A Palermo rivive il mondo raccontato da quelli dell'altro lato
C'
è qualcosa che turba ogni giorno l' apparente immutabilità delle
nostre carte geografiche. Sono i viaggi dei migranti: la diaspora
resterà il tratto distintivo del nostro tempo, spostamenti di masse
in cerca di opportunità e diritti, su rotte di morte e speranza, e
di un futuro migliore. O anche semplicemente di un futuro. Il
Mediterraneo, il «mare che sta tra le terre» e che ha visto,
attraverso i millenni, alternarsi vicende tragiche e gloriose,
fondazioni di città e collassi di imperi, segna in modo
inconfondibile le popolazioni e le città che vi si affacciano, con
un carattere dinamico e multiculturale che ancor oggi resiste nella
maggior parte di esse.
Cartagine,
Gerusalemme, Istanbul e mille altri luoghi, con i loro mercati, i
loro porti e le loro piazze, sono cresciute sulla costante
contaminazione tra culture e religioni diverse. Come Palermo. Che,
non a caso, dal 12 al 16 ottobre ospita, nel suo multiculturale
centro storico, la seconda edizione del «Festival delle Letterature
migranti» - promosso dal Comune di Palermo, assessorato alla
Cultura, dall' Associazione Festival delle Letterature Migranti,
dall' Università, dall' Associazione per la Conservazione delle
Tradizioni Popolari e da Onu Palermo Arabo Normanna - perché la
letteratura può farsi voce dei contrasti paradossali della nostra
epoca, dell' opposizione tra ricchezza e indigenza, libertà e
asservimento, differenze culturali e ricerca di identità.
E
la manifestazione, presentata ieri mattina a Palazzo Cefalà, ne
rappresenta un esempio. Se i «viaggi» degli altri cominciano a
cambiare anche noi, ecco che bisogna capire cosa le migrazioni,
fisiche e immateriali, hanno mutato.
E
proprio per capire, il Festival propone sessantaquattro incontri
letterari e artistici e invita 143 ospiti, tra autori, discussant,
editori e artisti.
«Avremo
- spiega il direttore artistico Davide Camarrone - centinaia di
incontri e spettacoli, sull' asse dell' antico Qasr, il Cassaro, in
palazzi storici, teatri, università e scuole e un calendario
fittissimo, che ha messo in rete le maggiori istituzioni culturali
cittadine e altre giovanissime aggregazioni culturali per un Festival
originale, che cresce e che guarda al modello del "Festival
della letteratura" di Mantova, in una città che sta sempre più
rafforzando l' offerta culturale».
Il
premio Nobel per la letteratura, lo scrittore nigeriano Wole Soyinka,
dialogherà, al Teatro Biondo, con il sindaco Leoluca Orlando sul
tema del destino e della libertà. Orlando: «Un tempo Palermo doveva
rifarsi la faccia per apparire diversa agli occhi del mondo. Oggi,
invece, si punta alla riscoperta dell' animo della città. Quella
dell' emigrante è una condizione dello spirito, si può essere
migrante anche senza muoversi da casa. Siamo tutti
migranti».
Sconfinamenti,
vie di fuga, testimoni, nomadismi dialoghi e terre promesse sono le
parole di un Festival visto come strumento utile a de strutturare
pericolosi luoghi comuni che influenzano, tuttora, le opinioni di
molti: «Lo definisco un la boratorio del pensiero che si interroga
sui mutamenti contemporanei», afferma la scrittrice Evelina
Santangelo, responsabile del programma «Letterature». «Mettiamo in
campo incroci e sguardi diversi in cui letteratura, giornalismo,
informazione si interrogano e si trasformano per misurarsi con i nodi
critici della contemporaneità».
L'
assessore alla Cultura Andrea Cusumano: «Palermo ha una connotazione
storica mediterranea, e quel mare è il luogo in cui si gioca una
partita epocale in termini di ripensamento di un' epoca».
Il
programma, tra sezione Letterature e «Teatro cinema arte», va dalla
video -proiezione «The Line 2015» di Loredana Longo al confronto
tra Roberto Alajmo e la Santangelo su «Il mio Sud», dalla
proiezione di «87 ore» di Costanza Quatriglio, al concerto,
ospitato al Teatro Massimo, di Giya Kancheli, «Exil», mentre anche
l' arcivescovo Corrado Lorefice prenderà parte a un incontro su «La
sete di pace da Assisi ad Aleppo».
Piazza
Bellini sarà il palcoscenico dell' ultima sera con una performance
della comunità bengalese di Palermo e con «La notte dei poeti»,
una festa in piazza con musica e letture. (Giornale di Sicilia)
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