Addipizzo torna alla Magione, tre giorni nel segno dell'antiracket
Erano in sette quando nel 2004 decisero
di tappezzare Palermo con quei manifestini listati a lutto che
ammonivano: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza
dignità». Erano in sette quando l' idea di ribellarsi al racket e
di conseguenza al potere di Cosa nostra sembrava essenzialmente un'
utopia. Prima di loro - se si esclude la voce di dirompente di Libero
Grassi, l' imprenditore la cui rivolta civile venne poi soffocata nel
sangue esattamente un quarto di secolo fa, nel '91 - c' erano stati
nel capoluogo solo anni di silenzio, di vessazioni, di «messe a
posto» pagate «diligentemente» e con riverenza ai boss. Per questo
non era certamente a caso che la moglie di Grassi, Pina Maisano,
scomparsa a giugno, con siderava i ragazzi di Addiopizzo - che da
sette sono diventati oggi diverse decine - i suoi «nipoti», cioè
coloro che avevano raccolto le parole contro «il caro estortore»
lanciate con coraggio dalle colonne di questo giornale da suo marito,
ma cadute all' epoca nel vuoto.
La prima imprenditrice ad aderire
al progetto dell' associazione antiracket, nel 2005, fu Vanna Saputo,
titolare allora di un noto locale, «Il rintocco» di via dell'
Orologio. L' anno successivo, il 2 maggio del 2006, fu pubblicata la
lista dei primi cento commercianti che si erano schierati a favore
del consumo critico, esponendo sulle vetrine delle loro attività la
vetrofania di Addiopizzo, scegliendo di non piegarsi alle estorsioni,
all' occorrenza di denunciarle, e dunque di vendere ai consumatori
dei prodotti e dei servizi «pizzo free». Allora furono necessarie
anche particolari misure di sicurezza per tu telare gli imprenditori:
in quel momento, per esempio, il boss Bernardo Provenzano, morto
quest' estate, era stato catturato da un paio di settimane dopo
decenni di latitanza, e i «baroni» di San Lorenzo, Salvatore e
Sandro Lo Piccolo, erano ancora ricercati (furono catturati alla fine
del 2007). Oggi i volti di Cosa nostra sono altri e, come rimarcano
gli investigatori, spesso di scarso spessore, mentre la rete di
consumo critico è composta da oltre un migliaio di imprenditori.
Se
non bastassero i numeri a rendere l' idea del complesso percorso di
cambiamento (sempre difficile da dimostrare in Sicilia) avvenuto in
questi anni, basterà fare un giro stamattina, a partire dalle 10, in
piazza Magione, dove prenderà il via l' undicesima festa di Addio
pizzo, con gli stand dei commercianti che si sono sottratti alla
morsa del racket e dove sarà anche inaugurato un parco giochi
disegnato e voluto dagli alunni della vicina scuola
Amari-Ferrara-Roncalli. Un' opera di riqualificazione della piazza
realizzata col contributo non solo di Addiopizzo, ma anche delle
associazioni che sostengono la campagna «Sport popolare in spazio
pubblico» e dal Comune. Si tratta del primo frutto di un
investimento collettivo, finanziato con delle donazioni e con le
percentuali di sconto etico sugli acquisti compiuti dai cittadini nei
negozi e nelle imprese della rete di Addiopizzo.
Piazza Magione è
un luogo simbolo: da bambini è qui che si ritrovavano Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino, assieme a diversi coetanei che
sceglieranno poi una strada ben diversa dalla loro e che diventeranno
figure di spicco di Cosa nostra. È qui che nel 2006 venne
organizzata la prima festa di Addiopizzo, che, dopo un paio d' anni,
fu costretta a ripiegare altrove per via della presenza massiccia di
abusivi e del clima di illegalità diffusa che ostacolava la
manifestazione. Oggi sono state installate delle panchine, il prato è
pulito e la piazza è circondata da diversi locali. Nel mezzo ci sono
i giochi per i ragazzini e un campetto da calcio. Tantissimi i
dibattiti e gli incontri con gli studenti di decine di scuole che
Addiopizzo ha organizzato negli anni proprio per sensibilizzare i più
giovani. In piazza Magione peraltro è in corso dall’inizio
dell’anno un progetto rivolto proprio ai bambini del quartiere, che
spesso crescono in famiglie disagiate o vicine a Cosa nostra, e dove
è alta la dispersione scolastica: una volta alla settimana i
volontari dell’associazione organizzano dei giochi, cercando di
trasmettere, attraverso queste attività, valori di legalità e
condivisione. «Inizialmente – spiegano da Addiopizzo – i
ragazzini giocavano solo a “Mundial”, ovvero a calcio, ma senza
squadre e con ogni partecipante che si muoveva contro tutti gli
altri». Senza neppure una vaga idea del concetto di “gruppo”,
insomma. «Adesso organizziamo dei tornei – continuano i volontari
– e i ragazzi sfidano con la loro squadra quelle di altri
quartieri. Attraverso questi giovani, riusciamo a coinvolgere anche
le loro famiglie. Saranno alcune di loro, ad esempio, a garantire la
pulizia del prato durante la fiera che durerà fino a domenica». E
aggiungono: «Siamo sempre stati convinti che se non si rimarginano
il degrado socioeconomico e l’incu - ria urbana, non si può
compiere un’azione incisiva nel contrasto al malcostume,
all’illegalità e alla criminalità organizzata. Per questo siamo
impegnati, oltre che nel lavoro di sostegno agli operatori economici
che denunciano Cosa nostra e il suo sistema di potere, anche nel
tessuto sociale cittadino per sanare l’incuria e il disagio di
bambini e famiglie in difficoltà». Un’altra iniziativa
dell’associazione, «Addiopizzo travel», si propone di guidare
attraverso percorsi di legalità turisti e non alla scoperta della
città, ma anche di paesi della provincia, ritenuti purtroppo
roccaforti di Cosa nostra, come Corleone ad esempio. Anche in questi
luoghi, però, seppure con fatica, l’omertà inizia a sgretolarsi e
lo dimostra l’operazione «Grande mandamento 4» messa a segno dai
carabinieri proprio in questi giorni: otto gli imprenditori che,
anche col sostegno di Addiopizzo, hanno denunciato (in alcuni casi
spontaneamente) le estorsioni di cui sarebbero stati vittime, «senza
alcuna voglia di protagonismo – spiegano i volontari
dell’associazione – ma solo, come quasi sempre accade, per poter
continuare a lavorare». Infine, un altro indicatore eloquente del
cambiamento introdotto dall’associazione si ricava proprio dalle
preoccupazioni degli stessi mafiosi ed estortori, che spesso sono
stati intercettati mentre ragionavano sui rischi di chiedere il pizzo
ai commercianti aderenti alla rete. Timori confermati anche dalle
dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e che dimostrano
come quella di quei sette ragazzi, nel 2004, fosse tutt’altro che
un’utopia.
In piazza Magione tre giornate di dibattiti e spettacoli
Si aprirà con l' inaugurazione a
piazza Magione dell' area giochi, frutto dell' investimento
collettivo, l' undicesima edizione della festa del consumo critico
del comitato Addiopizzo, in programma da oggi al 2 ottobre a
Palermo.
Stamattina alle 10 l' apertura - con Stefania Petyx - del
progetto fatto da studenti e insegnanti della scuola
Amari-Ferrara-Roncalli, in collaborazione con le associazioni che
sostengono la campagna «Sport popolare in spazio pubblico» e con il
Comune di Palermo.
Per riqualificare la piazza e sottrarla all'
incuria il comitato ha fatto ricorso alle donazioni e allo sconto
etico raccolti attraverso gli acquisti compiuti dai cittadini nei
negozi della rete di Addiopizzo.
Per tre giorni ci saranno
incontri, laboratori per bambini, spettacoli e dibattiti con gli
operatori economici che hanno detto no al racket delle estorsioni.
Tra i momenti di approfondimento previsti all' interno del complesso
monumentale dello Spasimo, oggi alle 18 si discuterà di «Diritti
essenziali: una strada per la legalità» con monsignor Domenico
Mogavero, il sindaco Leoluca Orlando, Franco Monnicchi, don Enzo
Volpe. Domani alle ore 17.30 il dibattito «Quale antimafia per il
futu ro» con Attilio Bolzoni, Umberto Santino, il procuratore capo
di Palermo Francesco Lo Voi e la presidente della commissione
parlamentare Antimafia Rosy Bindi. Ad alternarsi sul palco della
festa saranno, tra gli altri, Roberto Lipari, Pif, gli Akkura, Sandro
Joyeux.
Tra le novità previste oggi c' è anche il «Miusic
Avuord», spazio dedicato alle giovani band locali, con la
possibilità di votare il gruppo preferito. Domani, inoltre, nel
nuovo campetto della Magione, il torneo di calcio a 5 «Facciamo
Rete» a cui parteciperanno studenti di diverse scuole della città.
(Giornale di Sicilia)
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