Mattarella: Pio La Torre esempio per il Paese

Società | 30 aprile 2015
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È stato l'ispiratore della legge che ha istituito nel nostro ordinamento il reato di associazione mafiosa e la conseguente confisca dei beni, proposta che lo aveva visto primo firmatario, e a cui avevano collaborato due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È Pio La Torre, il deputato comunista ucciso 33 anni fa dalla mafia insieme al suo collaboratore, Rosario Di Salvo, in un agguato in via Li Muli, a Palermo, dove un commando di killer li ha massacrati, nonostante i cinque colpi di pistola sparati con prontezza proprio da Di Salvo, prima di morire. A ricordarli oggi, in un messaggio sentito, sono stati il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e il guardasigilli Andrea Orlando, rimasto a Roma per il voto sull'Italicum.

“L'impegno di Pio La Torre contro la mafia lo ha reso un punto di riferimento per il nostro Paese”, ha detto Mattarella, che ha poi espresso il suo “apprezzamento per il progetto educativo antimafia con cui il Centro La Torre da molti anni ne onora la memoria”. In via Li Muli, a Palermo, dove una lapide ricorda il luogo dell'agguato, 33 studenti della scuola elementare 'Ragusa Moleti' e dell'istituto per il turismo 'Marco Polo' hanno lasciato un fiore, uno per ogni anno trascorso da quel 30 aprile 1982. Alle 9.20, ora dell'omicidio mafioso, il minuto di silenzio. “Ricordare Pio La Torre in maniera non retorica – ha detto il ministro Andrea Orlando nella lettera inviata al centro studi - significa trasmetterne l'esempio e farsi testimoni della necessità per cui la democrazia diventi uno spazio pubblico in cui i bisogni, i sogni e le aspirazioni dei più deboli possano trovare non solo ascolto, ma anche voce”.

Tra le autorità intervenute oggi a Palermo c'era anche Susanna Camusso, segretario generale Cgil: “Prima ancora di essere un parlamentare, Pio La Torre era un sindacalista e questo non lo ha mai dimenticato – ha detto - Nelle relazioni contenute nell'inchiesta del '77, La Torre indagava già sulle modalità di aggiudicazione degli appalti dei cantieri navali di Palermo e ancora oggi potremmo fare lo stesso in tutti i cantieri del Paese. Il tema degli appalti è quello che denunciamo da tempo come una delle grandi strade attraverso cui si infiltra la criminalità organizzata”, ha aggiunto Camusso che più volte ha richiamato i temi del lavoro e della lotta contro le “nuove forme di schiavitù a cui sono soggetti i migranti”. Un tema richiamato anche da Vito Lo Monaco, presidente del centro studi Pio La Torre, che ha parlato di un “Mediterraneo diventato cimitero di poveri dannati che sognavano un mare di pace”.

Senza dimenticare quel “complesso intreccio di interessi politico - mafiosi che ha legato in un unico filo rosso sangue le uccisioni di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Rocco Chinnici”. “Questa città e la nostra isola non devono vedere più altre lapidi”, ha detto visibilmente commossa Tiziana Di Salvo, figlia di Rosario che “non era solo l'autista ma un compagno di mille battaglie, consapevole del rischi che correva lavorando al fianco di Pio La Torre”, ha detto di lui Giuseppe Lupo, vicepresidente Ars. “La memoria è una parte importante di quella cultura fondamentale per il contrasto alle mafie contro ogni negazione dei diritti fondamentali”, ha detto Franco La Torre che a proposito di lotta alla corruzione ha poi rivolto una domanda ironica al primo cittadino di Palermo: “Sindaco, non ti veniva da ridere ascoltando le intercettazioni del presidente della camera di commercio di Palermo, poco prima di intascare la tangente? Sembravano scritte da Cammilleri”. Assieme a Franco La Torre sul palco c'erano anche Mario Nicosia, ultimo superstite della strage di Portella della Ginestra che ha voluto testimoniare la sua vicinanza ricordando i tanti caduti, soprattutto bambini, nella strage del primo maggio.

 “Rosario Di Salvo e Pio La Torre sono stati uccisi da uno Stato che aveva il volto mafioso. Quella mafia c'è ancora ma non governa più la città - ha detto il sindaco, Leoluca Orlando - speriamo che l'elezione del Presidente Mattarella trasformi la lotta alla mafia in storia e lotta nazionale del nostro Paese”. Tra i presenti anche l'assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, il questore Guido Longo, e il magistrato Vittorio Teresi, in rappresentanza della Procura.

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 di Antonella Lombardi

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