Addipizzo torna alla Magione, tre giorni nel segno dell'antiracket

Società | 30 settembre 2016
Condividi su WhatsApp Twitter

Erano in sette quando nel 2004 decisero di tappezzare Palermo con quei manifestini listati a lutto che ammonivano: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». Erano in sette quando l' idea di ribellarsi al racket e di conseguenza al potere di Cosa nostra sembrava essenzialmente un' utopia. Prima di loro - se si esclude la voce di dirompente di Libero Grassi, l' imprenditore la cui rivolta civile venne poi soffocata nel sangue esattamente un quarto di secolo fa, nel '91 - c' erano stati nel capoluogo solo anni di silenzio, di vessazioni, di «messe a posto» pagate «diligentemente» e con riverenza ai boss. Per questo non era certamente a caso che la moglie di Grassi, Pina Maisano, scomparsa a giugno, con siderava i ragazzi di Addiopizzo - che da sette sono diventati oggi diverse decine - i suoi «nipoti», cioè coloro che avevano raccolto le parole contro «il caro estortore» lanciate con coraggio dalle colonne di questo giornale da suo marito, ma cadute all' epoca nel vuoto.
La prima imprenditrice ad aderire al progetto dell' associazione antiracket, nel 2005, fu Vanna Saputo, titolare allora di un noto locale, «Il rintocco» di via dell' Orologio. L' anno successivo, il 2 maggio del 2006, fu pubblicata la lista dei primi cento commercianti che si erano schierati a favore del consumo critico, esponendo sulle vetrine delle loro attività la vetrofania di Addiopizzo, scegliendo di non piegarsi alle estorsioni, all' occorrenza di denunciarle, e dunque di vendere ai consumatori dei prodotti e dei servizi «pizzo free». Allora furono necessarie anche particolari misure di sicurezza per tu telare gli imprenditori: in quel momento, per esempio, il boss Bernardo Provenzano, morto quest' estate, era stato catturato da un paio di settimane dopo decenni di latitanza, e i «baroni» di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, erano ancora ricercati (furono catturati alla fine del 2007). Oggi i volti di Cosa nostra sono altri e, come rimarcano gli investigatori, spesso di scarso spessore, mentre la rete di consumo critico è composta da oltre un migliaio di imprenditori.
Se non bastassero i numeri a rendere l' idea del complesso percorso di cambiamento (sempre difficile da dimostrare in Sicilia) avvenuto in questi anni, basterà fare un giro stamattina, a partire dalle 10, in piazza Magione, dove prenderà il via l' undicesima festa di Addio pizzo, con gli stand dei commercianti che si sono sottratti alla morsa del racket e dove sarà anche inaugurato un parco giochi disegnato e voluto dagli alunni della vicina scuola Amari-Ferrara-Roncalli. Un' opera di riqualificazione della piazza realizzata col contributo non solo di Addiopizzo, ma anche delle associazioni che sostengono la campagna «Sport popolare in spazio pubblico» e dal Comune. Si tratta del primo frutto di un investimento collettivo, finanziato con delle donazioni e con le percentuali di sconto etico sugli acquisti compiuti dai cittadini nei negozi e nelle imprese della rete di Addiopizzo.
Piazza Magione è un luogo simbolo: da bambini è qui che si ritrovavano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assieme a diversi coetanei che sceglieranno poi una strada ben diversa dalla loro e che diventeranno figure di spicco di Cosa nostra. È qui che nel 2006 venne organizzata la prima festa di Addiopizzo, che, dopo un paio d' anni, fu costretta a ripiegare altrove per via della presenza massiccia di abusivi e del clima di illegalità diffusa che ostacolava la manifestazione. Oggi sono state installate delle panchine, il prato è pulito e la piazza è circondata da diversi locali. Nel mezzo ci sono i giochi per i ragazzini e un campetto da calcio. Tantissimi i dibattiti e gli incontri con gli studenti di decine di scuole che Addiopizzo ha organizzato negli anni proprio per sensibilizzare i più giovani. In piazza Magione peraltro è in corso dall’inizio dell’anno un progetto rivolto proprio ai bambini del quartiere, che spesso crescono in famiglie disagiate o vicine a Cosa nostra, e dove è alta la dispersione scolastica: una volta alla settimana i volontari dell’associazione organizzano dei giochi, cercando di trasmettere, attraverso queste attività, valori di legalità e condivisione. «Inizialmente – spiegano da Addiopizzo – i ragazzini giocavano solo a “Mundial”, ovvero a calcio, ma senza squadre e con ogni partecipante che si muoveva contro tutti gli altri». Senza neppure una vaga idea del concetto di “gruppo”, insomma. «Adesso organizziamo dei tornei – continuano i volontari – e i ragazzi sfidano con la loro squadra quelle di altri quartieri. Attraverso questi giovani, riusciamo a coinvolgere anche le loro famiglie. Saranno alcune di loro, ad esempio, a garantire la pulizia del prato durante la fiera che durerà fino a domenica». E aggiungono: «Siamo sempre stati convinti che se non si rimarginano il degrado socioeconomico e l’incu - ria urbana, non si può compiere un’azione incisiva nel contrasto al malcostume, all’illegalità e alla criminalità organizzata. Per questo siamo impegnati, oltre che nel lavoro di sostegno agli operatori economici che denunciano Cosa nostra e il suo sistema di potere, anche nel tessuto sociale cittadino per sanare l’incuria e il disagio di bambini e famiglie in difficoltà». Un’altra iniziativa dell’associazione, «Addiopizzo travel», si propone di guidare attraverso percorsi di legalità turisti e non alla scoperta della città, ma anche di paesi della provincia, ritenuti purtroppo roccaforti di Cosa nostra, come Corleone ad esempio. Anche in questi luoghi, però, seppure con fatica, l’omertà inizia a sgretolarsi e lo dimostra l’operazione «Grande mandamento 4» messa a segno dai carabinieri proprio in questi giorni: otto gli imprenditori che, anche col sostegno di Addiopizzo, hanno denunciato (in alcuni casi spontaneamente) le estorsioni di cui sarebbero stati vittime, «senza alcuna voglia di protagonismo – spiegano i volontari dell’associazione – ma solo, come quasi sempre accade, per poter continuare a lavorare». Infine, un altro indicatore eloquente del cambiamento introdotto dall’associazione si ricava proprio dalle preoccupazioni degli stessi mafiosi ed estortori, che spesso sono stati intercettati mentre ragionavano sui rischi di chiedere il pizzo ai commercianti aderenti alla rete. Timori confermati anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e che dimostrano come quella di quei sette ragazzi, nel 2004, fosse tutt’altro che un’utopia.




In piazza Magione tre giornate di dibattiti e spettacoli

Si aprirà con l' inaugurazione a piazza Magione dell' area giochi, frutto dell' investimento collettivo, l' undicesima edizione della festa del consumo critico del comitato Addiopizzo, in programma da oggi al 2 ottobre a Palermo.
Stamattina alle 10 l' apertura - con Stefania Petyx - del progetto fatto da studenti e insegnanti della scuola Amari-Ferrara-Roncalli, in collaborazione con le associazioni che sostengono la campagna «Sport popolare in spazio pubblico» e con il Comune di Palermo.
Per riqualificare la piazza e sottrarla all' incuria il comitato ha fatto ricorso alle donazioni e allo sconto etico raccolti attraverso gli acquisti compiuti dai cittadini nei negozi della rete di Addiopizzo.
Per tre giorni ci saranno incontri, laboratori per bambini, spettacoli e dibattiti con gli operatori economici che hanno detto no al racket delle estorsioni. Tra i momenti di approfondimento previsti all' interno del complesso monumentale dello Spasimo, oggi alle 18 si discuterà di «Diritti essenziali: una strada per la legalità» con monsignor Domenico Mogavero, il sindaco Leoluca Orlando, Franco Monnicchi, don Enzo Volpe. Domani alle ore 17.30 il dibattito «Quale antimafia per il futu ro» con Attilio Bolzoni, Umberto Santino, il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi e la presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi. Ad alternarsi sul palco della festa saranno, tra gli altri, Roberto Lipari, Pif, gli Akkura, Sandro Joyeux.
Tra le novità previste oggi c' è anche il «Miusic Avuord», spazio dedicato alle giovani band locali, con la possibilità di votare il gruppo preferito. Domani, inoltre, nel nuovo campetto della Magione, il torneo di calcio a 5 «Facciamo Rete» a cui parteciperanno studenti di diverse scuole della città. (Giornale di Sicilia)

 di Sandra Figliuolo

Ultimi articoli

« Articoli precedenti