A Palermo la maglia nera della spesa per i servizi sociali
Va a Palermo, tra i capoluoghi siciliani, la maglia nera per la spesa destinata ai servizi sociali nel bilancio municipale. La città, con 74,3 euro per abitante, si colloca solo al 203° posto, oltre metà della classifica regionale che ospita ben 338 comuni. E, nel raffronto con le città più grandi d’Italia, non va certo meglio dal momento che il capoluogo siciliano chiude la classifica che vede primeggiare Trieste con 461,03 euro pro capite.
Catania, invece, con 197,15 euro spesi per ogni residente, si piazza meglio tanto a livello regionale (30° posto) che tra le città con oltre 200mila abitanti, occupando la 10° posizione nella classifica dei servizi sociali erogati. Secondo i dati elaborati da Openpolis, sulla base dei consuntivi del 2014, non è solo Catania, in Sicilia, ad investire di più in spesa sociale pro capite rispetto a Palermo, ma anche tutti gli altri capoluoghi. Agrigento si piazza al 45° posto (163,97 euro per abitante). Ragusa al 52° (153,24 euro).
Caltanissetta, Siracusa e Trapani rispettivamente alla 61° (145,42), alla 62° (142,91 euro) e alla 63° posizione (142,46 euro). Enna alla 99° con 116,04 euro per abitante. Messina non pervenuta. In ogni caso, tutti i centri siciliani destinano ai servizi sociali meno della media delle maggiori città italiane, ossia una cifra inferiore ai 200 euro circa per ciascun cittadino.
Anche nella precedente classifica, stilata sempre da Openpolis secondo i consuntivi del 2013, Palermo risultava il capoluogo con minori investimenti in welfare rispetto alle quindici città più grandi d’Italia. Leggendo gli ultimi dati, emerge che il centro siciliano non solo ha mantenuto la posizione in fondo alla classifica, ma ha perfino ridotto ulteriormente i fondi per il sociale. Mentre, infatti, nel 2013 vi ha destinato 82,81 euro per abitante, nel 2014 la spesa è scesa a 74,3 euro.
Il bilancio del comune di Catania, invece, ha visto aumentare le somme per i servizi di assistenza da 174,5 euro pro capite, del 2013, a 197,15 euro, del bilancio 2014, nonostante nella classifica delle città più grandi d’Italia il capoluogo etneo ha perso una posizione nel 2014 rispetto all’anno precedente. Sempre secondo i dati del 2013, inoltre, Messina ha indirizzato nei servizi sociali 137,17 euro per residente, collocandosi nella penultima posizione tra le città con oltre 200mila abitanti.
Il comune più sensibile alle politiche sociali è Vizzini (Ct) con una spesa pro capite di 514,26 euro. Seguono sei centri della provincia di Messina: Condrò, Casalvecchio Siculo, San Salvatore di Fitalia, Fondachelli-Fantina, Furci Siculo e Mirto con una quota per abitante, rispettivamente, di 460,79 euro, 413,5 euro, 411,92 euro, 408,1 euro, 371,81 euro e 347,01 euro. E sono sempre del messinese i tanti comuni che occupano gli ultimi posti della classifica regionale. Riservano, infatti, pochissimi fondi ai servizi sociali San Fratello (1,55 euro pro capite) Motta d’Affermo (3,1 euro), Frazzanò (4,77 euro), Savoca (5,75 euro), Ficarra (9,14 euro), Roccavaldina (11,39 euro), Itala (13,34 euro), Castel di Lucio (17,86 euro), Caronia (19,31 euro), Mandanici (20,44 euro) e Mongiuffi Melia (20,52 euro). Monterosso Almo è il comune della provincia di Ragusa più incline al sociale (342,3 euro), mentre quello che vi destina meno risorse è Comiso (45,64 euro). Tra i primi dieci della classifica troviamo Montedoro (317,1 euro), in provincia di Caltanissetta. Seguono Castellammare del Golfo (291,63 euro), per la provincia di Trapani; Sclafani Bagni (281,78 euro), nel territorio palermitano; e Cammarata (277,06 euro) nella zona di Agrigento. Il paese della provincia di Siracusa che investe di più nei servizi sociali è Cassaro (247,19 euro), mentre nell’area di Enna è Troina (131,91 euro) che occupa il 74° posto. Tra i meno orientati all’assistenza, saltando da una provincia ad un’altra, vi sono Vita (TP- 22,1 euro), Giardinello (PA- 23,49 euro), Santa Maria di Licodia (CT-26,4 euro), Castrofilippo (AG- 29,65 euro), Ferla (SR- 42,55 euro), Sperlinga (EN- 49,51 euro) e Vallelunga Pratameno (CL- 55,12 euro).
Tra i servizi sociali in mano alle amministrazioni locali vi sono quelli di assistenza all’infanzia e alla vecchiaia. Ed è proprio su alcune tipologia di sostegno all’infanzia, quali scuolabus, mense e dopo-scuola, ossia servizi complementari all’istruzione, che Openpolis si è soffermata. Nella classifica, tra le maggiori città italiane, delle spese pro capite sostenute per questo tipo di servizi dalle amministrazioni nel 2014, Catania si piazza al 3° posto con una spesa per abitante di 83,67 euro. Palermo, invece, è alla terz’ultima posizione con 36,52 euro. Per quanto concerne gli asili nido, però, i consuntivi del 2013 vedono sia Catania che Palermo sotto la spesa media di 75,00 euro per ogni cittadino. Il capoluogo etneo si è, infatti, fermato a 71,64 euro, mentre addirittura la città della Conca d’Oro soltanto a 31,85 euro pro capite.
Ultimi articoli
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega