Il lavoro minorile non è gioco ma sfruttamento

Giovani | 13 giugno 2023
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Così come sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il lavoro minorile viola il diritto di ciascun minore “di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”. Il lavoro minorile è un fenomeno ancora molto diffuso nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 138 (1973).

In occasione della 22a Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, che quest’anno ha come focus la giustizia sociale per tutti, Save the Children ha lanciato l’allarme sulla violazione dei diritti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza che riguarda 336mila minorenni tra i 7 e i 15 anni solo in Italia coinvolti in esperienze di lavoro continuative, saltuarie o occasionali. Nel rapporto “Non è un gioco”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, infatti, è stato analizzato il lavoro minorile in Italia, conoscendo e dando voce ai minori coinvolti nel fenomeno. Il 6,8% della popolazione totale nella fascia d’età 7-15 anni, svolge o ha svolto un’attività lavorativa: una proporzione che sale a 1 minore su 4 se considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, per circa 58mila adolescenti, si tratta di casi di lavori particolarmente dannosi per l’impatto sui loro percorsi educativi e il benessere psicofisico, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi. I settori maggiormente interessati dal lavoro minorile in Italia, come evidenziato nel rapporto, sono quelli più tradizionali come la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali, la ristorazione, seguiti dalle attività in cantiere, in campagna, dalle attività di cura con continuità di fratelli o di parenti. Non mancano tuttavia le nuove forme di lavoro online, come la realizzazione di contenuti per social network o videogiochi. Per molti minori, il lavoro minorile rappresenta l’altra faccia dell’abbandono scolastico: ecco perché Save the Children ribadisce la necessità di investire sulla scuola e sulla qualità dell’istruzione, per garantire il diritto allo studio ad ogni bambina e bambino. 

Il fenomeno del lavoro minorile è in gran parte sommerso e destinato a peggiorare con la crescita delle famiglie con dei figli che versano in condizioni di povertà. I progressi nella riduzione del fenomeno negli ultimi 20 anni hanno tuttavia dovuto fare i conti con diverse criticità: i conflitti armati, l’impatto della pandemia Covid-19 e la crisi climatica, cause correlate di un esponenziale aumento delle famiglie sfollate o precipitate nella povertà, costringendo altri milioni di bambini al lavoro minorile.
Nel mondo, sono 160milioni i bambini e gli adolescenti tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile. Secondo le stime, in quasi la metà dei casi, ci troviamo dinanzi ad un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale, per 79milioni di minori. In Europa, in un solo anno, oltre 200.000 bambine, bambini e adolescenti in più sono stati spinti sull’orlo della povertà, portando nel 2021 il numero totale di minori a rischio povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4. In Italia, quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, ha avuto un’esperienza di lavoro minorile. Il numero dei minori in povertà assoluta ha ormai raggiunto la cifra di 1 milione e 382mila, il 12,1% delle famiglie con minori (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta, e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà.
“È necessaria, allo stesso tempo- ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children- una forte azione istituzionale coordinata e mirata sul lavoro minorile, che parta dal rilievo sistematico del fenomeno nei diversi territori e preveda misure concrete di prevenzione e contrasto. Un’azione efficace non può poi prescindere da un intervento diretto nei singoli territori, e in particolare in quelli maggiormente deprivati, che rafforzi le reti di monitoraggio, il sostegno ai percorsi educativi e formativi e il contrasto alla povertà economica ed educativa, con un’azione congiunta da parte delle istituzioni e degli attori sociali ed economici attivi sul territorio”. 

Save the Children Italia sottolinea la necessità che venga realizzata un’indagine sistematica e periodica sul lavoro minorile in Italia, a cura dell’ISTAT, che comprenda anche il fenomeno ormai attuale del lavoro online. Chiede altresì che i Comuni elaborino un Programma Operativo di prevenzione e di contrasto del lavoro minorile e della dispersione scolastica con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori del territorio e che si garantisca un sistema di presa in carico a livello territoriale dei minori infrasedicenni che lavorano e del loro nucleo familiare, per garantire un percorso di protezione dallo sfruttamento, reinserimento e riorientamento, assicurando anche la formazione del personale preposto all’identificazione e all’assistenza dei minorenni esposti al lavoro minorile. L’Organizzazione chiede anche il coinvolgimento dell’istituzione scolastica. Propone, infatti, che sia promossa, all’interno dei percorsi di educazione civica a partire dalla scuola secondaria di I grado, la formazione di studentesse e di studenti sui diritti e la legislazione che regolano il lavoro in Italia; che sia prestata particolare attenzione agli studenti in difficili condizioni economiche facendo in modo che siano chiari tutti i servizi e le opportunità messi a disposizione per garantire il diritto allo studio, dalle borse di studio agli sgravi fiscali; che si utilizzino i fondi del PNRR per lo sviluppo delle competenze trasversali e legate alla transizione digitale e green dei giovani, offrendo percorsi di qualità, prospettive di formazione e specializzazione in settori emergenti.
 di Melania Federico

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