Sovrani & impostori dominano al Teatro Biondo di Palermo
Sovrani & impostori è il tema della nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo, che è stata presentata stamattina sul palcoscenico del Teatro dal Presidente Giovanni Puglisi, dal Direttore Roberto Alajmo e dagli Assessori Anthony Barbagallo e Andrea Cusumano, in rappresentanza, rispettivamente, della Regione Siciliana e del Comune di Palermo.
La stagione, che prenderà il via il prossimo ottobre, prevede 28 spettacoli distribuiti tra la Sala Grande e la Sala Strehler di via Roma, di cui 15 tra produzioni e coproduzioni.
Un lungo ed emozionante viaggio tra i classici, rivisitati in chiave contemporanea da grandi registi come Carlo Cecchi, Giorgio Barberio Corsetti, Maurizio Scaparro, Luigi Lo Cascio, Carlo Quartucci; tra le nuove scritture di Emma Dante, Stefano Massini, Paolo Giordano, Claudio Fava, Giorgio Gallione, Tindaro Granata, Rosario Palazzolo, Elvira Frosini e Daniele Timpano, Mario Perrotta, Giuseppe Cederna, Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi; con grandi interpreti come Ennio Fantastichini, Franco Branciaroli, Ottavia Piccolo, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Antonio Salines, Luciano Virgilio, Edoardo Siravo, Moni Ovadia, Giuseppe Pambieri, Alvaro Piccardi, Sergio Basile, Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola; gli eclettici performer che uniscono teatro e musica, come Simone Cristicchi, Neri Marcorè, Mario Incudine e i fantasisti del nouveau cirque Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierrée; e ancora le eccellenze della “scuderia” siciliana come Miriam Palma e Salvatore Bonafede, Lelio Giannetto, David Coco, Fabrizio Falco, Salvo Piparo e Costanza Licata, Paola Pace, Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, Enrico Stassi.
«Sovrani & Impostori – ha spiegato il direttore Roberto Alajmo a proposito del tema della stagione – perché ogni re è a suo modo un impostore, e a maggiore ragione impostori sono i re a teatro, visto che impostori, per antonomasia, sono gli attori che li interpretano. Ecco l’estrema sintesi di una stagione che vuole rappresentare il rilancio del Teatro Biondo, che dopo essersi messo alle spalle molte delle difficoltà di ordine finanziario, riprende la rotta e punta stavolta soprattutto sui grandi classici che hanno come protagonisti gli uomini di potere, con le loro grandezze e fragilità, cercando di capire cosa hanno da insegnare alla nostra epoca fatta di grandezze e fragilità».
«Questa stagione è legata ai risultati positivi che il teatro ha raggiunto anche dal punto di vista economico – ha detto il presidente Giovanni Puglisi – Abbiamo chiuso il 2016 con un piccolo avanzo di gestione che, seppur modesto, si può considerare un risultato eccezionale se consideriamo che negli ultimi anni l’azienda ha visto contrarre le proprie entrate di quasi il 50 %. Per il futuro stiamo scommettendo sulla bontà e la collaborazione della politica, perché di fatto, con un cartellone di questo tipo e con la progettualità che stiamo mettendo in campo, anche in vista del possibile riconoscimento di Teatro Nazionale, abbiamo bisogno di certezza e di continuità di risorse economiche. Il Socio Comune oggi può garantire questa continuità, il Socio Regione va verso un rinnovo della propria compagine e quindi, senza voler fare politica, direi che siamo fiduciosi nell’intelligenza degli elettori».
«Un cartellone di grande qualità e in linea con gli obiettivi strategici che l’Assessorato si è prefissato fin dal giorno del mio insediamento – ha dichiarato l’Assessore regionale al Turismo, sport e spettacolo Anthony Barbagallo – Un programma che prevede una politica dei prezzi più accessibili, con un occhio di riguardo per le famiglie. E soprattutto rivolta al coinvolgimento di un target più giovane, che può essere intercettato anche grazie alla presenza in cartellone di artisti e attori under 35».
«Il 2018 è l’anno di Palermo Capitale della Cultura – ha dichiarato in un messaggio il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando – la città si è preparata a questo importante appuntamento ed offre già adesso una vivacissima rinascita culturale. Il tema dell’accoglienza, come impegno trasversale nell’agenda politica e culturale della città, ha fatto da perno a questo percorso di cambiamento. Ma il 2018 ha anche un’altra importante scadenza, quella utile a presentare domanda per diventare Teatro Nazionale».
«Oggi – ha aggiunto l’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo Andrea Cusumano – il Teatro Biondo è nelle condizioni ottimali per poter ambire al traguardo di Teatro Nazionale che, nell’anno in cui Palermo è la capitale culturale del paese, vogliamo fortemente raggiungere».
La stagione nella Sala Grande del Biondo prenderà il via il 27 ottobre (repliche fino al 5 novembre) col debutto di Bestie di scena di Emma Dante, lo spettacolo più discusso dell’anno. Accolto con un incredibile successo di pubblico al Piccolo Teatro di Milano, Bestie di scena ha aperto un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori e i critici. Emma Dante ha realizzato la sua opera più estrema e personale, una riflessione sul teatro che diventa specchio del mondo, affidata a 14 interpreti che agiscono la scena totalmente nudi.
«In Bestie di scena – spiega la regista – c’è una comunità in fuga, come Adamo ed Eva cacciati dal paradiso. Volevo raccontare il lavoro dell’attore, la sua fatica, la sua necessità, il suo abbandono totale fino alla perdita della vergogna e alla fine mi sono ritrovata di fronte a una piccola comunità di esseri primitivi, spaesati, fragili, un gruppo di “imbecilli” che, come gesto estremo, consegnano agli spettatori i loro vestiti sudati, rinunciando a tutto. Da questa rinuncia è cominciato tutto, si è creata una strana atmosfera che non ci ha più lasciati e lo spettacolo si è generato da solo».
Dal 17 al 26 novembre andrà in scena Simone Cristicchi, autore, insieme a Manfredi Rutelli, e interprete di Il secondo figlio di Dio - Vita, morte e miracoli di David Lazzaretti, diretto da Antonio Calenda. Dopo il grande successo di Magazzino 18, Cristicchi racconta, con la sua fascinosa abilità di narratore e cantante, la vicenda incredibile, ma realmente accaduta, di David Lazzaretti, detto il “Cristo dell’Amiata”. Nel 1878, in cima a una montagna, davanti a una folla adorante di quattromila persone, Lazzaretti si proclamò la reincarnazione di Gesù Cristo. Tra canzoni inedite e narrazione, Cristicchi ricostruisce la parabola di questo mistico e visionario di fine Ottocento, capace di unire fede e comunità, religione e giustizia sociale, un proto-socialismo che sposava i principi del Vangelo delle origini, citato e studiato anche da Gramsci, Tolstoj e Padre Balducci.
A seguire, dall’1 al 10 dicembre, tornerà al Biondo Carlo Cecchi, di cui rimane memorabile la trilogia shakespeariana prodotta dallo Stabile di Palermo al Teatro Garibaldi. Cecchi sarà regista e protagonista di Enrico IV di Luigi Pirandello, uno dei testi più “pirandelliani” dell’autore siciliano. Un’indagine condotta sul confine tra follia e normalità, tra finzione e realtà, temi molto cari a Pirandello e allo stesso Cecchi, maestro nel rappresentare un teatro ironicamente sospeso tra verità e rappresentazione.
E se Enrico IV è l’emblema del sovrano come impostore, Re Lear, che il Biondo proporrà dal 14 al 23 dicembre 2017 nella nuova produzione diretta da Giorgio Barberio Corsetti e interpretata da Ennio Fantastichini, è il massimo esempio della tragicità del potere, che Shakespeare descrive in tutte le sue sfumature, tra vanità, adulazioni, perfidie, crudeltà, per giungere, in ultima analisi, all’impossibilità di perseguire una reale giustizia. Un racconto epico, che interseca storie diverse per costruire un affresco su temi di grande attualità, e che Barberio Corsetti metterà in scena con un linguaggio attualissimo promettendo di coinvolgere il pubblico nella rappresentazione.
Il programma del Biondo proseguirà dal 3 al 14 gennaio con Le Cirque Invisible di Jean-Baptiste Thierrée e Victoria Chaplin, figlia del celebre Charlie Chaplin, due grandi artisti che hanno rivoluzionato il mondo del circo e del teatro originando quel meraviglioso cortocircuito che ha dato vita a tutto il nouveau cirque. Lo spettacolo è il trionfo dello stupore e dell’incanto: trucchi, battute, gag, acrobazie si susseguono incalzanti, lasciando il pubblico completamente avvinto da trovate curiose e irreali, il cui minimo comune denominatore è la leggerezza. Tutto nasce dalla genialità, dall’abilità e dalla fantasia dei due artisti, nei quali si condensa l’arte del clown e dell’acrobata, dell’illusionista e del fantasista.
Dal 19 al 28 gennaio andrà in scena la nuova produzione del Teatro Stabile di Catania basata sull’inedito testo di Claudio Fava Il giuramento, interpretato da David Coco e diretto da Ninni Bruschetta. Fava ha adattato per il teatro uno degli episodi più infami della storia italiana: nel 1931 fu imposto a tutti i professori universitari di giurare fedeltà al regime fascista. Solo 12 professori su oltre 1200 rifiutarono di prestare giuramento. Mario Carrara, medico legale e docente di Antropologia criminale, era uno di questi. Claudio Fava racconta la sua storia, che rappresenta i pensieri e i gesti di tutti coloro che ebbero il coraggio di dire “no”, consapevoli di andare incontro a conseguenze pesantissime per le loro vite professionali e personali.
Debutterà il 9 febbraio, con repliche fino al 18, una nuova produzione di punta del Biondo di Palermo: Tamerlano di Christopher Marlowe interpretato da Vincenzo Pirrotta e diretto da Luigi Lo Cascio. Un’inedita riscrittura di un capolavoro del più controverso autore elisabettiano, che Lo Cascio intinge nella lingua e negli umori siciliani. Eccessivo, strabordante, visionario come il suo autore, Tamerlano di Marlowe è il racconto della smisurata bramosia di potere del protagonista, una figura titanica, eroe violento e sanguinario, che aspira a un’illimitata potenza ma che diventa vittima della solitudine e della frustrazione.
«Cercherò, insieme a Vincenzo Pirrotta, di trovare ciò che ancora, di quelle parole lontane, può continuare a riguardarci – afferma Lo Cascio – Sarà molto interessante provare a individuare i modi e le forme che rendano scenicamente possibile il racconto di questa tensione febbrile verso la conquista e la devastazione».
Dal 23 febbraio al 4 marzo il Teatro Biondo ospiterà uno dei maggiori eventi teatrali del prossimo anno: la ripresa della Medea di Luca Ronconi interpretata da Franco Branciaroli. Il Piccolo Teatro di Milano ha affidato al regista Daniele Salvo il compito di rimettere in scena filologicamente il memorabile spettacolo del 1996. Un omaggio al grande maestro, scomparso nel 2015, da parte di uno degli artisti che ha lavorato con lui più a lungo e in maggiore vicinanza e un’occasione imperdibile di rivedere una delle pietre miliari della storia registica ed interpretativa del secondo Novecento, che vede Branciaroli nei panni femminili di Medea. Per Ronconi Medea è il prototipo del minaccioso impersonato da uno straniero, che approda in una terra che si vanta di avere il primato della civiltà. La sua esclusione è dovuta a paura di questa minaccia. «Medea – leggiamo nelle note di regia di Ronconi – è una “minaccia”, una “minaccia” che incombe imminente anche sul pubblico».
Torna al Biondo, dal 6 all’8 marzo, il “Teatro della legalità” di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, che proporranno il Terzo atto di Dieci storie proprio così, lo spettacolo che nasce a partire dalle storie raccontate dai parenti delle vittime della mafia, dai volontari e da chi senza paura si attiva per creare alternative al degrado che produce la criminalità organizzata. Arricchito di nuovi interventi musicali e narrativi, grazie alle testimonianze raccolte, elaborate e messe in scena nella città in cui lo spettacolo viene rappresentato, Dieci storie proprio così - Terzo atto è il ritratto di un’Italia spesso ai margini della cronaca e lontana dai riflettori ma che per fortuna esiste e continua a lottare.
Neri Marcorè sarà il protagonista, insieme a una band composta da Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, di Quello che non ho, scritto e diretto da Giorgio Gallione, un affresco teatrale che, utilizzando la forma del teatro-canzone, cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza nel futuro. Ispirazione principale di questo percorso sono le canzoni di Fabrizio De Andrè, ma anche di Massimo Bubola, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Francesco De Gregori, che incrociano un tessuto narrativo fatto di storie emblematiche, parabole del presente, che raccontano (anche in forma satirica) nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. Storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, di ribellione, di guerra, di illegalità, rilette con un filtro grottesco, ghignante e aristofanesco.
Un altro capolavoro del Novecento teatrale, prodotto dal Biondo, andrà in scena dal 6 al 15 aprile: Aspettando Godot di Samuel Beckett nella messa in scena di Maurizio Scaparro interpretata da Antonio Salines, Luciano Virgilio ed Edoardo Siravo. L’infinita e vana attesa di Valdimiro ed Estragone, che è diventata l’emblema della condizione dell’uomo contemporaneo, rivive nel metafisico spazio vuoto abitato da un albero stilizzato, metafora di un mondo post-apocalittico e tuttavia inquietantemente familiare. «Vorrei poter dedicare idealmente questa nostra fatica all’Europa della Cultura – dice Scaparro – la grande dimenticata dell’Europa che viviamo; e a quelle parole che Beckett sussurra quasi per caso, come “teatro”, “varietà” “circo”».
I grandi temi del contemporaneo sono al centro del nuovo spettacolo di Ottavia Piccolo scritto da Stefano Massini: Occident Express (Haifa è nata per star ferma), che andrà in scena dal 20 al 29 aprile. È la storia vera di un’anziana donna di Mosul che nel 2015 si mise in fuga con la nipotina di 4 anni: percorse in tutto 5.000 chilometri, dall’Iraq fino al Baltico, attraverso la cosiddetta “rotta dei Balcani”. Dalle terre aride di Hulalyah, nel nord dell’Iraq, risalendo l’Europa fino ai ghiacci del mar Baltico, Haifa strappa coi denti una tappa dopo l’altra, ogni volta morendo, ogni volta nascendo, ogni volta scoprendo qualcosa degli altri e di sé. Un’odissea del terzo millennio. Un racconto spietato fra parole e musica, senza un solo attimo di sosta: la terribile corsa per la sopravvivenza.
La stagione in Sala Grande si concluderà dall’11 al 20 maggio con Liolà, un altro omaggio a Luigi Pirandello, di cui quest’anno si celebrano i 150 anni dalla nascita. Prodotto dal Biondo insieme ai teatri comunali di Enna e Caltanissetta, lo spettacolo è un progetto di Moni Ovadia, Mario Incudine, che lo interpreteranno, e di Sebastiano Lo Monaco. Scritta in dialetto agrigentino e rappresentata per la prima volta al Teatro Argentina di Roma nel 1916 dalla compagnia di Angelo Musco, Liolà – “Commedia campestre in tre atti” secondo la definizione dell’autore – è ispirata a un episodio del quarto capitolo del romanzo Il fu Mattia Pascal.
Protagonista è un simpatico contadino che si aggira nelle campagne agrigentine seducendo “ragazzotte di fuorivia”, dei cui figli si fa carico affidandoli alla propria madre. La commedia si ingarbuglia quando Liolà ingravida Tuzza, nipote del ricco zio Simone, che vorrebbe far credere di essere il padre del bambino per nascondere la propria sterilità.
Moni Ovadia e Mario Incudine interpreteranno le scanzonate vicende di Liolà restituendogli il ritmo della commedia musicale.
Parallelamente al programma della Sala Grande, si articolerà un ricco e variegato programma in Sala Strehler, dove le rappresentazioni cominceranno il prossimo 17 ottobre con il primo omaggio di stagione a Pirandello: Centomila, uno e nessuno - La curiosa storia di Luigi Pirandello, scritto e diretto da Giuseppe Argirò e interpretato da Giuseppe Pambieri, che racconterà gli aspetti meno noti della vita di Pirandello: dal rapporto con la domestica Maria Stella, che nutrì l’immaginazione religiosa dell’autore e il suo mondo magico popolare, tanto da guadagnarsi una citazione nella prefazione dei Sei personaggi, alla figura del precettore, custode del suo apprendistato culturale, dai tumultuosi anni giovanili e dal rapporto conflittuale con il padre al soggiorno tedesco e agli amori, specchio di un immaginario erotico ossessivo e di una personalità complessa e tormentata.
Dal 3 al 5 novembre, il giovane messinese Fabrizio Falco, affermatosi sotto la guida di Ronconi e poi al cinema con Ciprì e Bellocchio, sarà regista e interprete di Galois, scritto da Paolo Giordano, il popolare autore de La solitudine dei numeri primi. Lo spettacolo narra le vicissitudini dello scienziato Èvariste Galois (1811-1832), autore dell’omonima teoria di algebra astratta. Paolo Giordano celebra la figura di Galois mescolando realtà e leggenda e consegnandoci, attraverso la forma di una lettera, un monologo-confessione di grande intensità.
Dall’8 al 12 novembre, ancora una produzione del Biondo: La sonata a Kreutzer di Leone Tolstoj, adattata per il teatro e interpretata da Alvaro Piccardi. Nel suo racconto, scritto nel 1889 e ispirato alla celebre sonata per violino e pianoforte di Beethoven, Tolstoj immagina che durante un viaggio in treno si accenda una discussione sui conflitti fra uomo e donna. Un viaggiatore si apparta con un altro viaggiatore e racconta la sua storia come una risposta esemplare alla discussione in corso.
Alvaro Piccardi riversa sulla scena il lucido e distaccato monologo dell’uxoricida per ripercorrerne le tappe fondamentali, dalla gioventù dissoluta e libidinosa al rapporto con le donne e con il sesso, al matrimonio, fino al dramma della gelosia e al delitto, percepito come semplice incidente. Uno spettacolo forte, violento, emotivo, che restituisce la drammatica attualità dei rapporti di coppia, che incrociano pulsioni distruttive, smanie di possesso e ossessioni morbose.
Approderà al Biondo, dal 15 al 19 novembre, Geppetto e Geppetto di Tindaro Granata, uno degli spettacoli più premiati degli ultimi due anni, che mette in scena una vicenda di grande attualità: Tony e Luca da anni formano una famiglia e anche per loro arriva il desiderio di diventare padri. Come Geppetto nella favola, i due “danno” vita al proprio figlio Matteo con la pratica di procreazione G.P.A. (Gestazione per Altri). I primi anni di vita del bimbo sono pieni di gioia e di spensieratezza, fino quando la morte di uno dei papà induce Matteo a chiedere all’altro le ragioni per le quali lo hanno fatto nascere in una famiglia “diversa” e perché lo hanno voluto “a tutti i costi”.
Dal 22 al 26 novembre, su invito del Biondo, Carlo Quartucci, esponente di spicco delle avanguardie teatrali degli anni ’70 e ’80, che aveva trasformato Erice in un fervido laboratorio teatrale con la sua “Zattera di Babele”, tornerà in Sicilia per realizzare un singolare adattamento delle imprese cavalleresche di Guerrin Meschino. Partendo dalla riscrittura che Gesualdo Bufalino fece all’inizio degli anno ’90 della celebre opera di Andrea da Barberino, Quartucci punta sulla visionarietà del racconto e sulla musicalità della scrittura, coinvolgendo un’interprete eccentrica come Miriam Palma e un musicista versatile come Salvatore Bonafede.
Dal 12 al 14 dicembre, lo spettacolo Tandem, coprodotto dal Biondo con l’Associazione Civilleri-Lo Sicco, arriverà a Palermo dopo essere stato accolto con grande interesse in alcuni prestigiosi festival internazionali, tra cui l’Edinburgh Fringe Festival e il Festival de Teatro de Almada (Portogallo). Tandem invita lo spettatore a porre lo sguardo sul mondo dei giovani, sulla necessità di cambiamento, sui meccanismi di passaggio dalla gioventù al mondo degli adulti. In controluce si intravede la storia di Carlo Giuliani e di quei ragazzi che nel luglio del 2001, andando a Genova, pensavano di poter cambiare le cose.
Dal 10 al 21 gennaio Salvo Piparo e Costanza Licata saranno protagonisti di una nuova edizione del divertente C’era e c’era Giuseppe Schiera di Salvo Licata, affidato alla regia di Enrico Stassi. “Cantore beffardo” della Palermo popolare degli anni del fascismo. Peppe Schiera era nato nella borgata di Tommaso Natale nel 1898 e morì, dopo una vita di stenti, da poeta-guitto, poeta-di-piazza, nel bombardamento del 9 maggio ’43 davanti al rifugio antiaereo di via Perez. «Ai toni trionfalistici dei giornali, cinegiornali e manifestazioni ufficiali dell’epoca – scrive Licata – Schiera opponeva un controcanto, tutt’altro che sommesso, fatto di sberleffi e della più cruda realtà quotidiana. Per questo suo modo irriverente, conobbe i rigori del regime: olio di ricino, manganello e frequentissimi soggiorni in camera di sicurezza».
Salvo Piparo reinterpreta, con la sua incontenibile verve, le irriverenti “sparatine” di Schiera, che sono l’anima del testo di Licata, originariamente interpretato da Giorgio Li Bassi e oggi arricchito con le musiche e i canti di Costanza Licata, che prolunga in scena l’impegno e la memoria del padre Salvo.
Acqua di colonia, in scena dal 23 al 25 gennaio, è l’ironico titolo dello spettacolo di Elvira Frosini e Daniele Timpano, che puntano il dito su una rimozione importante della storia e dell’identità italiana: il colonialismo. Come durante il colonialismo l’Africa era, per la popolazione italiana, un concetto o una pura astrazione, così oggi, ci dice il duo Frosini-Timpano: «I profughi, i migranti che ci troviamo intorno, sull’autobus, per strada, sono astratti, immagini, corpi, realtà la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente», e i postumi dell’età coloniale ci appaiono «come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno».
La controversa figura di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice siciliana la cui opera è stata finalmente riscoperta e valorizzata dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1996, è al centro del singolare spettacolo Goliarda music-hall di e con Paola Pace, in scena alla Sala Strehler dal 26 al 28 gennaio. Con le musiche di Lelio Giannetto e Marcello Savona eseguite dal vivo, Paola Pace ci trascinerà nel condominio vivace e colorato, drammatico e ironico, maldestro e poetico dove abitava Goliarda Sapienza e dove incontreremo Maria Giudice, la madre rivoluzionaria; il padre, l’avvocato Sapienza, detto l’avvocato dei poveri; i numerosi fratelli e sorelle; Modesta, la carusa monella e libera; Carmine, l’uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare; la principessa Gaia; Tuzzu, il contadino tenero; Nina l’anarchica; Roberta la brigatista. Storie stravaganti, folli, eccitate o malinconiche, che attraversano le pagine de L’arte della gioia, Il filo di mezzogiorno, Ancestrale ed Elogio del bar e che Paola Pace ci restituirà con brio e passione.
Un altro gradito ritorno nella “scuderia” del Biondo è quello di Claudio Collovà, che ha deciso di riproporre, in un nuovo allestimento e con nuovi interpreti, Fratelli di Carmelo Samonà, che aveva messo in scena diversi anni fa per il “Festival di Palermo sul Novecento”. I due fratelli del racconto, interpretati da Sergio Basile e Nicolas Zappa, vivono isolati in un vecchio appartamento dove soltanto a sprazzi arriva il flebile impasto sonoro della città. Fratelli nasce dal silenzio, dal vuoto dell’uomo, dalla sua malattia congenita che è la solitudine. «Sarà una nuova regia – spiega Collovà – con molta più esperienza da parte mia e molti attraversamenti. L’immaginario resterà lo stesso, ispirato alla pittura di Francis Bacon. Fratelli è un romanzo scarno di parole, ricchissimo di silenzi, ma anche di azioni che rendono possibile un percorso di drammaturgia teatrale».
Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi sono autori e interpreti di De revolutionibus - Sulla miseria del genere umano, tratto da due Operette di Giacomo Leopardi – Il Copernico e Galantuomo e Mondo – che andrà in scena dal 27 febbraio all’1 marzo. «Con Leopardi – spiegano Carullo e Minasi – approfondiamo il paradosso della “miseria del genere umano” doppiamente declinata come valore, il poter godere delle meraviglie del Creato dopo aver preso atto della propria piccolezza dinanzi all’universo, e come condanna, visto che gli uomini non si accontentano di essere quello che sono, andando raziocinando a rovescio, dunque facendo della menzogna un valore».
Filippo Luna sarà il protagonista di un’altra produzione del Biondo: La veglia di Rosario Palazzolo, in scena dall’8 al 18 marzo. Palazzolo, considerato tra i maggiori autori della nuova drammaturgia siciliana, affiderà all’interpretazione di Filippo Luna il ruolo della protagonista femminile del suo testo inedito. La donna, minuta, arcigna, tenera, è una lingua di fuoco e una bocca cannone che sputa odio e sarcasmo, prendendosi gioco della sintassi comune: una rivolta linguistica consapevole, che utilizza jingle televisivi, stralci di discorsi delle sue trasmissioni preferite, compagne di una disperazione composta, silenziosa, una disperazione sopita e messa a sedere davanti a telequiz, telenovele, festival musicali. Perché la donna non parla da venti anni, chiusa nella sua stanza, protetta da un’immaginazione che adesso non le basta più. La veglia sarà uno spettacolo rabbioso, beffardo e struggente, in cui l’ironia e la disperazione confluiscono nel medesimo fallimento, quello di chi immagina un qualsivoglia buon senso.
Milite ignoto - Quindicidiciotto di e con Mario Perrotta andrà in scena dal 20 al 22 marzo. Basandosi sulle testimonianze dei soldati al fronte, Perrotta racconterà la Prima Guerra Mondiale e la sua scientifica logica distruttiva: uno sparare nel mucchio, un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti sono semplici ingranaggi di un meccanismo infernale e non più protagonisti eroici della vittoria o della sconfitta.
Tornerà al Biondo anche Giuseppe Cederna, dal 23 marzo all’8 aprile, stavolta nei panni di Mozart. Accompagnato da Sandro D’Onofrio al pianoforte, e basandosi su un testo di Wolfgang Hildesheimer, Cederna racconterà Il sogno di un clown, un viaggio impervio ed esilarante tra la vita del genio e il miracolo della sua musica. Ecco quindi l’enfant prodige perennemente in tournée per le strade dissestate d’Europa; ecco le acrobazie e il talento per la comicità tramandatagli dalla mamma; ecco il virtuoso, l’impareggiabile buffone, il Flauto magico e il Don Giovanni, le umiliazioni, i successi, gli amori e i dolori che hanno segnato la fulminante esistenza di quello che Hildesheimer ha definito: «Uno spirito indicibilmente grande, regalo immeritato per l’umanità nel quale la natura ha prodotto un eccezionale, forse irripetibile, ad ogni modo mai più ripetuto, capolavoro».
La stagione in Sala Strehler si concluderà dal 17 al 29 aprile con un altro attesissimo spettacolo di Emma Dante: La scortecata, reduce dal grande successo ottenuto alla prima nazionale del 60° Festival di Spoleto. Tratto da una fiaba de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, il nuovo spettacolo di Emma Dante, che ha affidato a Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola i ruoli dei due personaggi femminili, narra la storia di un re che s’innamora della voce di una vecchia, la quale vive in una catapecchia insieme alla sorella più vecchia di lei. Il re, gabbato dal dito che la vecchia gli mostra dal buco della serratura, la invita a dormire con lui. Ma dopo l’amplesso, accorgendosi di essere stato ingannato, la butta giù dalla finestra. La vecchia non muore ma resta appesa a un albero. Da lì passa una fata che le fa un incantesimo e diventata una bellissima giovane, il re se la prende per moglie.
L’originale riscrittura di Emma Dante, che come nella tradizione settecentesca ha affidato a due uomini i ruoli femminili, attraverso la farsa e il grottesco allude a una condizione esistenziale imperniata sul gioco del teatro, sulla rappresentazione come antidoto alle brutture della realtà e alla morte. In una scena vuota, D’Onofrio e Maringola drammatizzano la fiaba incarnando le due vecchie e il re. Bastano due seggiulelle per fare il vascio, una porta per fare “entra ed esci” dalla catapecchia e un castello in miniatura per evocare il sogno.
Si apre subito la campagna abbonamenti: 12 spettacoli in sala grande più 2 da scegliere tra i 15 della Sala Strehler e 1 della Sala Grande (Dieci storie proprio così - Terzo atto). Rinnovo dei vecchi abbonamenti fino al 30 settembre. Nuovi abbonamenti da subito per i posti disponibili e dal 3 ottobre per i posti lasciati liberi dai vecchi abbonati.
Costo abbonamenti:
Turni di giovedì, venerdì, sabato e domenica
poltrona o posto palco galleria
I settore intero 210 euro - ridotto 186 euro intero 115 euro - ridotto 100 euro
II settore intero 175 euro - ridotto 158 euro intero 100 euro - ridotto 90 euro
III settore intero 152 euro - ridotto 140 euro intero 88 euro - ridotto 80 euro
Turno di martedì
poltrona o posto palco galleria
I settore intero 180 euro - ridotto 160 euro intero 98 euro - ridotto 88 euro
II settore intero 150 euro - ridotto 135 euro intero 86 euro - ridotto 78 euro
III settore intero 130 euro - ridotto 118 euro intero 75 euro - ridotto 68 euro
Turno Scuola di mercoledì
12 spettacoli Sala Grande
insegnanti platea e posto palco euro 150 galleria 100 euro
studenti platea e posto palco euro 75 galleria 50 euro
8 spettacoli Sala Grande
(esclusi Bestie di scena, Il secondo figlio di Dio, Le Cirque Invisible, Quello che non ho)
insegnanti platea e posto palco euro 110 galleria 80 euro
studenti platea e posto palco euro 55 galleria 35 euro
Costo biglietti:
Palchi e platea
I settore intero 32 euro ridotto 29 euro
II settore intero 27 euro ridotto 24 euro
III settore intero 24 euro ridotto 22 euro
Galleria
I settore intero 18 euro ridotto 16 euro
II settore intero 15 euro ridotto 13 euro
III settore intero 13 euro ridotto 11 euro
Fino al 31 dicembre 2017, in sintonia con le iniziative promosse dall’amministrazione comunale per “Palermo Capitale Italiana dei Giovani 2017”, agli under 25 è riservato un biglietto unico di 10 euro in Sala Grande e di 5 euro in Sala Strehler, senza possibilità di prevendita e limitatamente ai posti disponibili.
Informazioni a abbonamenti:
Botteghino Teatro Biondo Palermo, Via Roma 258
da
martedì a sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00
domenica
ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00
tel. 091 7434341 – www.teatrobiondo.it - Ufficio promozionale: 091 7434301
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