A Bagheria un centro d'ascolto per uomini che odiavano le donne

Società | 24 settembre 2016
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I suoi 18 anni Giovanni li ha festeggiati in carcere. «Sì l' ho picchiata, ho picchiato mia madre.

Mi sentivo mancare l' aria…», ha confessato. Andrea, invece, 40 anni, un diploma professionale, ha iniziato a prendersela con Giusi, sua moglie, per un vestito troppo scollato: «La gente che doveva pensare di me?». Parole che mostrano l' altra faccia della violenza, quella dei carnefici e che rappresentano l' inizio di un percorso che prova ad andare alla radice dei comportamenti aggressivi attraverso sedute di psicoteapia.
Una strada sperimentata in America già negli anni Settanta e che ha faticato ad arrivare in Italia. Il primo centro di ascolto per uomini violenti è nato a Firenze nel 2009 e in tutto il Paese di realtà di questo tipo se ne contano 20. Il più a Sud, a Napoli. Fino a poco tempo fa, almeno. Ieri è stato presentato ufficialmente allo Steri il primo Centro di ascolto per uomini maltrattanti dell' Isola.
Un servizio attivato in sordina a maggio all' interno della Cooperativa sociale "Nuova generazione" con sede a Bagheria da due psicoterapeute palermitane. «Ci siamo rese conto - dicono Marisa Cottone, 46 anni e Nunzia Arena di 52 - che l' azione punitiva da sola non è sufficiente. Negli anni, ci è capitato di trovarci a parlare degli stessi uomini con diverse donne maltrattate che andavano a sostituire le precedenti mogli, fidanzate, compagne. Seguendo le vicende giudiziarie di queste persone, abbiamo visto che spesso alla radice dei loro comportamenti c' erano traumi infantili irrisolti ». Da qui l' idea di creare lo sportello, lanciato per il momento in maniera sperimentale, guardando al Cam di Firenze. E provando a dare una risposta diversa al fenomeno dei maltrattamenti che sempre più viene a galla. I dati dell' ultimo anno giudiziario (da luglio 2015 a giugno 2016), registrano circa 450 denunce per stalking e 200 per violenza sessuale solo nel Palermitano.
Le storie degli uomini che usano violenza contro donne, familiari, amici, sono il punto di partenza dei centri ascolto. Giovanni ci ha messo un po' a parlare. A partire da quel rimprovero rinfacciato giorno per giorno, di essere stato «la rovina» della madre, della sua esistenza. Lui, figlio indesiderato «abbandonato dal papà». «Non potevo andare via, non voleva - ha raccontato ma mi faceva pesare ogni cosa, mi soffocava».
Con Andrea è stato più difficile: «Non è successo niente di grave… E poi, è stata lei, colpa sua… Per chi doveva essere così provocante? Doveva darmi retta e non sarebbe successo nulla», continuava a ripetere ai primi incontri. Poi piano piano ha cominciato a raccontare della sua infanzia, della casa in cui è cresciuto, del padre, di come avesse «insegnato la disciplina» a lui e alla madre «a colpi di cintura». E così è stato anche con Giulio, 35 anni, che aveva ricoperto di attenzioni la figlia, fino ad abusare di lei.
Per sfuggire alla moglie e ripeteva: «Io le voglio bene, non le farei mai del male».
«Non tutti i maltrattanti sono uguali - dice la dottoressa Cottone - È un fenomeno trasversale alle classi sociali e ha varie molle ma il percorso di autocoscienza serve ad evitare che i figli, le nuove generazioni, crescano avendo la violenza come esempio». Anche la nuova legislazione ha preso atto di questo "circolo vizioso" e offre l' opportunità di accedere a psicoterapie - diverse tra loro rispetto ai reati commessi - per mitigare le misure cautelari.
«Questo non significa voltare le spalle alle vittime - dice Cottone - Ma lavorare per un cambiamento reale della persona e delle relazioni ». Con quali esiti? «Dopo un paio di mesi l' aggressività diminuisce o si arresta del tutto», dice Giacomo Grifoni fondatore del Cam di Firenze. L' inizio del percorso presuppone l' impegno a non utilizzare la violenza e, nel caso succeda, di raccontarlo allo psicoterapeuta e al gruppo. Con un meccanismo paragonabile a quello degli alcolisti anonimi.
Che occorra fare di più lo dicono anche i dati. «Nell' ultimo anno - ha sottolineato il procuratore aggiunto Salvatore De Luca - i delitti contro la libertà sessuale sono aumentati del 58 per cento». (La Repubblica)


 di Gioia Sgarlata

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