Addio a Sepulveda, scrittore di umanità e lotta contro i fascismi

Cultura | 16 aprile 2020
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Il coronavirus ha avuto la meglio sullo scrittore cileno di fama mondiale, Luis Sepulveda, le cui opere pluripremiate sono state tradotte in decine di lingue. Ma il 70 enne Sepulveda è stato molto altro: guerrigliero, ecologista, esule politico, reporter, viaggiatore vicino ai popoli nelle zone più remote del pianeta. Nato il 4 ottobre 1949 a Ovalle, in Cile, a 15 anni aderisce alla Gioventù comunista, punto di partenza di una militanza politica - contro tutte le dittature degli anni '70 - e in difesa dell’ambiente, due temi centrali nella sua vita, fulcro della sua scrittura, profondamente umana e carica di speranza. Giovanissimo scriveva per il quotidiano «Clarìn» e a soli 20 anni il suo primo libro di racconti «Crònicas de Pedro Nadie» riceve il Premio Casa de las Americas con una borsa di studio per corsi di drammaturgia presso l’Università Lomonosov di Mosca. Successivamente in rotta con la Gioventù comunista entra nelle file dell’Esercito di liberazione nazionale in Bolivia. Di ritorno in patria, si diploma come regista teatrale, allestisce spettacoli, scrive racconti, fa il giornalista radiofonico e dirige una cooperativa agricola. Dopo l’adesione al Partito socialista entra nella guardia personale del presidente Salvador Allende e prosegue lo studio approfondito dei maggiori pensatori di sinistra. In seguito al colpo di stato del generale Augusto Pinochet nel 1973, Sepulveda viene arrestato due volte e in carcere, per due anni e mezzo, subisce torture. Per 7 mesi è prigioniero in uno stanzino che non gli consente neppure di alzarsi in piedi. Una lunga campagna di Amnesty International ne ottiene la liberazione, ma a prezzo dell’esilio per 8 anni. Scappa in Brasile, in Paraguay, in Ecuador dove riprende la sua attività di drammaturgo e allaccia una collaborazione con l’Unesco per studiare l’impatto dell’Occidente sulla popolazione indios Shuar. Da questa esperienza di vita con i nativi in Amazzonia verrà fuori nel 1989 «Il vecchio che leggeva romanzi d’amore» - dedicato a Chico Mendes - che gli porta la notorietà internazionale, tradotto in 35 lingue e adattato per il grande schermo nel 2001.

Dopo aver ottenuto la cittadinanza del Nicaragua, nel 1982 si stabilisce ad Amburgo, in Germania, dove rimane fino al 1996, diventando un grande reporter per la stampa tedesca e un collaboratore di Greenpeace. Quegli anni sono stati quelli dei viaggi e reportage che lo portano nel cuore dell’Africa, a contatto con i popoli più remoti, poi protagonisti delle sue «Ultime notizie dal Sud».

Il suo secondo romanzo, «Il mondo alla fine del mondo», è direttamente ispirato a quello che aveva vissuto in prima persona, sul ponte di una nave di Greepeace per bloccare la mattanza delle balene da parte dei pescatori giapponesi. Molto realismo nelle sue opere direttamente ispirate alla militanza politica e al lungo cammino verso la libertà dei paesi dell’America Latina, dopo le dittature degli anni '70, in «La frontiera scomparsa», «La lampada di Aladino», «L'ombra di quel che eravamo». Niente biografie per Sepulveda ma frammenti della sua vita, delle sue esperienze regalate ai lettori, anche quella privata, come in «Un nome da torrero», nel quale affiora la lunga e travagliata storia d’amore con la poetessa cilena Carmen Yanez, sposata due volte, che ora, guarita dal Covid-19, lo ha accompagnato fino all’ultimo respiro. Nel 1996 Sepulveda, due volte padre, si trasferisce in Spagna, a Gijon, nelle Asturie, e porta avanti la sua carriera letteraria, esplorando il genere delle favole dedicate ai sentimenti universali. Di questa serie di grande successo fa parte la celebre «Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare», seguita da quelle del gatto e del tappo che diventò suo amico, della lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, del cane che insegnò a un bambino la fedeltà, e da ultimo, nel 2018 la «Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa». Favole moderne che hanno come protagonisti gli animali, portatori di messaggi preziosi agli umani, di ogni età e origine, sempre in lotta tra il bene e il male. Tra le sue opere annovera anche racconti-denuncia sull'arroganza dei potenti, la solitudine degli sconfitti e ancora l’orgoglio di un uomo tradito in «Diario di un killer sentimentale» e il processo di maturazione delle idee e delle passioni con «Incontro d’amore in un paese in guerra». Sepulveda veniva regolarmente in Italia dove ha partecipato ai più prestigiosi festival e fiere, tra cui il Salone del libro di Torino, dove alla sua ultima presenza nel 2017 ha invitato dirigenti politici ad «essere più generosi: lavorare per creare una nuova società da lasciare alle future generazioni, una società di cittadini e non di miserabili consumatori».


Da Sabia a Sepulveda, le vittime illustri del Covid-19

Con la morte di Luis Sepulveda e Lee Konitz si allunga la lista dei personaggi celebri deceduti a causa del coronavirus.  Tra le vittime 'illustrì del Covid-19 registrate oggi, bisogna segnare anche il jazzista Lee Kontiz, uno dei più grandi sassofonisti del dopoguerra (suonò, tra i tanti, con Charlie Parker e Bill Evans).

Due nuovi duri colpi per la cultura e l’arte, che registra nuove perdite per la pandemia, la cui prima vittima famosa è stata il 55enne regista cinese Chang Kai, conosciuto per il suo lavoro agli Hubei Film Studios, morto sul finire di febbraio nella sua casa dove le autorità di Wuhan lo avevano costretto a restare chiuso insieme al padre malato e ai familiari (tutti deceduti: padre, madre, moglie e sorella).

Tante però le vittime illustri del mondo della cultura, dea cinema alla musica alla letteratura. Il 25 marzo era morto negli Stati Uniti Mark Blum a 69 anni. Il primo aprile era morto Andrew Jack, interprete del maggiore Caluan Ematt, nell’ultima trilogia di 'Star Wars'. Morto per complicazioni dovute al virus all’età di 76 anni. Mentre il 13 aprile ci aveva lasciato Ann Sullivan, storica animatrice Disney che a 91 anni era in pensione dopo aver collaborato a film come 'La sirenettà, 'Il re leonè e 'Lilo e Stitch’.

Lo stesso giorno a 91 anni era morta Sarah Maldoror, prima regista di colore a girare un film in Africa. Il 5 aprile era scomparsa a 91 anni Lee Fierro, una delle protagoniste del film 'Lo squalò di Steven Spielberg.

Il mondo della musica si era fermato la prima volta per Manu Dibango, sassofonista a musicista jazz, morto lo scorso 24 marzo in un ospedale a Parigi. Nato in Camerun, Dibango aveva 86 anni. A fine marzo se n'è andato Wallace Roney, trombettista jazz con una carriera durata oltre 40 anni in cui ha collaborato con gente come Miles Davis e Art Blakey, morto a 59 anni dopo essere stato ricoverato per una settimana in ospedale in New Jersey.

Il primo aprile è morto invece nella sua casa di Saddle River, nel New Jersey, all’età di 94 anni il musicista americano John Paul 'Bucky' Pizzarelli, virtuoso della chitarra, considerato una leggenda del jazz e dello swing. Lo stesso giorno se n'è andato Adam Schlesinger, fondatore e cantante della band Fountains of Wayne a 52 anni. Il giorno dopo si è spento per complicazioni da coronavirus Ellis Marsalis, altra leggenda del jazz di New Orleans, considerato uno dei principali pianisti di modern jazz. Aveva 85 anni.

Due giorni fa ci aveva lasciato Mirko 'Zagor' Bertuccioli, cantante dei Camillas, che aveva 46 anni ed era stato ricoverato lo scorso 4 marzo nel reparto rianimazione dell’ospedale San Salvatore. Pochi giorni prima, l’8 aprile, era morto a 73 anni John Prine, considerato il Mark Twain dei cantautori americani, che era stato ricoverato il 26 marzo. A 69 anni, il 30 marzo, era morto Alan Merrill, frontman degli Arrows per complicazioni da coronavirus. Lutto anche nella musica Country dopo la morte del sessantunenne Joe Diffie, leggenda del genere, deceduto il 29 marzo.

Anche il mondo dello sport piange le sue vittime per il coronavirus. Se ne sono andati l’ex campione europeo di pugilato Angelo Rottoli di 61 anni, poi Lorenzo Sanz, ex storico presidente del Real Madrid e Pape Diouf sessantottenne ex presidente del Marsiglia. Lutto nel mondo del ciclismo per la scomparsa di Italo De Zan e Danilo Barozzi di 94 e 92 anni, due ex ciclisti che gareggiarono con Coppi e Bartali, così come l’ex presidente della Federciclismo Giancarlo Ceruti. Mentre la quindicesima vittima del coronavirus in Basilicata è stato Donato Sabia, mezzofondista, due volte finalista negli 800 metri alle Olimpiadi. L’ex atleta potentino aveva 56 anni.



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