Abbattere il muro che oscura la bellezza
Il tribunale amministrativo ha sospeso le ordinanze del comune di Castellammare, volta a permettere la libera fruizione del mare nell’area dell’ex Tonnara di Scopello, in una baia di grande pregio paesaggistico.
Si tratta di una sospensiva che non riguarda il merito, che verrà
successivamente discusso. Nel frattempo, l’unico devastante mezzo per i “non paganti”, sono le imbarcazioni, che gettano e sollevano quotidianamente
l’ancora “dragando i fondali”, oltre ad inquinare le acque con le manovre che
effettuano, in una baia estremamente piccola e fragile che è destinata per
queste attività alla desertificazione dei suoi fondali, oggi caratterizzati
dalla presenza di spugne, stelle di mare, anemoni ecc, in cui insiste una
prateria di Posidonia, in cui vivono molti organismi animali e vegetali.
L’argomento è molto complesso più di quello che le parti in causa, hanno
cercato di proporre all’opinione pubblica, attraverso carte bollate e campagne
mediatiche, perché riguarda il conflitto tra due interessi costituzionalmente
previsti: la fruizione del paesaggio e l’iniziativa privata.
Da una parte i gestori della struttura turistica che hanno investito per la
valorizzazione del sito, mettendo in sicurezza un bene culturale - che
“stupidamente il pubblico” si è fatto sfuggire- supportati nella difesa delle
“recinzioni” da alcune associazioni ambientaliste, che hanno fatto quadrato a
difesa del godimento privato, tralasciando nel contempo, di contrastare gli
infausti accadimenti agostani del Parlamento siciliano, che ha liberalizzato la
caccia con la legge n.18/2015, nella convinzione che il modello di gestione
adottato nell’ex Tonnara, basato sulla fruizione onerosa in cambio di servizi,
fosse l’unica via percorribile, per difendere un bene in un’area altrimenti a
rischio degrado.
La tonnara di Scopello che risale al XIII secolo, prima ancora delle sua
“privatizzazione”, ha convissuto per secoli con i bagnanti, senza che questo
rappresentasse un’insidia per la sua conservazione. L’ordinanza del sindaco
“per la libera e gratuita fruizione del mare”, stabiliva una turnazione per il
godimento del bene in forma “museale”, ma senza biglietto per l’ingresso al
“sito”, permettendo l’accesso ogni due ore a 200 bagnanti/visitatori.
Con l’organizzazione delle attività turistiche nella ex Tonnara, il diritto
al godimento della bellezza del paesaggio è stato compresso dallo
sbigliettamento o altrimenti goduto lato mare con le devastanti
imbarcazioni.
L'art. 9 della Costituzione, ha qualificato il paesaggio come valore
"primario e assoluto", l'iniziativa economica privata, altresì
costituzionalmente tutelata (art.41), non può essere immotivatamente compressa,
ma deve essere posta nei limiti dei sovraordinati valori della tutela del
paesaggio.
Vi è il fondato rischio che il paesaggio venga derubato della sua naturale
connotazione, che ne si cancelli la memoria che è componente essenziale della
sua identità.
La Sicilia, costituisce un territorio dalle forti valenze paesaggistiche e
storico-culturali. Beni culturali e naturalistici SONO UN SISTEMA UNITARIO:
molti centri sia rurali che costieri perderebbero gran parte del loro fascino
se non fossero inseriti in un contesto naturale così suggestivo. Ne deriva
quindi che beni naturalistici e culturali devono essere considerati come
elementi compenetranti e caratterizzanti di un unico ambiente da proteggere,
tutelare e valorizzare, per garantire ai cittadini una migliore qualità della
vita, armonizzando gli interessi e i diritti, non mettendoli in conflitto tra
di loro.
Secondo l’UNESCO, l’accessibilità fisica ad un sito, corrisponde al diritto
di conoscere ciò che appartiene al mondo e che deve essere garantito a tutti,
altrimenti, il bene culturale sarebbe occultato nella sua materialità e
sottratto alla disponibilità dell’umanità.
La garanzia di accessibilità, dove si trova un bene, è cruciale per
permettere di prendere un diretto contatto sensoriale senza alcuna
intermediazione.
A Castellammare operano una decina di valorose associazioni che si battono
per la fruizione libera del mare di Scopello e per contrastare la colossale
cementificazione del litorale, la cui responsabilità è di TUTTE le
amministrazioni comunali che si sono succedute, che hanno autorizzato un
assalto speculativo di grandi proporzioni, permettendo anche la realizzazione
di recinzioni indiscriminate in tutti gli appezzamenti di terreno confinanti
con la fascia costiera.
La colata di cemento ha generato una concentrazione antropica nell’alta
stagione, “superiore” a quella abituale nel centro di Manhattan, devastando:
paesaggio e qualità della vita.
Le associazioni di questo territorio, in coerenza con le battaglie fatte,
oggi hanno una grande responsabilità politica, quella di chiedere
all’amministrazione comunale di Castellammare, che ha manifestato una volontà
“ambientalista” di cambiare paradigma e di riscrivere il Piano Regolatore
Generale, per bloccare ogni ulteriore possibilità speculativa, adottando
“l’opzione zero” per l’edificazione, e nel contempo, avviare le demolizioni
delle abitazioni realizzate nella fascia di inedificabilità assoluta,
utilizzando queste aree, per aprire nuovi varchi dotandoli di servizi.
La Sicilia è l’unica regione italiana a non essere dotata di una propria
legge per la tutela e la valorizzazione del mare e della costa, che governi
questa straordinaria risorsa, in modo da permettere la fruizione ottimale ai
cittadini, e alle imprese di valorizzarla, all’interno di una regolamentazione
che garantisca il bene pubblico, inteso come paesaggio goduto attraverso
attività economiche sostenibili. Occorrerebbe prevedere una riduzione drastica
della pressione antropica sulle coste, precludendo per legge, ogni possibile
ulteriore modifica del paesaggio, entro i 2.000 metri dalla linea di battigia
marina. Si, 2000 metri, garantendo dappertutto: LIBERO ACCESSO IN LIBERA TERRA.
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