Addio a Pietro Ancona, storico leader della Cgil in Sicilia

Società | 2 aprile 2019
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Ciao Pietro. . Sono tante le compagne ed i compagni che son venuti a salutarti. Alcuni li conosci da tanto; ed anche loro hanno ormai i capelli bianchi. Altri sono troppo giovani e di te spesso hanno sentito solo il nome. So che non amavi la retorica e cercherò di evitarti il peso di ascoltare parole d'occasione. La tua è una di quelle vite che sono state pienamente dedicate alla politica, quella con la P maiuscola ed al servizio del mondo del lavoro. Al socialismo come “contenuto di redenzione del lavoro, giustizia sociale, emancipazione umana, visione di una società di eguali, almeno nei diritti e nelle opportunità”. Sono parole tue, scritte nell'ottobre del 2009 in occasione della scomparsa di Gino Giugni, il giuslavorista che aveva legato il suo nome allo Statuto dei lavoratori. Di questa visione alta di una società diversa e più giusta sei sempre stato sostenitore convinto e coerente, sia negli anni della tua adesione al socialismo ed alla stagione delle riforme, che negli ultimi anni della tua vita, quando la tua riflessione politica si era rivolta verso la riconsiderazione in termini positivi del comunismo. Larga parte della tua esistenza ha coinciso con l'impegno nella Cgil, prima nella natia Agrigento e poi a Palermo nella direzione della Cgil regionale.

 Nel 1979, Luciano Lama motivò la tua candidatura a segretario generale della Cgil siciliana affermando che tu eri uomo dell'organizazione, capace di rappresentarla sempre e comunque nella sua interezza. E questa è stata in ogni occasione la bussola che ha indirizzato la tua strada. Conclusa la stagione delle lotte per la terra , la Cgil siciliana diretta prima da Pio La Torre, poi da Feliciano Rossitto e -prime di te- da Epifanio La Porta conobbe un periodo di importante e significativa mobilitazione, affrontando scelte con coraggio scelte complesse. E' la fase della vertenza per la modernizzazione e la pubblicizzazione del sistema minerario e poi per impedire che la chiusura delle miniere facesse pagare un prezzo di lacrime e sangue ai lavoratori del settore. Sono anche gli anni della costruzione del sindacato nelle grandi città, a Catania, a Palermo., a Messina; della assunzione della dimensiona urbana come tema centrale dello sviluppo. La vertenza Sicilia alla fine degli anni '70 rappresentò il momento centrale di mobilitazione attorno a tali temi. Poi cominciarono gli anni '80 e il terribile periodo dell'attacco armato della mafia al cuore delle istituzioni. Eri diventato segretario generale da qualche mesi quando, il 6 gennaio del 1980, la mafia uccise Pier Santi Mattarella. Non credo lo sappiano in molti, ma il testo del discorso che a nome di Cgil-Cisl -Uil pronunciasti in piazza Politeama fu così limpido che è stato ritrovato conservato con cura nell'agenda di Salvatore Lauricella, il presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana. Nell'impegno contro la mafia sei stato in prima linea. Le grandi Assemblee unitarie Politeama 1 il 10 marzo 1980 e Politeama 2 il successivo 21 giugno segnarono una chiara ed inequivoca presa di posizione del sindacato che aveva individuato il carattere eversivo dell'offensiva mafiosa che si andava scatenando. Fondamentale fu anche la capacità di schierare la Cgil siciliana nella battaglia per la pace e contro i missili a Comiso.  

Ancora parole tue: “Ero segretario generale della Cgil siciliana quando Pio La Torre fu mandato dalla Direzione del Pci a guidare il partito in Sicilia. Pio La Torre fu ucciso perché la mobilitazione dei siciliani contro i missili a Comiso era diventata una poderosa leva per un radicale cambiamento dei rapporti politici e sociali nell'Isola. A Comiso convenivano centinaia di migliaia di persone, in particolare di giovani, certo per protestare contro l'installazione della base missilistica ma consapevoli di rappresentare tutti insieme una nuova forza per operare una radicale rivoluzione civile in Sicilia. Pio mi diceva: "Sto scuotendo l'albero della Sicilia. Cadranno frutti abbondanti per un futuro migliore!". Lo scardinamento dell'equilibrio siciliano avveniva attraverso la leva della mobilitazione per la Pace e l'attacco frontale alla mafia. Pio chiamava i mafiosi per nome e cognome!!Furono anni di lavoro intenso, entusiasmante, ma faticoso che segnarono anche la tua salute. La Cgil è sempre rimasta la tua casa, anche quando non ne comprendevi le scelte e ne criticavi alcune linee: si leggeva sempre tra le righe quanto grande fosse la tua intima relazione con il mondo delle lavoratrici e dei lavoratori che continuava a rappresentare il tuo orizzonte culturale e di vita. Un ricordo personale: la bella serata che insieme a diversi compagne e compagni trascorremmo a Caltanissetta, alla vigilia dell'iniziativa per la celebrazione del settantesimo anniversario della Cgil regionale. Le tue capacità di affabulatore vennero esaltate dall'occasione e – davvero- a me sembrò di tornare indietro di vent'anni, all'occasione di incontro mattutino che era la tua stanza in via Bernabei. 

A tua moglie Giuseppina e a tuo figlio Daniele un abbraccio a nome di tutte e tutti noi. Non credo nell'aldilà, e so che non ci credevi neanche tu. Permettimi tuttavia di fantasticare per un attimo che, se esiste un luogo in cui i giusti si incontrano, ora siete di nuovo insieme a braccetto tu: Pio La Torre, Giacinto Militello e Luciano Lama, come nella splendida fotografia che ha pubblicata ieri da Giuseppina.. Un uomo muore veramente solo quando viene dimenticato. Tu vivrai a lungo, caro Pietro, nella nostra memoria e nei nostri cuori.

 di Franco Garufi

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