La memoria degli ebrei sepolta e poi rivelata sotto l'Etna
Cultura | 22 aprile 2023
La memoria degli ebrei siciliani sepolta sotto una fitta coltre di lava, rasa al suolo da un terremoto e incenerita da un incendio. Una sorta di dannazione avvolge la storia della comunità ebraica di Catania. Solo l’abnegazione, ai limiti della pervicacia, di due studiosi siciliani ha riconferito splendore a una pagina dimenticata dell’Isola. Andrea Cerra, giornalista, storico, ricercatore di Scienze politiche dell’università di Catania, firma un saggio di grande rilievo: “La città sepolta. Politica e istituzioni degli ebrei a Catania nel XV secolo” (Rubbettino editore, pagine 239, euro 18). La dotta prefazione del libro è stata affidata ad Asher Salah, cattedratico dell’università di Gerusalemme. Pagine dense, lettura impegnativa, come si conviene per un saggio scientifico. Un enorme lavorio che si coglie dalla sconfinata bibliografia e dalla precisione delle note a margine. Un libro che fa di Andrea Cerra un “Aratore del vulcano”, per dirla con le parole di Alberto Cavaglion. Un lavoro raffinato a cominciare dalla stessa copertina firmata dall’artista Emilio Isgrò, “Matematica della menorah”, un’opera del 2014.
Gli ebrei siciliani costituivano la comunità più numerosa d’Italia. Erano 35 mila su una popolazione siciliana di 700 mila abitanti a fronte dei 70 mila complessivi su una popolazione italiana di dieci milioni di abitanti. Dunque la metà degli ebrei italiani risiedeva nell’Isola. Erano professionisti affermati, ricchi commercianti, potenti banchieri, artigiani di prestigio. La Sicilia era l’Achèr Israel, l’altro Israele. La comunità etnea era Tertia Soror rispetto a quelle di Messina e Palermo. Una città nella città quella ebraica etnea, talmente vasta da dividersi in “Giudecca di Susu e di Jusu”. Un enorme reticolo di spazi istituzionali, economici di cui non rimane traccia. Forse questa l’unica lacuna del libro, non potere contare su un supporto di tavole urbanistiche. Una città sepolta letteralmente inghiottita dalle forze della natura. Le antiche giudecche, il cimitero extramoenia svaniti, come rapiti da una sorta di incantesimo. Una città cancellata da una fitta coltre lavica, quella dell’eruzione del 1669. Quello che rimaneva successivamente polverizzato dal terremoto epocale del 1693 che rase al suolo Catania. Una sorta di accanimento, un incantesimo malefico che ha condotto alla sistematica sparizione di ogni documento storico. Un saccheggio selvaggio operato da mercenari borbonici nel 1849 e un rocambolesco incendio del municipio di Catania ha inghiottito le ultime testimonianze. Gli ebrei catanesi avevano sviluppato financo una singolarità linguistica. Utilizzavano un bilinguismo siciliano e giudaico-arabo, simile al maltese, di derivazione maghrebina. Uomini e donne di grande rilievo, erano costretti a muoversi marchiati da una rotella rossa posta sugli indumenti. Discriminazioni che non impedirono l’emergere di figure di prestigio che hanno scritto pagine memorabili di storia. Come la giovane Virdimura, prima donna ebrea siciliana ad esercitare le scienze mediche nel 1376.
La conquista dell’ultima città mora della penisola iberica segna dunque la fine di questa meravigliosa eccentricità siciliana. I Re Cattolici spagnoli firmarono una delle decisioni più infami. Quel 1492 segnato dalla scoperta delle Americhe, offuscato dalla cacciata egli ebrei, ingenera il germe di una malattia che troverà mortale compimento nell’inferno della Shoa germanica. Degli ebrei siciliani si sono occupati storici di chiara fama, da Giovanni De Giovanni nel 1748, fino all’archeologo Paolo Orsi con i suoi studi sui complessi catacombali ebraici.
L’isola che per secoli era sta crocevia di meticciato, posta al limitare di tre parti del mondo, cede purtroppo al dettato dei Re Cattolici. Il viceré siciliano Fernando de Acuña tentò un intervento disperato. Sortì il solo risultato di rinviare i due mesi il provvedimento di espulsione. La storia successiva è quella dei conversos e del manto satanico dell’Inquisizione, un delirio di morte spaventoso. Fino al pestilenziale fiorire di false accuse di usura bancaria, tesori sottratti, marrani, conversioni estorte. Il repertorio demoniaco che continua ad affiorare fino ai nostri giorni come un velenoso serpente, scacciato invano dalle nostre coscienze. L’editto di Granada pose così fine al sogno dell’Achèr Israel, un sogno fatto in Sicilia.
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