La capacità di rinascere dei mafiosi
Alla data odierna non sono noti i tempi politici della nomina e dell’insediamento della Commissione parlamentare antimafia che riteniamo necessaria per stimolare l’azione di conoscenza dei mutamenti in atto delle mafie in Italia e nel mondo. Non sembra neppure semplice l’approvazione auspicata dal fronte antimafia delle modifiche al 416 ter ( voto di scambio)per renderlo applicabile. Intanto, nel paese reale, quello della crisi economica e delle famiglie che riducono i consumi alimentari, continuano a prosperare, nonostante indagini e arresti, i fenomeni mafiosi con le molteplici sfaccettature che li contraddistinguono –pressione estorsiva, imprese dell’economia criminale, uomini politici legati alla mafia, processi su trattative stato mafia-. Pur nel clima estivo che comincia a farsi sentire si colgono manifestazioni di sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica a seguito di gravi delitti o delle minacce di morte a imprenditori che hanno denunciato richieste estorsive come al giovane imprenditore Gianluca Calì di Casteldaccia.
C’è da dire l’internazionalizzazione del ruolo delle mafie non le allontana dal territorio d’origine che esse mirano a controllare con le estorsioni, col voto di scambio e con tutti gli altri affari illegali e legali. Per la prima volta lo rileva anche un rapporto specifico dell’Europol del quale parliamo in questo numero. È un fenomeno che qui la gente percepisce “de visu”mentre continua a interrogarsi perché dopo tanti arresti, mai visti nella storia del paese, il fenomeno non scompaia. È vero che non ci sono più tanti latitanti che girano indisturbati, perché la maggior parte è in galera, ma si notano segni di risorgenza virulenta magari organizzati dalle quinte file.
La zona a est di Palermo, compreso il capoluogo, sembra in questa fase quella più interessata dall’effervescenza criminale e mafiosa, che ha creato allarme sociale, ma anche mobilitazione popolare.
L’abbiamo visto l’altra sera a Villabate dove il nostro Centro studi, ospite nella Chiesa Madre S.Agata, assieme al Presidente della Corte d’Appello di Palermo Oliveri, ai professori Di Chiara e La Spina dell’Università di Palermo, presenti parroci, sindaco, giunta consiglieri comunali, e oltre duecento cittadini fino alle ventitré, ha presentato il libro di Giuseppina Tesauro sulla storia della mafia e dell’antimafia di Villabate (e della zona) dall’Ottocento sino alle grandi recenti inchieste (dal Grande Mandamento a quella “Senza Frontiere”). Abbiamo colto non solo curiosità ma consapevole partecipazione.
Intanto la novità, almeno per Villabate, di un dibattito antimafia dentro una Chiesa ospite del Parroco, impensabile fino a qualche anno fa. Laici e religiosi uniti , nel rispetto delle diversità culturali e di fede, nella ricerca di una società senza sopraffazione, violenza e ingiustizia sociale cioè di una democrazia compiuta. Tutti convinti che non può esserci scissione tra quanto si afferma per fede o convinzione laica e quanto si pratica nelle relazioni sociali. È inaccettabile il peccato come l’offesa civile alla dignità del cittadino per cui è doveroso il ripudio di ogni tolleranza o complicità verso i comportamenti mafiosi.
È quanto diranno domani, martedì 9 luglio, a Bagheria presso l’Aula consiliare, coloro che hanno accettato l’invito del Centro La Torre a manifestare il proprio rifiuto antimafioso, a mobilitare la coscienza civica democratica delle comunità locali tanto più pressante dopo le minacce a Calì, che sarà presente in prima fila, e i numerosi episodi di violenza criminale ( dai furti agli incendi di auto alle estorsioni ai delitti). Associazioni antimafie, sindacati, imprese, parrocchie, amministrazioni comunali, forze politiche hanno già aderito e assicurato la loro presenza.
Noi del Centro La Torre siamo convinti, da sempre, che la lotta antimafia debba poggiare prima di tutto sulla mobilitazione popolare per rivendicare politiche sociali adeguate e per sostenere quanti, nelle istituzioni, nell’economia e nella politica contrastino le mafie e rifiutino di avvalersene per potere politico e per affari.
Questo è stato il filo conduttore della ricerca della Tesauro che ha raccolto storie scritte e orali su mafia e antimafia riuscendo a rendere chiaro come il Fontana dell’Ottocento- provocatore contro i Fasci siciliani, esecutore per conto dell’on. Palizzolo dell’uccisione del marchese Notabartolo, uomo della Mano Nera di New York, organizzatore dell’uccisione di Joe Petrosino- e il pentito Campanella, pentito del ventunesimo secolo, abbiano in comune la commistione con la politica. Campanella, modernamente, organizzava convegni antimafia mentre era il trait d’union tra politica, i Mandalà e i Provenzano e il mondo degli affari. In tal senso un altro merito del libro è quello di aver fatto luce sul ruolo di cerniera svolto dalle famiglie mafiose di Villabate. Anello di congiunzione tra la mafia dell’area metropolitana, da Palermo a Termini passando da Casteldaccia e Bagheria e quella dell’entroterra corleonese e d’oltreoceano come provano i delitti politici del dopoguerra, la strage di Ciaculli, le guerre di mafia degli anni ottanta e novanta sino ai nostri giorni. Un filo rosso di sangue che lega il potere delle classi dirigenti locali, regionali e nazionali al sistema mafioso ieri nell’economia degli agrumi e oggi nell’era della finanza globale come documenta anche Europol. Fino a quando?
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