Mafia, droga, terrorismo, ergastolo ostativo e governo Meloni

Politica | 6 dicembre 2022
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Con la formazione del nuovo governo, si è riaperto il dibattito sull'ergastolo ostativo. Tanto vero che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha subito sentito l’esigenza di emanare un provvedimento in proposito.
Dapprima credo che sia utile focalizzare il significato di ergastolo ostativo in aiuto a chi, pur avendone sentito parlare a destra e a manca, è rimasto tuttavia privo dell’accezione più autentica di tale strumento con il probabile rischio di essere indotto in false valutazioni.
L’ergastolo in generale – che può essere ostativo o semplice – è la massima pena prevista nel nostro Paese; quella pena per la quale, quando il detenuto è ristretto in carcere, nel suo statino sarà scritto: .
Senonché, l’ergastolo ostativo è la pena che viene irrogata nei casi di terrorismo, mafia, sequestro a scopo estorsivo, associazione per traffico di stupefacenti. Invece l’ergastolo semplice è la pena che viene irrogata nei casi di reati gravi, come ad esempio l’omicidio o la strage. L’ergastolo semplice prevede che il detenuto possa godere di particolari benefici penitenziari, la cui concessione è condizionata all’avere tenuto una buona condotta ed aver dimostrato un certo ravvedimento. Si tratta di benefici consistenti nell’applicazione di pene alternative al carcere, come permessi premio, semilibertà, libertà condizionata.
Ai detenuti ai quali è stata inflitta la pena dell’ergastolo ostativo, viene negata la possibilità di godere di tali benefici (ed è questo il motivo per cui si chiama ), salvo i casi in cui l’ergastolano sia disponibile a collaborare con gli enti inquirenti e che tale collaborazione sia ritenuta attendibile.
Orbene, ciò chiarito, non si può sottacere che l’attuale governo – a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale – ha emesso un provvedimento mediante il quale anche nei casi di ergastolo ostativo, il detenuto che ha scontato almeno trenta anni di pena (mafioso, terrorista, estorsore, trafficante di stupefacenti) potrà usufruire dei benefici di legge sopra argomentati se dimostri di non avere più collegamenti con la criminalità organizzata e produca la prova di avere risarcito chi ha ricevuto danno dal proprio comportamento delittuoso. Infatti, il decreto legge approvato con i crismi dell’urgenza dal Consiglio dei Ministri, avverte che i benefici penitenziari non prevedono più le condizioni della collaborazione.
Appare palese come il provvedimento legislativo di cui trattasi esprima la decisa volontà di indebolire, se non addirittura abolire l’istituto dell’ergastolo ostativo a tutto beneficio dei boss mafiosi.
Tale contesto non potrà che portare alla scarcerazione di capimafia e criminali di ogni tipo (magari anche quelli che hanno partecipato attivamente alle stragi degli anni ’90), a valere di un permesso premio o della concessione di pena alternativa. Per non dire del fatto che scompariranno i cosiddetti “pentiti” o collaboratori con grave danno per le inchieste in corso.
Ma v’è di più!
Il decreto prevede anche che la norma potrà essere applicata retroattivamente; vuol dire che i tanto discussi benefici potranno essere applicati anche al detenuto – al quale è stato inflitto il l’ergastolo ostativo – per reati commessi prima dell’entrata in vigore della legge.
Ma la questione è assai più grave – e per questo è la dimostrazione che il governo abbia voluto essere intenzionalmente superficiale – quando, secondo il provvedimento governativo – a proposito del risarcimento del danno causato alle vittime della mafia, l’ergastolano dovrà dimostrare di avere risarcito tale danno salvo il caso in cui potrà dimostrare di essere nulla tenente. Quest’ultima chiosa appare assolutamente ridicola e bizzarra immaginando che qualunque mafioso, di rango o no, non avrà certo difficoltà a dimostrare le proprie ristrettezze economiche. E così alcuna vittima verrà mai risarcita.
Tutto ciò è la dimostrazione più autentica della volontà del governo di tenere una linea morbida nella legislazione antimafia e nella lotta contro la criminalità organizzata.
A conferma di ciò basta rilevare che non abbia ancora provveduto a costituire la Commissione Parlamentare Antimafia; è un’omissione gravissima tenuto conto che il Paese sta vivendo un periodo di profonda crisi le cui ragioni ometto di descrivere essendo esse stesse sicuramente a conoscenza dei cittadini italiani. La Commissione Antimafia si rende assolutamente necessaria perché sarebbe l’unico luogo di confronto democratico in seno al quale discutere di ergastolo ostativo, di reddito di cittadinanza, di PNRR. Lo dice anche l’ex Procuratore Generale di Palermo, Roberto Scarpinato, in un’intervista nella quale ha risposto alle puntuali domande di Palazzolo. In proposito giova aggiungere che la mafia saprà bene dove mettere le mani per annettere all’interno dell’organizzazione criminale buona parte degli appalti per la costruzione di opere pubbliche. Ma non mancherà neanche, come forse ha già fatto, di organizzare dei veri e propri centri di raccolta per la gestione sotto banco del reddito di cittadinanza, in cambio del sicuro interessamento presso la Pubblica Amministrazione per l’espletamento delle relative pratiche.
In fondo la storia è sempre quella: il sistema mafia pur mantenendo le sue peculiarità originarie, sa trasformarsi apparentemente in maniera camaleontica, adattandosi ai cambiamenti dell’ambiente e della società civile, della quale assume le varie forme, per infiltrarsi nell’economia legale e nella Pubblica Amministrazione. La politica, d’altro canto, è stata sempre molto sensibile mostrandosi disposta a interloquire con il mondo della criminalità organizzata quanto meno allo scopo di acquisire consensi.
Ma non è solo mafia perché, come sostiene Scarpinato, bisogna ormai parlare di corruzione. La criminalità organizzata arriverà certamente al PNRR ed al reddito di cittadinanza ma vi arriverà attraverso quel connubio corruttivo tra mafia, politica e Pubblica Amministrazione.
 di Elio Collovà

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