Palermo, il Centro Borsellino è senza risorse: "Rischiamo di chiudere, aiutateci"

Società | 13 giugno 2023
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«A causa dei problemi economico-finanziari rischiamo di perdere il patrimonio culturale e pedagogico accumulato in questi anni, rischiamo di chiudere la biblioteca che ha ormai accumulato oltre 4000 volumi ed è, finalmente, aperta al pubblico, rischiamo di sospendere ogni attività in corso, rischiamo di porre nel nulla quel presidio di legalità democratica, di confronto, di visite e di dibattiti che in questi anni è stato utilizzato da centinaia di scolaresche e di visitatori da tutto il paese e anche dall’estero. Rischiamo di silenziare una voce libera». E’ l’allarme di Vittorio Teresi presidente del Centro studi Paolo e Rita Borsellino. L’ex procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, lancia un appello a sostenere economicamente il centro per impedirne la chiusura, a poche settimane dal 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio.

«In questi anni il nostro Centro studi - aggiunge Teresi in una lettera aperta - ha potuto operare grazie alla partecipazione a bandi pubblici, attentamente selezionati, ma principalmente grazie ai contributi del privato come enti e persone che hanno condiviso il nostro percorso culturale e formativo. A causa delle attuali difficoltà ci vediamo limitati nell’esercitare la nostra azione sul territorio e purtroppo costretti ad assumere decisioni importanti, come licenziare il nostro personale dipendente, espressione per noi riduttiva perchè queste persone hanno fatto parte fin dal principio del percorso di Rita Borsellino, dalle carovane antimafia, all’esperienza più politica dentro le istituzioni e infine senza soluzione di continuità, con Centro Studi, incarnardo il motore propulsore, irrinunciabile per la vita stessa della nostra associazione».

Solidarietà dal Centro Studi Pio La Torre al Centro Borsellino. “Anche noi viviamo un peridoo di grande incertezza – spiega la presidente Loredana Introni – a causa dell'esiguità dei contributi regionali che non arrivano o arrivano con forte ritardo e ridotti all'osso”. “La didattica antimafia che da anni viene svolta da numerosi volontari nelle scuole ad integrazione dei programmi istituzionali – continua Introini – viene così compromessa con grave danno per la società civile che sinora si è impegnata a colmare molte lacune sul fronte della formazione civica dei ragazzi, soprattutto nei quartieri più disagiati”. Introini propone che il contributo alle associazioni antimafia che svolgono opera di animazione culturale sul territorio venga stabilizzato “in modo da poter programmare e garantire l'attività didattica e di ricerca in chiave pluriennale”.



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