Un mare di plastica uccide la terra e quelli che la abitano

Economia | 25 marzo 2018
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Ogni anno finiscono negli oceani 8 milioni di tonnellate di plastica. Il grosso viene dai paesi emergenti di Asia, Africa ed America Latina, attraverso una decina di grandi fiumi che riversano in mare tutti i rifiuti non smaltiti adeguatamente. Negli oceani si calcola che ci siano oggi 150 milioni di tonnellate di plastica. Se si va avanti di questo passo, nel 2050 la plastica nelle acque salate peserà più di tutti gli animali marini messi assieme.

I conti li ha fatti l’agenzia ambientale dell’Onu, l’Unep. Dieci fiumi nel mondo, di cui otto in Asia, sono responsabili da soli dall’88% al 95% di tutta la plastica trasportata in mare dai corsi d’acqua. Sono il Fiume Azzurro, il Fiume dell’Ovest e l'Huangpu in Cina, il Gange in India, il Cross fra Nigeria e Camerun, il Brantas e il Solo in Indonesia, il Rio delle Amazzoni in America meridionale, il Pasig nelle Filippine e l'Irrawaddy in Birmania.

I paesi che attraversano stanno crescendo impetuosamente e hanno cominciato a consumare in modo massiccio. Ma non hanno ancora sistemi adeguati di smaltimento e di riciclo dei rifiuti. Quindi la spazzatura di plastica, praticamente indistruttibile, si disperde nell’ambiente. Con le piogge finisce nei corsi d’acqua, e da qui raggiunge il mare.

Sui siti ambientalisti abbondano le foto impressionanti di spiagge del Far East coperte di rifiuti di plastica, che impiegano secoli per degradarsi. Sono decine di migliaia gli animali marini uccisi dalla plastica, il più delle volte fra atroci e lunghissime sofferenze: cetacei, tartarughe, pesci, uccelli, soffocati o strozzati dai sacchetti, dagli imballaggi, dalle reti, dai fili.

Il velista italiano Giovanni Soldini, che ha febbraio ha battuto il record di durata nella traversata Hong Kong - Londra, all’arrivo ha raccontato con amarezza della plastica galleggiante trovata dappertutto, specialmente al largo della Cina.

E' una invasione silenziosa e pericolosa di nuovi mostri marini: le 'specie aliene artificialì, i rifiuti plastici che ogni anno finiscono in acqua. E lì restano, anche per oltre 600 anni, sminuzzandosi in particelle sempre più piccole e insidiose: le nano e microplastiche. «L'invasione silenziosa della 'marine litter' è diventata un problema globale. Il 3% della produzione annuale di plastiche finisce in mare», ha spiegato Marco Faimali del Cnr, che è intervenuto a Lerici (La Spezia) a un convegno della ong animalista Sea Shepherd sull'argomento. Il mar Mediterraneo è «una delle zone più problematiche: stiamo cercando di capire quali saranno gli effetti sull'ecosistema. La plastica è un inquinante che a sua volta assorbe altri inquinanti e fa da vettore». Quanta plastica è contenuta nei mari? «Se filtrassimo un chilometro cubo di acqua del Mediterraneo, troveremmo da qualche decina sino a centinaia di chili di plastica».

Ogni anno nel mondo finiscono in acqua dagli 8 ai 10 milioni di tonnellate di spazzatura, il 75% della quale è plastica. Da qui al 2025 gli oceani riceveranno 64 milioni di tonnellate di rifiuti in più.

Un’invasione tossica che ha un effetto devastante sulla fauna. «Ogni anno la dispersione di plastiche in mare provoca la morte di 100 mila mammiferi marini e di un milione di uccelli. Colpiti il 43% dei mammiferi marini, il 36% degli uccelli marini e il 100% delle tartarughe, le quali spesso scambiano i sacchetti per meduse e se ne cibano». ha spiegato Giuliana Santoro, referente spezzina di Sea Shepherd.

Eppure, ha sottolineato ancora Faimali, il mare ha un valore 'economicò. «Il Mediterraneo vale 5.600 miliardi di dollari, corrispondenti a un prodotto marino lordo pari al 20% di quello mondiale. Il Mediterraneo, se fosse uno stato, sarebbe il quarto in Europa a produrre economia. E contiene ben il 10% della biodiversità».

Fondamentale è cambiare le abitudini quotidiane prima che in acqua ci siano «più plastiche che pesci». O pesci di plastica, come immaginato dall’artista Margot Bertonati, che ha presentato la scultura 'Basurerò, lo spazzino, una creatura marina con la pancia piena di rifiuti plastici.

L’Italia ha una grande responsabilità. «E' il secondo produttore di plastica in Europa, dopo la Germania», ha ricordato Faimali. Infine una curiosità: dal confronto tra spiagge 'riservà come Pianosa (Livorno), Palmaria (La Spezia) e San Rossore (Pisa) con altre più frequentate, come quelle delle Cinque Terre o Lerici (La Spezia), è emerso che nelle prime c'è una concentrazione maggiore di questi inquinanti. Il motivo? Essendo meno accessibili, è più complicato attuare pulizie costanti. 


Ogni anno  finiscono in acqua dagli 8 ai 10 milioni di tonnellate di spazzatura, il 75% della quale è plastica, che  provocano la morte di 100 mila mammiferi marini e di un milione di uccelli. 

 di Angelo Meli

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