, nella stesura attuale non viene pienamente garantita soprattutto sul versante della capacità degli stakeholders di far pesare le loro legittime aspettative nelle decisioni assunte dall'amministrazione.

Vito Lo Monaco nel suo articolo dettaglia le proposte presentate stamani per l'aggiornamento del piano per il triennio 2019-2021. Mi limito perciò a sottolineare due aspetti politicamente decisivi, pena il rischio che il PTCTP si riduca ad un mero esercizio teorico: l'individuazione del nesso mafia- corruzione- politica e la definizione di percorsi di confronto reale ed articolato a livello dei dipartimenti e dei territori per trasferire il piano dal livello delle buone intenzioni dichiarate a quello, ben più importante, della capacità di influenzare e modificare cultura gestionale, modalità di funzionamento, modi di agire e capacità di raggiungere risultati efficaci ed efficienti di una Regione che- da tempo- i cittadini percepiscono lontana e spesso ostile.

 di Franco Garufi

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