I molti punti oscuri
del consumo di droghe
Spiegare in quale mondo si entra quando abbiamo a che fare con le sostanze stupefacenti che, come conseguenza della loro assunzione, portano alla dipendenza o anche alla morte. È importante farlo analizzando il tema da diversi punti di vista, sociale, sociologico, patologico, criminologico, chimico. Tante facce della stessa medaglia che non tutti conosciamo. Ecco perché assume un grande valore averne parlato all'Itst ''Vittorio Emanuele III”, dove si è tenuta la seconda conferenza del “Progetto educativo antimafia”, giunto alla 19sima edizione, promosso dal Centro studi Pio La Torre.
”Produzione e spaccio, dalle droghe tradizionali a quelle sintetiche'' il tema dell’incontro che, secondo la sociologa Alessandra Contino, che ha moderato l’incontro, va affrontato da tanti punti di vista differenti per averne una visione globale.
«Per prima cosa vorrei centrare il nostro punto di osservazione rispetto al tema delle sostanze, delle dipendenze e dell'approccio da parte dei giovani, a partire da che cosa li spinge, cosa li induce – non necessariamente in maniera personale e singola, quindi come interesse, curiosità, disagio personale, a più ampio livello sociale – a fare uso di sostanze. E la cosa principale che salta agli occhi immediatamente è che il significato attribuito al consumo di sostanze ma tutto sommato alle dipendenze in generale, è molto diverso rispetto all'interpretazione tradizionale proposta dal punto di vista sociologico. Oggi i giovani si trovano ad affrontare sfide evolutive, per esempio quelli della mentalizzazione del corpo che cambia, la capacità di riconoscerlo e di esserne fieri, in un contesto sociale che è molto diverso dal passato. È molto diverso anche il modo in cui viene interpretato il tema della dipendenza. Non si può più parlare di trasgressione. L'accostarsi al consumo compulsivo di sostanze, di oggetti, di cose che hanno una relazione di consumo, assume maggiormente una forma di normalizzazione. E la spinta verso il culto della performance non permette ai ragazzi di interagire con se stessi in un tempo fisiologico.
C'è la necessità di essere sempre performanti, sempre pronti, sempre veloci. Il confronto non è più con se stessi, col corpo che si aveva quando si era bambini, ma è con i modelli che arrivano dai media, dai social; modelli perfetti, che magari non sono neanche reali perché modificati anche attraverso i programmi, però è quello con cui ci si misura».
Cambia, quindi, anche la visione del futuro
«È cambiata perché il futuro – aggiunge Contino – è vissuto con ansia, come una preoccupazione, più come una minaccia che come una promessa. Naturalmente, di tutto questo grande responsabilità ha la società che vive una fase di crisi sociale. La crisi dei valori precedenti la viviamo anche noi adulti, quindi non riusciamo ad essere un saldo punto di riferimento per i giovani, nei quali vediamo crescere ansia di natura sociale, ma anche individuale, sentendo la necessità di doversi conformare. Ecco perché l'assunzione di sostanze oggi è figlia del conformismo, al contrario di quello che si pensava in passato quando era una forma meramente trasgressiva».
Fondamentale, quindi, parlare in maniera diretta ai giovani dei risvolti sociali del consumo di sostanze stupefacenti.
«La prima cosa che voglio dire ai giovani – dice Michele Sanza, direttore dell’Unità operativa Dipendenze patologiche Forlì - Cesena Ausl Romagna – che quello delle sostanze è un mercato diciamo moralmente privo di ogni forma di scrupolo; ed è un mercato enorme, potentissimo. Le sostanze muovono nel mondo un potere economico che è pari a quello di una nazione sviluppata, quindi le logiche dei narcotraffici sono esattamente quelle del mercato. Rispetto a quello che è accaduto nel commercio delle droghe, possiamo dire che la fisionomia dell'approccio alle sostanze è cambiata per motivi economici e geopolitici. Ci sono alcuni esempi eclatanti e clamorosi. Pensiamo, per esempio, al passaggio storico, significativo proprio per quella trasformazione dalla droga come trasgressione alla droga come normalizzazione nei contesti soprattutto del divertimento lucido, quello delle discoteche per intenderci. È avvenuto verso la fine degli anni ‘80 ed è legato all’esplosione di una malattia temibile e spaventosa. che oggi facciamo finta che non esista più ma che invece è tuttora molto presente, la sindrome da immunodeficienza acquisita, l'Aids. Parliamo di una malattia che determinò un crollo del consumo dell'eroina o, per meglio dire, dei nuovi soggetti che si avvicinavano all'eroina, il cui mercato era legato a una certa stabilità proprio perché la tossicodipendenza a cui portava era molto tenace e gli acquirenti erano portatori di una promessa a lungo termine. Il timore di contrarre l’Aids determinò un crollo assoluto del consumo da parte dei nuovi tossicodipendenti».
Ma cosa succede attraverso il consumo delle sostanze?
«Che le sostanze interferiscono pesantemente con lo sviluppo – spiega Sanza – violentando il centro del piacere, cioè quella struttura che ha sede nella parte profonda del cervello e che è determinante per orientare il nostro comportamento. L'Unicef ha detto che il cervello ha due finestre di opportunità: una è costituita dalla prima infanzia, durante la quale dobbiamo assicurare ai giovani, ai bambini una nutrizione adeguata e cure parentali fatte di attenzione e di affettività. La seconda opportunità è l'adolescenza, quella in cui avviene la trasformazione da crisalide a farfalla, potremmo dire usando una metafora. E questa seconda finestra di opportunità è soprattutto legata alla costruzione del cervello e allo sviluppo della corteccia frontale. Se noi interferiamo con le sostanze durante gli anni che vanno dagli undici ai diciotto anni, otterremo, ahimè, purtroppo degli effetti negativi sullo sviluppo del cervello».
Di lato oscuro delle droghe, intendendo il termine oscuro come poco conosciuto, non senza luce, ha parlato Carmelo Calzetta, direttore tecnico superiore chimico della polizia di Stato in servizio presso la polizia scientifica Sicilia Occidentale di Palermo
«Vista la platea di giovani - ha detto Calzetta - vorrei coinvolgerli in questo viaggio nella scienza per cercare di dare informazioni, vagliate con rigore dal punto di vista scientifico, per togliere false credenze o credenze incomplete. Io sono un chimico e, senza entrare oltremodo nel campo di competenza della medicina, della psicologia, della psichiatria, porto il contributo della scienza chimica a questo problema. Iniziamo dal nome. Nel linguaggio comune la sostanza stupefacente viene indicata col termine di droga, ma è un'improprietà lessicale, non rende esattamente il concetto dal punto di vista del significato. Droga deriva dalla lingua olandese, drog, che significa asciutto, secco. Nella lingua inglese il termine drug fa riferimento sia al farmaco sia alla sostanza stupefacente. Quello che i greci chiamavano farmacon che, nel primo significato significa veleno, mentre nel secondo vuol dire rimedio».
Ed è un po' qui che si gioca la partita...
«Si gioca proprio sul bordo – aggiunge Carmelo Calzetta – perché alcune sostanze manifestano attività farmacologica tesa a curare patologie ma, se si abusa, possono ovviamente presentarsi con tutti gli aspetti negativi. Spesso le sostanze in passato sono state utilizzate come farmaci ma, quando grazie a una sperimentazione si è visto che l'effetto terapeutico veniva surclassato dall'effetto tossico, sono uscite dalla farmacopea ufficiale. Una di queste è stata l'eroina, sintetizzata nel 1909 dai chimici della Bayer come sostituto della sua mamma, la morfina. Ci si è ben presto resi conto che i danni erano superiori all'effetto terapeutico».
L'industria del malaffare non ha cura della salute dei clienti.
“L’industria del malaffare ha come obiettivo il profitto illegale, quindi, per guadagnare più possibile, punta a ottenere un sottoprodotto che può essere anche più tossico dello psicotropo che sta sintetizzando, non spendendo per creare una dose pura. Lo stesso succede quando i narcotrafficanti estraggono la cocaina dalle foglie; non utilizzano solventi di purezza, i cosiddetti upgrade solvents, ma gasolio, kerosene. Perché? Perché è a basso costo. A rimetterci sarà sempre e solo il consumatore”.
Tante le domande degli studenti che hanno chiesto di approfondire parti degli interventi. La conferenza, la seconda del “Progetto educativo antimafia” promosso dal centro La Torre, ha polarizzato l’attenzione dei ragazzi suscitando un reale interesse per un tema che non si esaurisce, tanta la sua complessità e la difficoltà di trovare risposte vincenti.
Si annuncia altrettanto interessante la prossima conferenza, in programma a gennaio, quando si parlerà di come "Lo stato può battere la mafia".
Ultimi articoli
- La “vita online”
di tanti giovani
sedotti
dal mondo digitale - Non solo Cosa nostra,
ecco le mappe
della mafia in Sicilia - Don Ignazio Modica,
storia del prete
che sfidava la mafia - Il progetto educativo
indaga sulle droghe - In piazza la protesta contro
le manovre che pesano
sui lavoratori - Due anni fa l'addio
Il ricordo di Nino Mannino - Nino Mannino, l'uomo del Pci
che parlava
con il popolo - Ovazza, l’ingegnere che vedeva la riforma agraria come fattore di sviluppo
- Le busiate, luce
e colori sulle storie trapanesi - La rielezione di Trump
Rischi di scissione
tra libertà e democrazia