Laura Boldrini allo Zen: la politica riparta dalle periferie

Politica | 13 marzo 2016
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“Gli abitanti dello Zen sono offesi e hanno tutte le ragioni per esserlo, nessuno si aspetti che una visita si risolva in un miracolo, ma bisogna ascoltare con umiltà le periferie”. Cosi la presidente della Camera, Laura Boldrini, spiega il senso della sua tappa allo Zen2, cuore dimenticato del quartiere San Filippo Neri, periferia di Palermo dove oggi il camion delle pulizie fa il giro dell'isolato tre volte in mezz'ora. “Che buffonata le strade pulite solo per un giorno” protesta un residente defilandosi dal corteo ufficiale, mentre la scorta si ferma a pochi metri da una gigantesca catasta di legno pronta per la vampa da bruciare per san Giuseppe. I pochi venditori ambulanti abusivi che provano ad appostarsi al solito posto vengono frettolosamente mandati via. 

“Mi sembra che qui ci sia un'amministrazione attenta che ha già aperto dei tavoli con il governo per sbloccare delle iniziative a sostegno delle periferie. Bisogna ripartire con un piano di risanamento che parta proprio delle periferie - ha sottolineato la presidente della Camera - Sono stata a Scampia, adesso allo Zen e continuerò. Nelle periferie vive la maggior parte della gente, se vogliamo che i giovani credano nelle istituzioni è solo così che potremo avvicinarli”, aggiunge Boldrini mentre attraversa i padiglioni accompagnata dal sindaco, Leoluca Orlando, riconosciuto e salutato da alcuni abitanti affacciati al balcone. 

Una visita iniziata ieri, al palazzo comunale di Palermo, dove è stata accolta dal coro multiculturale degli alunni dell’istituto comprensivo ‘Madre Teresa di Calcutta’. Poi, la conoscenza della Consulta delle culture per un confronto sul tema ‘Palermo, città dell’accoglienza’, nel segno degli ultimi e delle periferie del mondo, “contro i muri e i fili spinati che non hanno mai ostacolato la storia” come ribadisce ancora, durante la presentazione del suo libro Lo sguardo lontano, al teatro Massimo. “Palermo mette in pratica il principio di accoglienza. Non è l’Europa – ha detto la Boldrini – che costruisce muri, sono alcuni Stati membri che lo fanno in modo miope, sapendo bene che non è il muro né il filo spinato che cambieranno la storia. Non è mai stato così. Lo abbiamo visto anche in Europa, dove un muro ha diviso per decenni la Germania: quel muro è caduto e non è un caso che oggi la Germania strenuamente non voglia muri in Europa, perché ha vissuto quell’esperienza. Siamo nel tempo della globalizzazione – ha concluso la terza carica dello Stato – e dobbiamo capire come gestire questo tempo senza creare barriere inutili, che non servono. Siamo un Paese che invecchia, mentre aumenta il numero di giovani che decide di lavorare o studiare all'estero. Se non si invertirà questa tendenza è stato calcolato che per garantire una popolazione di 66 milioni di italiani, il nostro Paese dovrà consentire l'accesso ogni anno a 300-400 mila migranti, altrimenti la popolazione italiana scenderà al di sotto dei 45 milioni. Siamo un Paese a crescita zero, ed è molto triste - ha detto la presidente - Si parla tanto di famiglia come nucleo centrale, ma vorrei vedere politiche proprio a sostegno delle famiglie. Nel 2013, il 95% dell'aumento demografico si deve ai migranti, mentre nel 2015, per la prima volta dal Dopoguerra, la popolazione residente in Italia è diminutita di 150 mila unità, neppure i flussi migratori sono riusciti a mantenere stabile il dato”.


Lungo il percorso allo Zen, Boldrini scambia qualche parola con suor Bartolomea, che da 5 anni fa doposcuola ai bambini dello Zen con l'associazione Lievito. Alla presidente racconta gli sforzi dei genitori per salvare i figli “ma senza lavoro, pulizia, prospettive, dare l'esempio è difficile – spiega la suora - a volte le mamme non riescono a portare i figli a scuola al mattino perchè dormono”. Contro l'inedia e la depressione incipiente lottano da anni instancabili i volontari, come Mariangela Di Gangi, presidente del "Laboratorio Zen Insieme", la prima associazione a mettere piede qui, e che guida Laura Boldrini tra quei residenti che più hanno lottato per un futuro diverso. Mostra il largo ripulito dai rifiuti dove si vorrebbe creare una piazza che non c'è, e un murales disegnato e colorato dai bambini del quartiere prima di entrare in casa di Provvidenza Lo Bono, 49 anni, 4 figli maschi, un marito camionista disoccupato da un anno e due gatti appena adottati che mostra con orgoglio alla presidente. Sul tavolo della cucina, tirata a lucido, vassoi di dolci fatti insieme alla sorella, Patrizia, anche lei disoccupata. separata e già nonna a 42 anni. “Ma la torta ai frutti di bosco l'ha fatta mio figlio 15enne”, precisa Provvidenza. Alle pareti, macchie di umidità e foto dei figli. “Non sono i palazzi a insegnarci l'educazione e il rispetto”, dice la sorella, mentre il marito con discrezione ascolta in silenzio. “Quanti sacrifici in questa casa occupata 25 anni fa – spiega Provvidenza, che riscostruisce le difficoltà con l'Iacp e l'amministrazione – quando siamo arrivati siamo stati 3 mesi senza acqua né luce, io avevo un bambino di un anno e il più piccolo di un mese, alcuni parenti ci hanno aiutato mandando un tubo sopra i tetti per raccogliere l'acqua necessaria”. Poi la sanatoria “pagando 900mila lire di multa” e la richiesta di essere “trattati come cittadini, ma senza lavoro come si fa?”. 
Quando arriva la presidente Boldrini scatta subito il feeling tra donne. Sorridono e parlano fitto di figli e futuro attorno alla tavola piena di dolci fatti in casa. Boldrini ha invitato la signora Provvidenza e le altre donne a visitare Palazzo Montecitorio. "Che emozione - ha detto la signora Lo Bono - io che non ho mai preso l'aereo in vita mia, ospite della presidente Boldrini. Sarà fantastico". Ma a Provvidenza non sfugge niente, e incurante delle telecamere e del servizio d'ordine precisa a chi entra: “Se entrate a casa mia dovete pulirvi le scarpe, sia chiaro”. 
 di Antonella Lombardi

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