La mafia non uccide più, ora corrompe
Dalla recente relazione di fine anno della Dia si
ricavano interessanti conferme sull’adeguamento criminale delle mafie
nell’attuale fase e sull’oggettiva necessità di rivisitazione del modo di
essere del plurale movimento antimafia. In sintesi, la Dia sottolinea come
l’espansione delle mafie nelle aree più ricche del paese conserva e rafforza il
loro profondo radicamento nelle aree storiche di origine. Tale processo è possibile
per una loro capacità di accumulare capitali e “capitale sociale”, di “adattamento
in vari ambiti territoriali e sociali” e di “travalicare i confini nazionali”.
È assente nella relazione della Dia una risposta
convincente alla domanda del movimento antimafia più avvertito: come siano
possibili processi di espansione, favoriti da corruzione e da relazioni con
apparati amministrativi, senza una qualche responsabilità della politica? Tra l’altro in varie occasioni la Procura
antimafia, la Commissione Antimafia, i processi in corso (Mafia Capitale tra
gli ultimi), la collusione conclamata di uomini politici con la criminalità
organizzata, confermano che esiste il problema. Senza dimenticare che
un’organizzazione criminale per essere definita mafiosa oltre l’omertà,
l’intimidazione, l’assoggettamento (v. art. 416 bis) deve avere un rapporto
organico con componenti della politica e delle istituzioni, oltre che dell’economia
e della società.
Nell’analisi della relazione Dia è assente questa
valutazione che noi auspichiamo venga, invece, assunta come linea guida di
approfondimento organizzativo. D’altra parte la stessa Dia, sposando le stime
della Banca d’Italia e dell’Istat sull’economia illegale - 10% del Pil dal 2005 al 2008 per la prima,
0,9% del Pil nel 2011 per la seconda – non sottovaluta il rilevante danno
procurato allo sviluppo del nostro paese per la mancata realizzazione di
investimenti interni e esteri a causa della condizione di insicurezza
percepita. Ci auguriamo che il coordinamento interforze e la circolarità delle
informazioni su appalti, antiriciclaggio, patrimoni illeciti, possa dare a
breve risultati più evidenti sui rapporti mediati con le parti colluse della
politica. Il rivelamento informatico di accesso ai contratti di opere
pubbliche, attraverso il Sircac, l’Osservatorio Appalti Publici (Ocap), il
monitoraggio finanziario delle grandi opere di interesse nazionale, la
segnalazione di operazioni finanziarie sospette alla Banca d’Italia, hanno
consentito di ottenere importanti risultati che però non evidenziano la
relazione con la politica, invece messe al centro di molti procedimenti
giudiziari ai quali avrà contribuito la Dia oltre che la Dna.
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