Matteo Messina Denaro, l'ultimo dei boss stragisti è in cella ora riprenda la lotta alla mafia

L'analisi | 17 gennaio 2023
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Con l’arresto di Matteo Messina Denaro si chiude la stagione storica della mafia corleonese stragista di quarant’anni fa. Simbolico e significativo l’arresto di Matteo a trent’anni esatti da quello del suo capo Riina. Giusti i riconoscimenti e gli applausi, da noi condivisi, alla magistratura e alle forze dell’ordine per il successo del loro lavoro e sacrificio.
Dai Governi, regionale e nazionale, attendiamo che siano coerenti con i loro applausi portando al centro dell’agenda politica il tema del contrasto preventivo delle nuove mafie e delle loro relazioni politiche, istituzionali, economiche e sociali.
In primis provvedano a ricostituire la Commissione antimafia nazionale e far funzionare quella regionale; provvedano a non indebolire i controlli antimafia e anticorruzione negli appalti, nei servizi; non si limitino le intercettazioni ambientali nei casi di mafia e di corruzione; si colmino i vuoti degli organici nella magistratura (v. il grido di allarme della Procura di Palermo), nelle forze dell’ordine, nei comuni, nell’Agenzia dei beni confiscati per non disperdere i sacrifici degli addetti e non sprecare capitale umano e sociale (v. le carenze nella gestione dei beni mobili, immobili e delle aziende sequestrati e confiscati).
Perché parliamo di mafie nuove se esse perseguono lo stesso obiettivo di quelle vecchie cioè arricchirsi illecitamente, usando la loro forza d’intimidazione, e a danno di tutti i cittadini onesti, della libertà di mercato e della democrazia? Perché dopo l’approvazione della legge Rognoni-La Torre, la sua applicazione e integrazioni segnarono la sconfitta storica delle mafie stragiste, allora le nuove si sono adattate. Sparano di meno, corrompono di più e da braccio armato al servizio della classe dominante, tentano di diventare esse stesse parte della classe dominante intrufolandosi nella politica, nell’economia usando il riciclaggio dei proventi dei loro traffici. Matteo è un campione di questa trasformazione da estorsore a moderno imprenditore dell’eolico!
Inoltre considerata la transnazionalità delle nuove mafie, va sollecitato un 416 bis a livello dell’UE e dell’ONU anche per spezzare la minaccia allo sviluppo democratico degli stati che i sistemi politico mafiosi generano. Sin dall’ottocento la mafia è stata sempre un fenomeno collegato alla lotta per il potere delle classi dirigenti come acutamente descrissero Sonnino e Franchetti e Pio La Torre nel novecento.


I tempi lunghi nella nuova Commissione antimafia 

I tempi per il varo della commissione sono ancora lunghi.  L’iter per la creazione della Bicamerale partirà solo il 27 gennaio, quattro mesi dopo le elezioni politiche. Quel giorno toccherà alla Camera approvare il ddl istitutivo. Poi la pratica passerà al Senato, poi ancora saranno i capigruppo dei vari partiti a indicare i componenti. E solo a quel punto, quarto passaggio, sarà convocata la prima seduta, con all’ordine del giorno l’elezione del presidente. Un primo risultato, questo ritardo, l’ha prodotto: per le prossime Regionali in Lazio e Lombardia – si vota 12 e 13 febbraio - non sarà stilato l’elenco degli impresentabili, i candidati alle prese con beghe giudiziarie pesanti, condanne e indagini su reati come estorsione, riciclaggio, corruzione e concussione. Impossibile rispettare la trafila, piuttosto complessa. La normativa prevede infatti che le prefetture spediscano all’Antimafia i nomi dei candidati e che la Bicamerale giri l’elenco dei profili sospetti alla Direzione nazionale antimafia e agli uffici giudiziari interessati. Che a loro volta, di solito una settimana prima del voto, restituiscono alla commissione i propri riscontri. Un iter che stavolta non potrà essere rispettato.

La scorsa legislatura la commissione venne varata ad agosto, a cinque mesi dalle elezioni, ma a soli due mesi dalla nascita del Conte I. Dopo le elezioni del 2013, ci volle un mese e mezzo dal giuramento di Letta premier per approvare lalegge istitutiva dell’Antimafia, anche se l’elezione di Rosy Bindi come presidente ritardò fino a ottobre.

Stavolta l’opposizione in Parlamento aveva provato ad accelerare. Già a metà ottobre, subito dopo l’insediamento di deputati e senatori, sono state presentate le proposte di legge per creare l’organismo: alla Camera il ddl è stato depositato dall’ex procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho (M5S), mentre al Senato si erano mossi, separatamente, sia l’ex magistrato Roberto Scarpinato, sempre del partito di Conte, che i dem Franco Mirabelli e Walter Verini.

 di Vito Lo Monaco

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