“La montagne infidèle” di Jean Epstein al filmfest di Pordenone

Cultura | 3 ottobre 2022
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“Davanti a noi, l’Etna: grande attore che esplode con il suo spettacolo due o tre volte ogni secolo, e io venivo a cinematografare la sua fantasia tragica. Tutto un versante della montagna era una festa di fuoco. L’incendio si comunicava alla parte arrossata del cielo. A venti chilometri di distanza, il rumore arrivava a tratti come da un trionfo lontano, da migliaia di applausi, da un’immensa ovazione […] Un tremore secco improvvisamente scosse il suolo dove noi posavamo i piedi: l’Etna telegrafava le scosse estreme del suo disastro. Le strade ai piedi dell’Etna erano state sbarrate per precauzione. Ad ogni scorcio c’erano camice nere che ci chiedevano il permesso di circolazione […] A Linguaglossa, i mulattieri ci attendevano davanti al fronte di lava, nera, e crepata di porpora come un bel tappeto. Il muro di brace avanzava a crolli successivi. Sotto la sua spinta, le case, mal protette da immagini sacre, esplodevano con un rumore di noci schiacciate. I grandi alberi toccati ai piedi si infiammavano di colpo, dalle radici alla cima, e bruciavano come tante torce, crepitando. Spuntava il giorno. I muli inquieti, narici dilatate, piegavano le orecchie. Gli uomini, impotenti, gironzolavano…”.
Così il teorico e regista documentarista francese Jean Epstein descrive nell’incipit del suo breve saggio “Le Cinématographe vu de l’Etna”, pubblicato a Parigi, le impressioni suscitate dall’eruzione del vulcano, fondendo insieme descrizione fisica e riflessioni concettuali sul cinema (“Sullo schermo non c’è natura morta. Gli oggetti hanno degli atteggiamenti. Gli alberi gesticolano. Le montagne, come quest’Etna, si esprimono. Ogni accessorio diventa un personaggio […] Un panteismo stupefacente rinasce al mondo e lo riempie a sazietà”…).
Nel catalogo di questa 41.ma edizione che verrà pubblicato in seguito si legge: “La notte del 16 giugno 1923 l’Etna iniziò ad eruttare sul versante nord. Quattro giorni dopo, il Pathé-Consortium-Cinéma aveva predisposto di inviare in Sicilia Jean Epstein e gli operatori Paul Guichard e Léon Donnot con 5000 metri di pellicola e una macchina da presa Caméréclair a quattro obiettivi. Una volta arrivati sull’isola, il 24 giugno, ottennero dalla Prefettura di Catania il permesso di salire sul vulcano. L’eruzione era già stata filmata dagli operatori dei cinegiornali e, sebbene stesse finendo, sarebbe cessata il 18 luglio, la lava continuava a scendere dalla montagna. Epstein rammenta che il viaggio durò circa quindici giorni. il film inizia presentando la Sicilia come un paesaggio rurale, fertile e idilliaco, con il vulcano minaccioso, che gli abitanti dell’isola cercano di combattere con l’aiuto dei santi protettori. Le immagini filmano la distruzione causata dall’eruzione vicino alla cittadina di Linguaglossa. Si vedono le case sepolte dalla lava e, come garanti dell’ordine pubblico, le camicie nere fasciste. La Montagne infidèle fu proiettato per la stampa il 22 agosto 1923 e a ottobre di quell’anno sarebbe uscito all’interno di un programma Pathé distribuito internazionalmente. Tra i luoghi della Sicilia che vengono mostrati anche Siracusa, con la grotta chiamata Orecchio di Dionisio. Secondo il resoconto dell’epoca Epstein, Guichard e Donnot girarono a Linguaglossa e sul vicino Monte Rosso, vicino al cratere in attività e nella regione di Siracusa, fermandosi anche a Taormina, Catania e Messina. La Montagne infidèle è il quarto film dell’allora ventiseienne Epstein”.
Considerato perduto il documentario di Epstein (durata circa 25’) verrà proiettato lunedì 3 ottobre, alle ore 16, al Teatro Verdi di Pordenone nella sezione “Riscoperte”, nell’ambito della 41.ma edizione delle “Giornate del Cinema Muto”, la più importante rassegna del mondo dedicata ai “silent movies”, dove accorrono -quasi in religiosa contemplazione - docenti universitari, critici, giornalisti e semplici “cinephiles”, provenienti da ogni parte del pianeta. Una delle caratteristiche dell’affollata sala teatrale è infatti il “multilinguismo”, se si calcola che un buon 75% degli spettatori è costituito da stranieri (soprattutto francesi, tedeschi, americani, inglesi e una buona rappresentanza di esperti originari dell’Est Europa).
Le “Giornate” hanno avuto una anteprima venerdì 30 settembre nella vicina Sacile (che in passato ha ospitato per qualche tempo la manifestazione), come sempre accompagnata da musica dal vivo, quindi l’indomani (dopo le altre proiezioni del giorno) è stata la volta di “The Unknown” di Tod Browning, inserito nella sezione “Eventi Speciali”, interpretato da una giovanissima Joan Crawford e accompagnato da una partitura composta e diretta da José Maria Serralde Ruiz, eseguita dall’Orchestra San Marco. Due le retrospettive, una dedicata a Norma Talmadge, attrice tra le più celebri e ammirate degli anni ‘20 e l’altra a “Ruritania”, film di vario genere ambientati in un regno di fantasia. Evento di chiusura (8 ottobre) sarà “The Manxman” (“L'isola del peccato”, 1929) ultimo film muto di Alfred Hitchcock, commento musicale composto dal britannico Stephen Horne, che sarà eseguito dall'Orchestra San Marco di Pordenone, diretta da Ben Palmer. Ancora tra gli eventi speciali “Nannok” (1922) del grande documentarista Robert Flaherty e “La storia della famiglia di Borg” (1920), tratto dal romanzo omonimo di Gunnar Gunnarsson, scrittore islandese più volte candidato al Nobel. (La Sicilia)
 di Franco La Magna

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