Abbattere il muro che oscura la bellezza

Società | 15 settembre 2015
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Il tribunale amministrativo ha sospeso le ordinanze del comune di Castellammare, volta a permettere la libera fruizione del mare nell’area dell’ex Tonnara di Scopello, in una baia di grande pregio paesaggistico. 

Si tratta di una sospensiva che non riguarda il merito, che verrà successivamente discusso. Nel frattempo, l’unico devastante mezzo per i “non paganti”, sono le imbarcazioni, che gettano e sollevano quotidianamente l’ancora “dragando i fondali”, oltre ad inquinare le acque con le manovre che effettuano, in una baia estremamente piccola e fragile che è destinata per queste attività alla desertificazione dei suoi fondali, oggi caratterizzati dalla presenza di spugne, stelle di mare, anemoni ecc, in cui insiste una prateria di Posidonia, in cui vivono molti organismi animali e vegetali.

L’argomento è molto complesso più di quello che le parti in causa, hanno cercato di proporre all’opinione pubblica, attraverso carte bollate e campagne mediatiche, perché riguarda il conflitto tra due interessi costituzionalmente previsti: la fruizione del paesaggio e l’iniziativa privata. 

Da una parte i gestori della struttura turistica che hanno investito per la valorizzazione del sito, mettendo in sicurezza un bene culturale - che “stupidamente il pubblico” si è fatto sfuggire- supportati nella difesa delle “recinzioni” da alcune associazioni ambientaliste, che hanno fatto quadrato a difesa del godimento privato, tralasciando nel contempo, di contrastare gli infausti accadimenti agostani del Parlamento siciliano, che ha liberalizzato la caccia con la legge n.18/2015, nella convinzione che il modello di gestione adottato nell’ex Tonnara, basato sulla fruizione onerosa in cambio di servizi, fosse l’unica via percorribile, per difendere un bene in un’area altrimenti a rischio degrado. 

La tonnara di Scopello che risale al XIII secolo, prima ancora delle sua “privatizzazione”, ha convissuto per secoli con i bagnanti, senza che questo rappresentasse un’insidia per la sua conservazione. L’ordinanza del sindaco “per la libera e gratuita fruizione del mare”, stabiliva una turnazione per il godimento del bene in forma “museale”, ma senza biglietto per l’ingresso al “sito”, permettendo l’accesso ogni due ore a 200 bagnanti/visitatori. 

Con l’organizzazione delle attività turistiche nella ex Tonnara, il diritto al godimento della bellezza del paesaggio è stato compresso dallo sbigliettamento o altrimenti goduto lato mare con le devastanti imbarcazioni. 

L'art. 9 della Costituzione, ha qualificato il paesaggio come valore "primario e assoluto", l'iniziativa economica privata, altresì costituzionalmente tutelata (art.41), non può essere immotivatamente compressa, ma deve essere posta nei limiti dei sovraordinati valori della tutela del paesaggio.

Vi è il fondato rischio che il paesaggio venga derubato della sua naturale connotazione, che ne si cancelli la memoria che è componente essenziale della sua identità. 
La Sicilia, costituisce un territorio dalle forti valenze paesaggistiche e storico-culturali. Beni culturali e naturalistici SONO UN SISTEMA UNITARIO: molti centri sia rurali che costieri perderebbero gran parte del loro fascino se non fossero inseriti in un contesto naturale così suggestivo. Ne deriva quindi che beni naturalistici e culturali devono essere considerati come elementi compenetranti e caratterizzanti di un unico ambiente da proteggere, tutelare e valorizzare, per garantire ai cittadini una migliore qualità della vita, armonizzando gli interessi e i diritti, non mettendoli in conflitto tra di loro. 

Secondo l’UNESCO, l’accessibilità fisica ad un sito, corrisponde al diritto di conoscere ciò che appartiene al mondo e che deve essere garantito a tutti, altrimenti, il bene culturale sarebbe occultato nella sua materialità e sottratto alla disponibilità dell’umanità. 
La garanzia di accessibilità, dove si trova un bene, è cruciale per permettere di prendere un diretto contatto sensoriale senza alcuna intermediazione.

A Castellammare operano una decina di valorose associazioni che si battono per la fruizione libera del mare di Scopello e per contrastare la colossale cementificazione del litorale, la cui responsabilità è di TUTTE le amministrazioni comunali che si sono succedute, che hanno autorizzato un assalto speculativo di grandi proporzioni, permettendo anche la realizzazione di recinzioni indiscriminate in tutti gli appezzamenti di terreno confinanti con la fascia costiera. 
La colata di cemento ha generato una concentrazione antropica nell’alta stagione, “superiore” a quella abituale nel centro di Manhattan, devastando: paesaggio e qualità della vita. 

Le associazioni di questo territorio, in coerenza con le battaglie fatte, oggi hanno una grande responsabilità politica, quella di chiedere all’amministrazione comunale di Castellammare, che ha manifestato una volontà “ambientalista” di cambiare paradigma e di riscrivere il Piano Regolatore Generale, per bloccare ogni ulteriore possibilità speculativa, adottando “l’opzione zero” per l’edificazione, e nel contempo, avviare le demolizioni delle abitazioni realizzate nella fascia di inedificabilità assoluta, utilizzando queste aree, per aprire nuovi varchi dotandoli di servizi. 

La Sicilia è l’unica regione italiana a non essere dotata di una propria legge per la tutela e la valorizzazione del mare e della costa, che governi questa straordinaria risorsa, in modo da permettere la fruizione ottimale ai cittadini, e alle imprese di valorizzarla, all’interno di una regolamentazione che garantisca il bene pubblico, inteso come paesaggio goduto attraverso attività economiche sostenibili. Occorrerebbe prevedere una riduzione drastica della pressione antropica sulle coste, precludendo per legge, ogni possibile ulteriore modifica del paesaggio, entro i 2.000 metri dalla linea di battigia marina. Si, 2000 metri, garantendo dappertutto: LIBERO ACCESSO IN LIBERA TERRA.

 di Aurelio Angelini

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