Minacce ai sindaci, il record siciliano

Società | 27 giugno 2023
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La Sicilia “riconquista “ un primato tutt'altro che invidiabile: 50 casi di violenza e minacce contro sindaci ed amministratori locali su 326 censiti nell'intero paese; a seguire Campania, Puglia e Calabria le regioni a tradizionale presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso. Il fatto curioso è che ben 18 di queste intimidazioni – il 36%- si siano concentrate in provincia di Agrigento dove 14 comuni risultano coinvolti. Alla sindaca di Montevago sono stati inviati proiettili, un assessore comunale di Licata ha avuto la sgradita sorpresa di trovare una testa di cinghiale davanti al cancello della casa di campagna, la sindaca di Nato ha ricevuto per posta un fazzoletto inzuppato di sangue. Due intimidazioni fotocopia, il taglio degli ulivi, hanno colpito a distanza di pochi giorni i sindaci di Burgio ed Aragona; il cadavere di un cane è stato fatto trovare davanti l'uscio al presidente del consiglio comunale di Sciacca. A livello nazionale Agrigento è, dopo Napoli, il territorio con il maggior numero di episodi di questo genere, seguita da provincie meridionali ad alta densità criminale come Foggia e Reggio Calabria. I dati censiti da Avviso pubblico mettono in rilievo a livello nazionale una diminuzione del 25% degli atti di intimidazione rispetto al 2021, ma segnalano l'attualità e la gravità di un fenomeno che continua a colpire soprattutto il Sud, con il 46% degli episodi.

Va tenuto anche conto del fatto che i casi denunciati rappresentano com ogni probabilità solo la parte emergente delle minacce realmente perpetrate. Solo una parte delle intimidazioni sono attribuibili alla criminalità organizzata ed alla mafia; tuttavia sono di notevole interesse le correlazioni messe in evidenza dalla ricerca. Il 21% degli atti intimidatori è avvenuto in comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per mafia: nella nostra isola 11 su 50. Tra di essi: Pachino, Gela, Canicattì, Licata, Siculiana, Castelvetrano, Vittoria, San Cipirello. Solo tre capoluoghi sono direttamente toccati da atti di intimidazione nei confronti dei sindaci: Messina, Palermo e Siracusa. Il fenomeno è invece più presente nei centri piccoli e medi. Particolare è il caso di Gela dove si sono concentrati ben sei episodi con identica tipologia: incendio di auto del comune e di alcuni consiglieri comunali.

Comuni piccoli e meno piccoli dell'Agrigentino e una città di quasi centomila abitanti come Gela hanno in comune, evidenzia il Rapporto, la contemporanea presenza di due organizzazioni mafiose, cosa nostra e la stidda. Esse hanno convissuto senza particolari problemi, ma recentemente – a parere della DIA- “talune indagini hanno messo in luce pericolose frizioni tra esponenti ai vertici di cosa nostra ed alcuni stiddari sul controllo e la gestione di attività illecite connesse al mercato ortofrutticolo.” Nel Nisseno i danneggiamenti non si sono limitati agli amministratori locali ma hanno colpito numerose attività economiche e professionisti; ancora una volta il primato tocca a Gela. Non siamo in grado naturalmente di fornire ulteriori prove in direzione dell'esistenza di una correlazione tra interruzione della pax mafiosa e ripresa degli attentati contro i sindaci, ma l'ipotesi presenta una sua suggestione e consentirebbe di dare una spiegazione ai numeri esorbitanti del territorio agrigentino. Nell'elenco mancano le province di Enna e Catania, nelle quali evidentemente nel corso del 2022 non sono stati segnalati episodi di tale natura. Non così è stato in passato. I casi di minacce dirette ed indirette che hanno visto coinvolte le donne sono stati il 18%: social network, lettere, messaggi, telefonate minatorie rappresentano quasi la metà dei casi che hanno visto coinvolte amministratrici e dipendenti. Insomma, quello del sindaco e dell'amministratore locale resta un “mestiere” assai difficile e particolarmente esposto sul terreno del rapporto con il cosiddetto “mondo di sotto”.

Una difficoltà che la fine della crisi pandemica ha forse attenuata, ma che segna ancora la vita di tanti primi cittadini e consiglieri dei nostri comuni. Non estranee a tali situazioni di disagio appaiono l'incombente crisi finanziaria di tanti comuni e le aspettative delle organizzazioni criminali sui vantaggi illeciti che potrebbero derivare dalla messe di finanziamenti pubblici, in special modo quelli europei, attesa nei territori.
 di Franco Garufi

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