Affondando nella perdita e nel dolore

Cultura | 14 aprile 2015
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Andare in doppia cifra – almeno dieci reti – in un campionato di calcio competitivo può succedere, una volta, a parecchi. Ripetersi, però, è tutt'altro che semplice. Ci riescono solo quelli che hanno il gol nel sangue, indipendentemente da squadra, compagni, allenatori, arbitri e alibi. La metafora sportiva è quella che è, ma spesso vale anche in letteratura. Lo statunitense Paul Harding, fino a qualche anno fa semisconosciuto docente universitario, con trascorsi da musicista, cinque anni fa ha vinto il Pulitzer con “L'ultimo inverno” e ha saputo confermare qualità di scrittura, spessore psicologico, cura sofisticata del dettaglio e tenuta narrativa anche in “Enon dopo l'estate” (232 pagine, 12,90 euro).

I suoi libri in Italia sono editi da Neri Pozza e il secondo, tradotto dall'americanista Luca Briasco, è tra i primi otto titoli di una nuova collana della casa editrice vicentina, SuperNp, un angolo di tascabili di qualità – reso possibile dal catalogo Neri Pozza – e che comprende fra gli altri anche Amitav Ghosh e William Boyd. “Enon dopo l'estate” è il secondo episodio di un'annunciata trilogia. Leggerlo dopo “L'ultimo inverno” sarebbe il massimo, ma è un romanzo, struggente, che regge benissimo da solo. La perdita e il dolore sono al centro della narrazione, si trova ad affrontarli Charlie Crosby (nipote di George Washington, protagonista de “L'ultimo inverno”), dopo che Kate, l'unica figlia, muore in un pomeriggio piovoso, travolta da un'automobile mentre andava in bici. La desolazione s'impadronisce della vita di Charlie, che non riesce a fare i conti con il vuoto che gli si para dinanzi, il suo matrimonio con Susan, la donna dagli occhi turchesi che l'ha sposato, va in frantumi, dopo che lui si frattura la mano dando un pugno a una parete. La trama è tutta qui, o quasi.

Charlie è un uomo tutt'altro che eccezionale, fa lavoretti di giardinaggio o spala la neve e il suo equilibrio fatto di piccole cose. Non regge e s'immerge nell'alcol e negli antidolorifici. Più che raccontare, Harding, attraverso lunghe frasi, spaccati lirici e onirici, disegna atmosfere ed evoca paesaggi (le bellezze della natura di Enon, un villaggio vicino Boston, e dintorni), sottolinea il valore dei ricordi. Non è un romanzo per lettori avidi d'intreccio, ma per chi vuole provare (rivivere? capire?) la sensazione d'immergersi in un abisso.

 di Salvatore Lo Iacono

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