Svelata la tomba di Falcone nella chiesa di San Domenico

Società | 24 giugno 2015
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Trattengono a stento le lacrime quando, con occhi lucidi e dignitosa fermezza, svelano le lapidi degli agenti di scorta massacrati dalla mafia a Capaci e in via D'Amelio nel 1992. La prima a farlo è Tina Montinaro, poi tocca a Lucia Borsellino, infine ad Anna e Maria Falcone, che scoprono ai cittadini la nuova sepoltura del magistrato da oggi nel pantheon dei siciliani illustri nella chiesa di San Domenico a Palermo. E' il dolore contenuto a stento da queste mogli, figlie e sorelle a raccontare, tra i lunghi applausi in chiesa, cos'è stata la Sicilia del 1992, quando il tritolo di cosa nostra aveva trasfigurato con “tecnica libanese” prima l'autostrada che dall'aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo con un cratere profondo 3 metri e largo 13, e poi via D'Amelio. Nella stessa chiesa di San Domenico in cui sono state traslate le spoglie del magistrato Falcone, il 25 maggio del 1992 la commozione dei siciliani si aprì come una diga alle parole di Rosaria Costa, vedova dell'agente Schifani quando, rivolgendosi a boss e mandanti della strage ha detto: “Io vi perdono, però voi dovete mettervi in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare”.
"Magistrato. Eroe della lotta alla mafia”, recita l'epitaffio sulla pietra tombale del giudice, posta davanti al monumento funebre che ricorda il giurista Emerico Amari. L’iscrizione è affiancata ai lati da due lapidi commemorative delle stragi di Capaci e via D’Amelio, con le quali la fondazione Falcone ha voluto rendere omaggio alle vittime dei due attentati mafiosi: Francesca Morvillo, moglie del giudice Falcone, il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano.
La salma del giudice era stata trasferita il 3 giugno scorso dalla cappella di famiglia nel cimitero di Sant'Orsola alla chiesa di San Domenico, che dal 1853 è diventata il pantheon dei siciliani illustri. Sul blocco in pietra è inciso quello che viene considerato il testamento spirituale del magistrato ucciso a Capaci: "Gli uomini passano. Le idee restano, restano le loro tensioni morali che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".
"Il futuro, di cui tutti siamo responsabili, è nelle nostre mani e dobbiamo consegnarlo alle nuove generazioni. Oggi cosa è cambiato nella nostra Isola? Ci sono sprazzi di luce, orizzonti di speranza, ma credo tuttavia che molto rimanga da fare a tutti i livelli. Così come di fronte a questi delitti nessuno di noi può ritenersi estraneo o indifferente, a livello politico, sociale, civile, amministrativo e religioso". Così il cardinale Paolo Romeo durante l'omelia della cerimonia solenne di svelamento della sepoltura del magistrato Falcone. Romeo ha ricordato le parole pronunciate nella stessa chiesa dal cardinale Pappalardo, il 25 maggio di 23 anni fa, durante i funerali di Stato del giudice Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta: "Non possiamo subire il male e rassegnarci a quanto deturpa l'immagine della nostra Isola - aveva detto Pappalardo - È necessaria una profonda e salutare reazione liberatrice da ogni potere criminale e mafioso". "Quelle del cardinale Pappalardo erano parole gonfie di dolore - ha aggiunto Romeo - tutta la città era piangente, levate alcune zone d'ombra che forse sorridevano. Quelli erano anni bui, oggi molte cose sono cambiate". "Nonostante il trascorrere del tempo le idee del giudice Falcone, le sue parole, il suo esempio, sono da sprone per tutti noi - ha aggiunto Romeo - Il suo impegno sia memoria perenne per le generazioni future". "Dio ha un disegno per tutti anche per chi ha una vocazione concreta in altri settori della vita quotidiana - ha concluso il cardinale, che ha ricordato anche padre Puglisi - se tutti si rendessero conto di questo capirebbero di essere strumento per un mondo restaurato". Gremita di comuni cittadini e scout la chiesa di San Domenico. In prima fila, tra le tante autorità che erano presenti, la presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, il sindaco, Leoluca Orlando. Sui banchi di destra, tra i familiari delle vittime di mafia, poco distanti da Maria Falcone, l'ex pm Giuseppe Ayala, i coniugi Agostino, l'assessore Lucia Borsellino, Tina Montinaro, il magistrato Leonardo Guarnotta.
L’iniziativa è stata promossa dalla comunità dei frati domenicani di Palermo e dal suo priore, padre Sergio Catalano, che ha detto: "In questo luogo pubblico il visitatore potrà elevare un pensiero o una preghiera per lui e per tutti coloro che hanno sacrificato la vita per le istituzioni libere e democratiche del nostro Paese, così come, a contatto con le sue spoglie mortali, potrà essere richiamato più vivamente al valore che lui ha incarnato: l'impegno personale e istituzionale nella lotta contro la mafia in una vita spesa al servizio della legalità".
Privilegiare la dimensione pubblica del magistrato e delle vittime delle stragi del 1992 per fare “memoria ed educazione civica per le future generazioni” è l'obiettivo della fondazione Falcone, presieduta dalla sorella del magistrato ucciso a Capaci. “È nelle nostre intenzioni – ha detto Maria Falcone - continuare a lavorare in sinergia con l’assessorato dei Beni culturali e dell’identità siciliana ad un progetto in cui si valorizzeranno memoria e identità siciliana attraverso i luoghi simbolo dell’esistenza terrena di Giovanni Falcone”.
La sepoltura del magistrato, progettata dagli architetti Filippo Amara, Sabina Branciamore e Giuseppe Maurizio Alessi, è stata realizzata grazie alla partecipazione del gruppo industriale Finmeccanica. L’iniziativa ha coinvolto il cardinale Romeo, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il Fondo edifici per il culto, la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali, l’Asp, il Comune di Palermo e l’assessorato della Salute della Regione siciliana.
 di Antonella Lombardi

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