La shoah e gli eroi della resistenza, la storia del siciliano Salvatore Bono
Cultura | 26 gennaio 2023
Lo speciale che l’Associazione Kiwanis dedica anche quest’anno al Giorno della Memoria si intitola “Giusti in divisa” perché rievoca una pagina di storia, poco conosciuta, i cui protagonisti sono i militari italiani della Quarta Armata che, nel novembre del 1942, occupò una area consistente della Francia del sud.
In quella fase di guerra, era ancora ferrea l’alleanza tra Italia e Germania, pertanto suscita grande ammirazione quello che accadde nella zona sotto controllo italiano: lì non ci furono violenze e persecuzioni nei confronti degli ebrei, le autorità italiane si limitarono ad assegnar loro delle residenze “protette” con il solo obbligo di presentarsi alla sera per firmare un registro delle presenze.
La notizia di questo comportamento umano si diffuse rapidamente in tutta Europa e in molti cercarono di giungere con ogni mezzo nei territori occupati dagli italiani.
Il solo villaggio di Saint Martin Vésubie, sulle alture di Nizza, ospitò dai mille ai
milleduecento ebrei che lì vissero, come dice il titolo del bellissimo film del regista André Waksman, il tempo di una tregua. Erano liberi di frequentare la scuola, di osservare i precetti religiosi, di ballare e cantare alla sera sui prati di Saint Martin. In quei villaggi ci furono anche matrimoni misti tra ebrei e francesi e alcune nascite. Si sentivano protetti dai militari italiani e anche dagli abitanti dei vari villaggi che li avevano accolti senza nessun pregiudizio.
Fu un colpo terribile l’armistizio dell’otto settembre ‘43. Nel caos che si creò tra militari, tra civili, tra ebrei rifugiati, ci fu un giovane ufficiale Federico Strobino che comprese subito i pericoli che incombevano sui suoi uomini e sugli ebrei. Strobino si prodigò per convincere tutti a fuggire, risalendo le Alpi, nella speranza di trovare la salvezza in Italia.
Da Saint Martin partirono in ottocento vecchi, malati, bambini, donne, li scortavano i militari di Strobino, percorsero ripidi sentieri già innevati con scarpette, vestiti leggeri: una marcia infernale che, ogni anno, viene commemorata dai pochissimi superstiti, dai loro figli e nipoti che arrivano da tutto il mondo e che si inerpicano per quegli stessi sentieri.
Purtroppo quegli sventurati e neppure i militari sapevano che le truppe tedesche erano già saldamente posizionate nel fondovalle del versante italiano delle Alpi.
Molti vennero catturati e messi sui treni per i campi di sterminio, altri furono nascosti da gente coraggiosa che vinse la paura di tremende rappresaglie; un gruppo consistente di militari raggiunse le formazioni della resistenza che agivano nelle valli del cuneese.
Nelle stesse ore di quella drammatica fuga, nella piccola guarnigione di Nizza, il Capitano Carlo Breviglieri e il Sottotenente Salvatore Bono dovettero scegliere se arrendersi con i loro compagni ai tedeschi e consegnare le armi o resistere senza speranze. Presero questa decisione, Breviglieri fu subito colpito a morte, Bono riuscì ad avere la meglio su alcuni soldati tedeschi fino a quando gli scoppiò in faccia una granata che gli provocò ferite gravissime.
Alla fine della guerra fu decorato con la Medaglia al Valor Militare.
A Nizza una lapide lo ricorda e ricorda quello che è considerato il primo atto di resistenza sul suolo francese.
Nello speciale Kiwanis, curato da Emmanuele Saccà, chair per il Giorno della Memoria, sono racchiuse testimonianze di storici, esponenti religiosi, e, tratte dal film “Le temp d’un repit “, le voci di chi visse quella straordinaria esperienza.
Lo speciale si può vedere dal 27 gennaio alle 10:00 collegandosi al link https://youtu.be/OyarV-D3vW8
In quella fase di guerra, era ancora ferrea l’alleanza tra Italia e Germania, pertanto suscita grande ammirazione quello che accadde nella zona sotto controllo italiano: lì non ci furono violenze e persecuzioni nei confronti degli ebrei, le autorità italiane si limitarono ad assegnar loro delle residenze “protette” con il solo obbligo di presentarsi alla sera per firmare un registro delle presenze.
La notizia di questo comportamento umano si diffuse rapidamente in tutta Europa e in molti cercarono di giungere con ogni mezzo nei territori occupati dagli italiani.
Il solo villaggio di Saint Martin Vésubie, sulle alture di Nizza, ospitò dai mille ai
milleduecento ebrei che lì vissero, come dice il titolo del bellissimo film del regista André Waksman, il tempo di una tregua. Erano liberi di frequentare la scuola, di osservare i precetti religiosi, di ballare e cantare alla sera sui prati di Saint Martin. In quei villaggi ci furono anche matrimoni misti tra ebrei e francesi e alcune nascite. Si sentivano protetti dai militari italiani e anche dagli abitanti dei vari villaggi che li avevano accolti senza nessun pregiudizio.
Fu un colpo terribile l’armistizio dell’otto settembre ‘43. Nel caos che si creò tra militari, tra civili, tra ebrei rifugiati, ci fu un giovane ufficiale Federico Strobino che comprese subito i pericoli che incombevano sui suoi uomini e sugli ebrei. Strobino si prodigò per convincere tutti a fuggire, risalendo le Alpi, nella speranza di trovare la salvezza in Italia.
Da Saint Martin partirono in ottocento vecchi, malati, bambini, donne, li scortavano i militari di Strobino, percorsero ripidi sentieri già innevati con scarpette, vestiti leggeri: una marcia infernale che, ogni anno, viene commemorata dai pochissimi superstiti, dai loro figli e nipoti che arrivano da tutto il mondo e che si inerpicano per quegli stessi sentieri.
Purtroppo quegli sventurati e neppure i militari sapevano che le truppe tedesche erano già saldamente posizionate nel fondovalle del versante italiano delle Alpi.
Molti vennero catturati e messi sui treni per i campi di sterminio, altri furono nascosti da gente coraggiosa che vinse la paura di tremende rappresaglie; un gruppo consistente di militari raggiunse le formazioni della resistenza che agivano nelle valli del cuneese.
Nelle stesse ore di quella drammatica fuga, nella piccola guarnigione di Nizza, il Capitano Carlo Breviglieri e il Sottotenente Salvatore Bono dovettero scegliere se arrendersi con i loro compagni ai tedeschi e consegnare le armi o resistere senza speranze. Presero questa decisione, Breviglieri fu subito colpito a morte, Bono riuscì ad avere la meglio su alcuni soldati tedeschi fino a quando gli scoppiò in faccia una granata che gli provocò ferite gravissime.
Alla fine della guerra fu decorato con la Medaglia al Valor Militare.
A Nizza una lapide lo ricorda e ricorda quello che è considerato il primo atto di resistenza sul suolo francese.
Nello speciale Kiwanis, curato da Emmanuele Saccà, chair per il Giorno della Memoria, sono racchiuse testimonianze di storici, esponenti religiosi, e, tratte dal film “Le temp d’un repit “, le voci di chi visse quella straordinaria esperienza.
Lo speciale si può vedere dal 27 gennaio alle 10:00 collegandosi al link https://youtu.be/OyarV-D3vW8
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