A votare, non si può fare a meno della politica

L'analisi | 13 settembre 2022
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A maggio del 2022 è stato presentato il Libro bianco sull'astensionismo dalla Commissione istituita dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e coordinata dal Prof. Franco Bassanini. 284 pagine per analizzare un fenomeno sempre più preoccupante. 
I dati pubblicati da Openpolis su dati Eligendo - Ministero dell'interno, ultimo aggiornamento ottobre 2021 - hanno evidenziato alle ultime elezioni amministrative del 2021, che di solito attraggono più votanti delle elezioni politiche, una percentuale di astensionismo nelle maggiori città italiane pari al 52%. Il dato di per sé grave assume un significato peggiore se letto in chiave storica. Dal 1993, anno in cui il  voto smette di essere dovere ai sensi di legge, durante le elezioni amministrative, specialmente al primo turno, si è avuta una riduzione di circa il 30% dei votanti.
La previsione dell’Ipsos all’inizio di agosto 2022 dà al 40,6% la quota prevista per astensionisti e indecisi durante le prossime lezioni politiche del 25 settempre 2022.
Nell’aprile 2022 sono stati pubblicati i risultati della sedicesima indagine annuale sulla percezione del fenomeno mafioso da parte degli studenti delle scuole italiane secondarie di secondo grado (comprese quelle delle Case circondariali) che hanno seguito le videoconferenze del Progetto educativo antimafia del Centro studi Pio La Torre dell’anno scolastico 2021/2022. L’analisi del Prof. Adam Asmundo del dato riguardante la fiducia ha evidenziato nei nostri giovani una fiducia scarsa o nulla, coerentemente con gli indirizzi espressi in altre risposte al questionario. In particolare, i politici locali e nazionali raccolgono una sfiducia compresa fra il 67 e il 69% degli intervistati (almeno due su tre). Un diffuso disagio, sostenuto peraltro in maniera diversa da alcune parti politiche e alimentato da molti social media, spiega in parte la posizione espressa dagli intervistati (molti dei quali non hanno ancora diritto di voto); rispetto ai tanti interrogativi che i ragazzi si pongono sul futuro, alle loro passioni e alle loro percezioni, la democrazia rappresentativa sembra apparire debole e inutilmente complessa, scarsamente in grado di risolvere i problemi della vita di ogni giorno.
Dai giovani arriva un segnale forte sulle motivazioni del disimpegno politico di gran parte degli aventi diritto al voto.  Secondo la nostra Costituzione (articolo 48) il voto è un diritto, che oggi diamo per scontato, ma che è frutto di lotte importanti e che è stato riconosciuto a tutti gli uomini maggiorenni nel 1912 ed alle donne solo nel 1946. 
Sempre secondo la Costituzione, il  voto è personale, eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Il voto è il momento più alto della democrazia: in quel momento siamo veramente eguali, senza distinzione di sesso, religione e condizione sociale ed è il voto che ci rende cittadini liberi. Rinunciare al voto, unico strumento per farci ascoltare dai nostri politici, è rinunciare alla libertà di dare indicazioni alla classe politica sui nostri bisogni e sulle nostre opinioni.
La buona politica ha bisogno di cittadini attivi disposti ad impegnarsi per scegliere LIBERAMENTE la  propria candidata o candidato. Diversamente, ci rimane solo di lamentarci sui social. 
 di Loredana Introini

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