I giovani invadono i tribunali nel nome della legalità

Società | 6 maggio 2018
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E’ notte al Palazzo di Giustizia di Palermo. Ma non una notte buia e piena di insidie come quelle che il ‘Palazzo dei veleni’ ha dovuto testimoniare nel corso degli ultimi decenni. L’oscurità, stavolta, è illuminata dalle magliette rosse dei ‘portatori sani di legalità’ che hanno invaso le aule e i corridoi del luogo dove si amministra la Giustizia nel capoluogo siciliano. Ed è rischiarata dall’ansia di legalità che trecento studenti di dodici scuole dell’Isola hanno portato con loro a Piazza Vittorio Manuele Orlando. E’ la ‘notte della Legalità’.

Il 5 maggio l’Associazione Nazionale Magistrati palermitana ha dato vita ad un pomeriggio intenso, dedicato ai più giovani con lo scopo di aprire le stanze del Palazzo di giustizia a eventi, seminari, concerti, mostre fotografiche e workshop tutti incentrati sul rispetto della legge e degli altri cittadini. Ragazzi e toghe, avvocati e uomini delle istituzioni, giornalisti e esponenti della Tv e della cultura hanno animato quei luoghi che fino a 25 anni facevano da cornice al lavoro determinate ma con animo inquieto di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. L'iniziativa, promossa da Miur e Anm, si è svolta in contemporanea anche a Roma, Napoli e Genova.

“Qui c'è l'anima segreta, tragica ed eroica di una guerra sanguinosa segnata da tanti lutti che vi riguardano – ha detto il procuratore generale Roberto Scarpinato nel saluto iniziale agli studenti - che vi hanno consentito di vivere da persone libere, e non come sudditi costretti a piegarsi. Quando camminerete nei corridoi e nelle aule pensate alle ultime ore trascorse da Paolo Borsellino, cosi consapevole che sarebbe stato ucciso dopo la strage di Capaci che proprio in questo palazzo di giustizia volle compiere un gesto simbolico: chiamò un amico sacerdote per confessarsi e prendere la comunione”.

La manifestazione ha consentito di trasformare le aule dove tradizionalmente si svolgono le udienze in laboratori pratici dove mostrare come senso civico e diritti si articolino nella realtà spesso complicata di indagini e processi. A partire dal primo pomeriggio il confronto si è aperto su temi di cronaca come il cyber-bullismo, l'immigrazione, il racket, la legalità nello sport, il diritto all'informazione e il necessario bilanciamento tra privacy e informazione, la Costituzione italiana. Di particolare interesse per gli i ragazzi la ricostruzione della scena del crimine tra realtà e fiction con i Ris dei Carabinieri e la Polizia Scientifica. “Quello che mettiamo sul web è per sempre – è il messaggio espresso dal Il magistrato Federica La Chioma all’interno del durante il laboratorio sul “cyber-bullismo per un uso consapevole del web e dei social”- e la tecnologia è uno strumento di lavoro. Bisogna tuttavia mantenere la consapevolezza che il suo utilizzo produce in chi ne fa uso. Il pericolo da scongiurare è allevare adolescenti digitalmente modificati”.

Il 5 maggio per la città di Palermo non è, però, una data qualsiasi. E’ anche il giorno in cui sono morti il procuratore antimafia Pietro Scaglione, ucciso per mano mafiosa nel 1971 e Agnese Borsellino, moglie e compagna di una vita del giudice trucidato dalla mafia, scomparsa lo stesso giorno del 2013. E’ un giorno, il 5 maggio, che segna un ideale passaggio di consegne verso i cittadini di domani, protagonisti a partire dal presente delle opere finalizzate al contrasto all'illegalità, ‘giovani ambasciatori’ come li ha definiti Alessia Sinatra, della Direzione Distrettuale Antimafia - membro della giunta esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati. Di un ‘impegno collettivo’, quello del contrasto alla illegalità, ha parlato invece l procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, ricordando i 108 bambini uccisi dalla mafia.

Non solo incontri frontali però. Dopo la conclusione dei seminari, è cominciata la festa con lo spettacolo di diversi con gli artisti che si sono spesi gratuitamente in una mobilitazione collettiva come Valentino Ficarra e Salvatore Picone, Andrea Febo, cantautore, che ha lanciato il progetto discografico “Denuncialo”, la band dei Tre Terzi ed altri ancora.

A fare da sfondo all’iniziativa i pannelli di Lavinia Caminiti, fotografa e autrice degli scatti della mostra “Gli invisibili, ammazzati dalla mafia e dall’indifferenza”. Quaranta memoriali delle vittime di Cosa nostra, tra giudici, poliziotti, giornalisti e testimoni barbaramente trucidati dai mafiosi ma rimasti nella memoria di chi ha a cuore le sorti dell’Isola. Dal casolare dove fu massacrato Peppino Impastato alle pagine storiche dei quotidiani dopo le stragi, la mostra prosegue un progetto avviato da Lavinia Caminiti nel 2013: per “documentare quale memoria la Sicilia conservi dei delitti di Cosa Nostra – spiega l’autrice - fotografando e riprendendo in momenti di normale quotidianità luoghi testimoni di fatti efferati e mettendoli a confronto con documenti prodotti immediatamente dopo il delitto”.

 di Giuseppe De Simone

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