Abbandono scolastico, squilibrio tra sud e nord

Società | 28 settembre 2021
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Un ragazzo che abbandona la scuola rappresenta indubbiamente un fallimento del processo educativo. Le ricerche contenute nel rapporto Miur- Eurydice “La lotta all’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione in Europa” indicano infatti che a lasciare gli studi prima del tempo sono sovente i giovani più svantaggiati, sia dal punto di vista economico che sociale. Come si legge testualmente nel rapporto preso in esame da Openpolis “labbandono precoce pone diverse problematiche, non solo per i giovani, ma anche per la società. In molti casi limita le opportunità dei ragazzi sul mercato del lavoro e fa aumentare il rischio di disoccupazione, povertà, problemi di salute, oltre a causare una ridotta partecipazione alle attività politiche, sociali e culturali. Inoltre, tali conseguenze negative ricadono sulla generazione successiva e possono perpetuare il ripetersi di tale fenomeno”.

I dati per il 2020, da questo punto di vista, risultano in lieve miglioramento rispetto allanno precedente. C’è tuttavia ancora molto da fare. LUnione europea si era posta come obiettivo quello di ridurre la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi sotto al 10% entro il 2020. Lobiettivo continentale, in vista del 2030, è stato poi ulteriormente abbassato di un punto (9%) con una risoluzione del consiglio europeo del febbraio 2021. Questo target però rappresenta una media, ed è stato parametrato per le diverse situazioni nazionali. Per lItalia lobiettivo, che ha raggiunto, era del 16%, ma è lontana dai più alti standard Ue. Nel lungo periodo tuttavia il trend del nostro paese ha mostrato un miglioramento. Il tasso di abbandono infatti è passato dal 17,8% del 2011 al 13,1% del 2020 (-4,7 punti percentuali). Il trend di diminuzione è stato simile anche per Francia e Germania che però partivano da livelli molto più bassi. In base a questo indicatore in Italia nel 2020 si registrava una percentuale di abbandoni pari al 13,1%. Da questo punto di vista quindi il nostro paese ha raggiunto il proprio obiettivo. Tuttavia c’è da evidenziare come il dato italiano sia ancora lontano dai più alti standard europei. L’Italia è tra quei paesi in cui il problema degli abbandoni precoci è più consistente. Solo Malta (16,7%), Spagna (16%) e Romania (15,6%) nel 2020 registravano una percentuale più alta.

L’abbandono scolastico del nostro paese possiede ampi divari al proprio interno. Osservando i dati a livello regionale si può notare uno squilibrio tra sud e centro-nord. Ai primi cinque posti della classifica troviamo infatti le cinque maggiori regioni del Mezzogiorno: al primo posto c’è la Sicilia con un tasso di abbandono pari al 19,4%. Seguono Campania (17,3%) e Calabria (16,6%). Queste regioni, a cui si aggiunge anche la Puglia (15,6%), si trovano al di sopra della media nazionale. Dallaltro lato invece Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Emilia Romagna e Marche si trovano al di sotto dellobiettivo Ue del 10%. Il Mezzogiorno è anche larea della penisola in cui si sono registrati i progressi maggiori rispetto allanno precedente. In base ai dati Istat infatti nel 2019 sud e isole avevano un tasso di abbandono pari al 18,2%, sceso poi al 16,3% nel 2020. Prendendo in analisi le quattro regioni che si trovano sopra la media italiana, possiamo notare che 3 di queste hanno migliorato i loro dati nellultimo anno. Lunica eccezione è rappresentata dalla Campania, rimasta stabile al 17,3%. In Sicilia invece il tasso di abbandono si è ridotto di 3 punti percentuali, in Calabria di 2,4 e in Puglia di 2,3 rispetto al 2019.

Nelle 5 aree più popolose del nostro paese, si nota che nella città metropolitana di Roma si trovavano 22 comuni su 121 in cui la percentuale di abbandono era inferiore al 10%. Nella capitale altresì l’abbandono si attestava al 9%. Il dato più basso tra i principali capoluoghi italiani. Nella città metropolitana di Milano invece figuravano 28 comuni su 134 (il 20,9%) in cui il tasso di abbandono era superiore al 15%. Mentre in 26 centri il dato era inferiore al 10%. Nella città metropolitana di Torino nel 2011 si registravano 45 comuni su 315 (il 14,3%) in cui labbandono scolastico era superiore al 20%. Daltra parte però in 71 centri il dato era pari o inferiore al 10%. Nella città metropolitana di Napoli invece il fenomeno era mediamente più diffuso. Quasi la metà dei comuni (44 su 92) infatti presentava dati superiori al 20%. Da segnalare in questo caso il dato particolarmente elevato del comune capoluogo. A Napoli infatti il tasso di abbandono scolastico era del 28,1%. Il più alto tra i capoluoghi passati in rassegna.

La situazione più difficile è quella della città metropolitana di Palermo, ma anche qui non mancano delle realtà in cui l’abbandono scolastico risulta più contenuto. In 10 comuni infatti la percentuale risultava inferiore al 15%: Chiusa Sclafani e Giuliana (15%); Cefalù, Collesano, Gangi e Geraci Siculo (14%), Bisacquino (13%), Blufi (12%), Petralia Soprana (10%), Aliminusa (9%).

Nel contesto sopra descritto, la pandemia si è configurata come un acceleratore di processi in corso, piuttosto che come vero e proprio spartiacque.

Melania Federico



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