L'attualità del Glass-Steagall Act per i risparmiatori italiani
Il Glass-Steagall Act fu la risposta del Congresso USA alla crisi finanziaria iniziata nel 1929
che, già all'inizio del 1933, aveva portato al fallimento numerose banche
americane.
La prima misura fu quella d’istituire la Federal Deposit
Insurance Corporation con lo scopo di garantire i depositi .
Oggi, invece, i depositi sono stati coinvolti nella crisi
finanziaria di Cipro e le recenti Direttive Europee in materia hanno deciso che
i depositi oltre i centomila euro possano essere oggetto di “attenzione” in
caso di fallimento della banca presso di cui sono depositati.
Vale a dire che rischiano di essere utilizzati anch’essi
per partecipare alla copertura delle perdite.
La seconda misura del Glass-Steagall Act prevedeva l'introduzione di una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di
investimento. Le due attività non potevano essere esercitate dallo
stesso intermediario, portando così alla separazione tra banche commerciali e
banche d’investimento. La motivazione di tale provvedimento era quella di
evitare che il fallimento dell'intermediario comportasse il fallimento della banca tradizionale,
impedendo che l'economia reale fosse
direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari.
Quello che invece è accaduto con la crisi finanziaria del 2007 dove, per salvare il risparmio dei
cittadini ed evitare quindi che le perdite delle banche d’investimento
coinvolgessero le banche tradizionali, i governi dei diversi Stati sono stati
costretti a porre in essere enormi salvataggi, destinando importanti risorse
pubbliche allo scopo. Questo ha spostato il problema, a partire da quel
momento, sulla sostenibilità dei debiti pubblici, che si erano dilatati, in
molte situazioni, a causa di quegli interventi.
Nel dopoguerra, progressivamente, gran parte dei
contenuti del Glass-Steagall Act furono abbandonati. Buona parte delle banche
nazionalizzate sono ridiventate private. La divisione fra istituti di
credito a medio termine ed a breve è
stata superata e nel 1999 il Congresso
degli Stati Uniti, a maggioranza repubblicana, ha approvato una nuova legge
bancaria promossa dal Rappresentante Jim Leach, dal Senatore
Phil Gramm e promulgata
il 12 novembre 1999 dal Presidente
Bill Clinton
con il nome di Gramm –Leach –Biliey Act.
La nuova legge abrogava le disposizioni del Glass-Steagall
Act del 1933 che prevedevano la separazione tra attività bancaria tradizionale
e investment banking, senza alterare le disposizioni che riguardavano la FDIC.
L’abrogazione ha permesso la costituzione di gruppi bancari
che, al loro interno, permettono, seppur con alcune limitazioni, di esercitare
sia l'attività bancaria tradizionale, sia l'attività di investment banking e
assicurativa.
Questo processo si è affermato, oltre che negli USA, in molti Paesi ed, in breve tempo, tutto il sistema
finanziario mondiale si è uniformato. Nuovi prodotti assicurativi e
d’investimento sono diventati essenziali per i bilanci dei più importanti gruppi bancari.
Ancora oggi, le operazioni su derivati costituiscono uno
degli impegni in essere più importanti presenti nei bilanci
di molte banche; inoltre, tutte le banche di credito ordinario continuano
ad avere un’importante sezione di mutui e, tramite nuove operazioni di
cartolarizzazione dei crediti in essere
sulle operazioni già effettuate, possono ottenere nuove disponibilità da
investire in nuove erogazioni a medio
termine.
Sembra che adesso, dopo il lungo silenzio europeo su questo tema
pur dopo le raccomandazioni di Draghi quando era ai vertici del Financial
Stability Board, il nuovo leader del Labour inglese, Corbyn voglia riprendere la questione, riproponendo nel suo programma i
contenuti della legge Glass-Steagall.
Tra l’altro, il ministro
dell’economia, designato da Corbyn per il suo Governo ombra, è quel John McDonnell, economista ed ex
sindacalista, che, a suo tempo, si
oppose alla guerra in Irak e che sulla rivista Labour Briefing (2012): si è dichiarato
favorevole ad un “sistema Glass-Steagall in piena regola”,
per separare le banche ordinarie da quelle d’affari.
Non sembra che la questione in Italia sia stata
presa sufficientemente in
considerazione, né che si stiano facendo
dei passi in questa direzione. Forse, riteniamo che il controllo esercitato
dalla BCE sull’andamento delle nostre
istituzioni bancarie sia sufficiente?
Eppure, al di là del coinvolgimento dell’economia
reale nell’eventuale scoppio di una crisi finanziaria, già la stessa
possibilità che l’intermediario bancario agisca direttamente come investitore può distogliere risorse dagli impieghi direttamente
produttivi per orientarli sulla rendita. Le nostre forze politiche di governo dovrebbero
porre maggiore attenzione a
queste problematiche.
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