L'omaggio di Camporeale al coraggio di Giuseppe Montalbano
Ricordato stamani Giuseppe Montalbano, medico condotto di Camporeale ucciso dalla mafia il 18 novembre 1988. Una marcia promossa dai figli Luigi e Valerio, dalle loro compagne e figli, è partita dal locale Istituto comprensivo L. Sciascia dopo l’intitolazione della sala lettura al medico e si è conclusa nella azienda agricola di famiglia, oggi biologica, dove una croce perennemente illuminata indica il luogo dell’assassinio. I figli da alcuni anni hanno istituito con propri fondi una borsa di studio a favore degli studenti che aderiscono a un bando annuale. Ampia partecipazione studentesca da Camporeale, Castellammare, Palermo (liceo artistico Kiyoara), di associazioni sportive e culturali tra le quali quella dei “medici liberi” aderenti alla Cgil. Il Centro studi Pio La Torre, invitato , vi ha partecipato con una delegazione guidata dal suo presidente Vito Lo Monaco che ha ricordato, nel suo intervento, come i primi soccorsi, il giorno dopo il terremoto del 18 gennaio 1968, furono organizzati da lui, all’epoca giovane consigliere comunale a Camporeale e da Pio La Torre, in quel momento segretario provinciale del Partito Comunista e deputato regionale, ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982. Tracce di memoria e percorsi di impegno civile e politico che si intrecciano nella storia di quel paese.
Camporeale, il paese di Pasquale Almerico, sindaco, democristiano, ucciso dalla mafia il 12 marzo 1957, perché si opponeva all’ingresso nel suo partito del capo mafia Vanni Sacco, invece caldeggiato da Giovanni Gioia segretario provinciale della Democrazia cristiana che non profferì parola su quella uccisione. Camporeale è anche il paese di Calogero Cangialosi, sindacalista della Cgil, socialista ucciso quasi dieci anni prima (1 aprile 1948), sempre dagli uomini di Vanni Sacco.
Ma perché Giuseppe Montalbano, medico condotto, uomo mite e onesto, al servizio della comunità, ma non della mafia, mai prono al suo potere, fu ucciso in modo barbaro nella sua azienda mentre sovrintendeva ai lavori dei campi? Soltanto perché non era “a disposizione” della mafia. Totò Rina, alle prese col maxiprocesso in corso, decise, come appurò il processo contro gli assassini del medico, che Camporeale doveva passare dal mandamento di Alcamo a quello di S.Giuseppe Jato dei Brusca e degli Agrigento ritenuti più sicuri, fedeli e in ascesa. Questi eliminano l’indisponibile Montalbano, su sollecitazione di un vile impiegatuccio suo nemico, per far saper al paese chi comanda su quel territorio da quel momento. Gli esecutori furono condannati a pene severe. Gli assassini se non sono morti marciscono in carcere.
Invece, Montalbano continua a vivere
nella memoria delle nuove generazioni come cittadino onesto che non
si piegò a nessun sopruso, senza rivendicare alcuna etichetta o
decorazione da eroe. Una storia di esemplare nobiltà d’animo
stroncata da vili e ignobili “uomini d’onore”.
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