Il cinema di Venezia arriva nelle sale

Cultura | 19 settembre 2022
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Da “Maigret” di Patrice Leconte al “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio e “Per niente al mondo” di Ciro D’Emilio i grandi schermi si illuminano di nuovo


Maigret
Pachidermico, crepuscolare, infiacchito, velato d’irredimibile tristezza, perfino privo (per motivi di salute) dell’immancabile pipa, divenuta quasi una estensione del corpo. Così il leggendario commissario “Maigret” (2022), appare - e nella sequenza finale si dissolve, preannunciandone la fine - nell’ultimo film del parigino Patrice Leconte, richiamato dal vecchio amore per il fluviale scrittore belga in lingua francese George Simenon, noto soprattutto per aver dato vita alla figura del commissario francese, nonostante la policroma e incredibilmente copiosa produzione letteraria, spesso adattata per il cinema e la televisione. Preceduto da nobili trascorsi cinematografici (il mitico Jean Gabin) e televisivi (l’inimitabile, indimenticato, Gino Cervi) e altri, l’attuale incarnazione del corpulento Gerard Depardieu disegna la figura d’un poliziotto stanco, giunto ormai alla fine della carriera, ma sempre votato alla ricerca della verità (e qui anche umanamente dell’identità della vittima), per svelarne gli anfratti più turpi e profondi, osservando e ascoltando senza mai giudicare, compito da cui si ritiene professionalmente e moralmente estraneo. Liberamente tratto dal romanzo “Maigret ei la jeune morte”, scritto da Simenon nel 1954, l’omaggio di Leconte all’infallibile commissario, appare una sorta di canto del cigno, come se l’anziano regista avesse voluto chiudere definitivamente il suo viscerale amore con lo scrittore e con il personaggio.

Il signore delle formiche
Per chi volesse fare un balzo indietro nella storia nazionale, verificando l’arretratezza morale e culturale dell’Italia omofoba e clericale dei primi anni ’60, “Il signore delle formiche”(2022), ultimo film di Gianni Amelio, sconcertante vicenda del mirmecolo Aldo Braibandi (studioso delle formiche e coltissimo intellettuale, ex partigiano ed esponete del Partito Comunista Italiano) ne offre un inquietante, tagliente e accurato ritratto, riesumando un caso caduto nell’oblio e messo a tacere per “carità di patria”. Braibandi, omosessuale, processato e condannato per plagio, resta un caso esemplare di quel clima plumbeo e oscurantista d’un paese faticosamente avviato verso la modernizzazione, a cui un potere politico e giudiziario retrivo e repressivo continuava ad opporsi, lottando strenuamente contro le forze progressiste e riformatrici presenti nella società civile e nello stesso Parlamento. Presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il film conferma le peculiari doti drammatiche di Luigi Lo Cascio, nei panni del protagonista e la perizia narrativa di Amelio, che non smette di attingere alla propria storia personale per trarne rinnovata linfa artistica. Ottimo, come sempre, Elio Germano.

Per niente al mondo
Cruenta tragedia infinita d’uno chef d’alta classe, ingiustamente accusato d’essere la mente criminale d’una banda di malfattori. Secondo film del regista campano Ciro D’Emilio, “Per niente al mondo” (2022) segue la discesa agli inferi d’un uomo di successo (buona prova drammatica del taorminese Guido Caprino), per quanto riconosciuto innocente, dopo aver scontato un anno di galera, incapace di risalire dal baratro in cui è precipitato, fino alla tragica conclusione. Prevedibile dramma di un uomo che si perde e paga un prezzo altissimo nel tentativo di ricostruire illecitamente lo status perduto. Debordante colonna sonora, inutile pendant della drammaticità della vicenda.
 di Franco La Magna

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