Accogliere i migranti oltre l'emergenza

Società | 19 dicembre 2014
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138.795 persone salvate in mare; 1.977 vittime (ma sarebbero oltre 3.000 secondo i racconti che non è stato possibile riscontrare dei sopravvissuti); almeno un milione di persone sulle coste nordafricane in attesa di imbarcarsi, direzione Europa. Sono i numeri - al primo ottobre 2014 - di un fenomeno ormai strutturato, che non può più essere definito “emergenza”.

Sono i numeri illustrati a Erice, nel corso della tavola rotonda su “Il sistema dell’accoglienza in Sicilia. Buone prassi e prospettive oltre l’emergenza” organizzato da Federsolidarietà, la federazione di settore di Confcooperative che riunisce e rappresenta le cooperative di assistenza, solidarietà sociale, educative e socio-sanitarie attive nel territorio.

“Sono quasi 600 cooperative - ha detto Giusi Palermo, presidente di Federsolidarietà Sicilia - che animano il territorio e l’economia, svolgendo il ruolo di imprese di comunità loro assegnato dalla legge 381 del ’91 e collaborando alla costruzione di quel nuovo welfare che significa meno pietismo e più buone prassi”.

Perché il sistema di accoglienza non può più essere solo “garantire un tetto ai migranti” ma deve essere sempre più un sistema che miri all’integrazione.

E’ un sistema - è stato detto a Erice - che mostra notevoli punti di forza, ma anche qualche fragilità. Come l’incertezza delle responsabilità e delle competenze ai vari livelli istituzionali. E come la grande criticità dell’accoglienza e dell’integrazione dei minori non accompagnati.

Recentemente la Regione Sicilia ha stabilito con proprio Decreto gli standard per l’accreditamento delle comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Standard a nostro avviso incongrui rispetto ai costi che le comunità devono sostenere. Per questo Federsolidarietà ha presentato lo scorso settembre un proprio documento che ribadisce la non applicabilità di quel Decreto e la richiesta di un aggiornamento degli standard.

“Grazie allo snellimento e alla razionalizzazione delle procedure - ha detto il Prefetto di Trapani, Leopoldo Falco - i tempi di attesa nelle strutture di accoglienza potranno ridursi da 18 e più mesi a 8 mesi o meno. Fatto che consentirà di superare uno dei punti di maggiore tensione e sofferenza per i migranti ospiti. Resta da stabilire cosa fare in questi mesi. Stiamo pensando a progetti di lavoro o di studio per i neolaureati. Molti stanno lavorando per cercare il percorso migliore, nel rispetto della legalità”.

Giuseppe Guerini, presidente nazionale di Federsolidarietà, ha sottolineato come il tema immigrazione sia stato il grande assente della recente campagna elettorale per le elezioni europee, un tema accuratamente evitato a livello programmatico ma agitato come clava da populisti di ogni risma interessati a creare emergenze sociali. “Si legge spesso – ha detto Guerini – che l’emergenza è il terreno di coltura ideale per far crescere illegalità e distorsioni. E’ vero fino a un certo punto, perché proprio la Sicilia ha dimostrato che l’emergenza si può gestire. E dovremmo pure riflettere sul fatto che certe gravissime distorsioni sono emerse non nella Sicilia terra di frontiera ma 1.000 chilometri più a nord, guarda caso dove il tema dell’emergenza è stato gestito a livello politico”.

“Quando due mesi fa abbiamo immaginato questo momento di confronto - ha detto a questo proposito Giusi Palermo - lo abbiamo fatto perché sentivamo l’esigenza di raccontare quello che davvero c’è dietro la formula accoglienza dei migranti qualche volta abusata o brandita in cattiva fede per interessi inconfessabili. Ma certo non potevamo sapere dell’inchiesta Mafia Capitale e di certi personaggi beceri che nulla hanno a che fare con la cooperazione sociale”.

Sul tema è stato molto duro Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative, intervenuto in videoconferenza:Mafia Capitale ha minato la buona reputazione che la cooperazione sociale si era costruita negli ultimi trent’anni. Quelli successi sono fatti gravi che diventeranno il centro della nostra azione organizzativa. La cooperazione è parte lesa, così come i tanti cooperatori impegnati. Abbiamo spiegato al Comune di Roma e alla Regione Lazio che non si possono tagliare i servizi solo perché alcuni delinquenti si sono macchiati di delitti infami. Abbiamo bisogno di regole e di controlli. Non si può gettare la croce addosso alle Centrali di rappresentanza; ci vuole un’azione di controllo dalle Istituzioni”.

 di Alida Federico

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