Don Ciotti: mafia normalizzata, molti convivono con i boss in colletto bianco

Società | 29 ottobre 2022
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«Il Mediterraneo è diventato il cimitero per migliaia di migranti e rifugiati. Ecco da una parte parliamo delle mafie, delle Convenzioni e dall’altro tradiamo la Costituzione, la Carta Europea, la carta universale dei diritti umani. E allora c’è un problema: quando il valore del denaro è superiore al valore della vita si è già in stato di conflitto, un conflitto non dichiarato e perciò ancora più pericoloso, subdolo, ipocrita», così Luigi Ciotti, presidente di Libera, parla di migranti e di respingimenti nel suo intervento di apertura della due giorni dell’associazione ad oltre 20 anni dalla Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale in corso di svolgimento a Palermo,. “Le mafie uccidono di meno, almeno da noi, ma in altre parti del mondo è una strage - ha detto - C’è una riflessione che dobbiamo fare e dobbiamo portare avanti con umiltà e forza. In questi 28 anni abbiamo cercato e continueremo a cercare di dimostrare che c’è un ruolo della società responsabile consapevole che si mette in gioco, un ruolo fondamentale perché le leggi, i decreti quelle carte lì non bastano se non c’è una rivolta delle coscienze, se non c’è la partecipazione delle persone, se non inondiamo i nostri territori di fiducia e di speranza andando incontro soprattutto verso le persone più fragili e più deboli. Oggi - ha proseguito Luigi Ciotti - la criminalità italiana, e non solo, sta assumendo sempre più una connotazione transnazionale costituendo un pericolo globale e crescente per la sicurezza degli Stati, delle loro economie e dei diritti dei cittadini e conseguentemente l’attività di contrasto alle mafie è diventata una priorità per l’intera comunità internazionale ed europea. E’ questo l’allarme lanciato ed evidenziato dal documento strategico del Europol».
«La politica nasce per governare le città, per garantire la giustizia sociale e la pacifica convivenza. La politica, nasce dall’etica, la politica è l’etica della comunità e il servizio del bene comune», ha conclulo don Luigi Ciotti l'indomani. «Come Libera - ha spiegato il fondatore - abbiamo sempre difeso la sacralità delle Istituzioni. Le istituzioni sono sacre ma dobbiamo distinguere le istituzioni da chi le governa, da chi le gestisce. Senza voler generalizzare da troppo tempo se da un alto vediamo uomini e donne oneste impegnate nelle istituzioni e che vivono la politica come un sincero servizio per il bene comune, dall’altro troviamo nelle istituzioni chi non è degno».
«Nel 2000 qui a Palermo - ha ricordato don Ciotti - nel discorso conclusivo come Libera in uno dei passaggi dicevo: ’Basta con ambiguità di molti partiti, che hanno a loro interno persone che sono espressione di illegalità. I partiti devono darsi un codice di autoregolamentazione. Basta con quei politici più preoccupati dell’estetica che dell’etica del loro agire, più interessati alle poltrone, al potere, al prestigio. Non si può parlare di contrasto alle mafie se dentro alcune realtà ci sono persone che hanno calpestato la legalità nel nostro Paesè. E’ la storia di ieri, è la storia di oggi. Dopo 22 anni alcuni elementi ritornano e ci pongono domande».
«Oggi c’è un divorzio tra politica ed etica. Una politica senza etica diventa puro esercizio di potere - ha sottolineato -. Se la politica è lontana dalla strada e dagli ultimi, la politica tradisce la sua essenza. Abbiamo visto che in campagna elettorale, tranne poche eccezioni, nessuno ha parlato di mafia, adesso subito qualcuno inizia a parlarne. Prima non se ne parlava perché non si doveva disturbare le coscienze della gente. E’ una vergogna. Oggi nella lotta alle mafie e corruzione nel nostro Paese abbiamo bisogno di una politica sana, di una politica vera».


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