La criminalità si insinua dove lo Stato è assente o debole

Junior | 21 novembre 2022
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Relazione dell’alunno Giovanni Musillami, della III AS ITET Garibaldi di Marsala,  sulla video-conferenza del Centro Pio La Torre “La mutazione delle mafie nel XXI secolo. Il crimine organizzato dopo la pandemia”


 In data 20 ottobre 2022 si è tenuta la videoconferenza, organizzata dal Centro Pio La Torre
nell’ambito del “Progetto Educativo Antimafia 2022-2023”, sul tema “La mutazione delle mafie nel
XXI secolo. Il crimine organizzato dopo la pandemia”.
La videoconferenza, introdotta dal Presidente emerito del Centro, Vito Lo Monaco, è stata tenuta da
due relatori specializzati sull’argomento: il Prof. Ernesto Savona dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore e direttore di Transcrime e il Prof. Alberto Vannucci, docente all’Università di Pisa.
Nel corso dell’introduzione, il Presidente Vito Lo Monaco ha sottolineato l’importanza di trattare più
approfonditamente l’argomento ad oggetto della conferenza, di condividere con studenti e docenti le
conoscenze acquisite fino ad oggi e di analizzare i possibili scenari futuri al fine di evitare che la
storia possa ripetersi e di creare un futuro migliore per i cittadini di domani. È stata sottolineata
l’importanza di celebrare i sacrifici, molto spesso pagati anche con la vita, fatti nel passato da alcuni
celebri funzionari pubblici e magistrati al fine di sradicare la mafia dal nostro territorio. Quest’anno
ricorre, infatti, il 40º anniversario della morte di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo ed il 30º
anniversario della morte del giudice Giovanni Falcone e del giudice Paolo Borsellino. Negli anni
Ottanta sono stati tanti gli omicidi eccellenti, se ne contano circa 1000 tra il 1978 e il 1983, tra cui
Pio la Torre, Piersanti Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici. Furono proprio questi
innumerevoli omicidi, che suscitarono una forte reazione popolare, a condurre poi all’emanazione
della prima legge antimafia, la Legge Rognoni-La Torre l’11 settembre 1982.
Il Prof. Ernesto Savona prima di passare ad analizzare i possibili scenari futuri che possono riguardare
le organizzazioni mafiose, ha volto lo sguardo al passato e a qualche precisazione tecnica. Ha
mostrato i trends mondiali del Crimine Organizzato prima della pandemia da Covid-19 e li ha divisi
in tre clusters: gruppi meno violenti con infiltrazioni nell’economia (con organizzazione gerarchica);
gruppi simili alle gang che praticano violenza in crescendo (con organizzazione flessibile); gruppi
etnici che combinano un’organizzazione di tipo gerarchica ad una di tipo flessibile. L’obiettivo delle
gang criminali è quello di acquisire profitti, invece quello delle organizzazioni mafiose è molto più
articolato perché esse operano nei mercati illegali grazie ad una capacità di condizionamento che è
molto pericolosa, svolgono traffici illegali e contemporaneamente svolgono una funzione di
regolazione delle attività sociali-economiche-politiche, quindi il loro obiettivo è quello di porsi come
potere alternativo allo Stato. La mafia, infatti, si insinua laddove lo Stato è assente o debole, e spesso
interviene fornendo aiuto alle persone ed è per questo motivo che le persone spesso la legittimano e
la sostengono. Le organizzazioni criminali trovano spesso grandi possibilità di sviluppo nel corso di
gravi crisi e, molto probabilmente è anche per questo motivo che il Covid e la conseguente pandemia
che ci ha investito ha provocato una diminuzione di tutti i reati ma non ha scalfito minimamente le
criminalità organizzate a livello mondiale (che anzi in alcuni casi ne sono uscite rafforzate). Le
organizzazioni criminali hanno solitamente un basso contenuto tecnologico e si inseriscono più
facilmente nelle attività riguardanti il commercio e nel periodo pandemico si sono insinuate
maggiormente nel commercio alimentare e dei prodotti farmaceutici. Le conseguenze della pandemia
e della crisi che ne è scaturita, ha portato allo stanziamento di molti fondi economici che il crimine
organizzato cercherà di intercettare. Si prevede che nei prossimi 5 anni ci saranno maggiori
opportunità di diffusione del crimine organizzato proprio a causa dei fondi economici stanziati per
risollevare il nostro Paese dalla grave crisi che lo ha investito in periodo pandemico. Questo problema
potrebbe essere facilmente circoscritto accelerando l’iter burocratico per l’assegnazione dei fondi e
la realizzazione degli interventi/opere così da non dare il tempo materiale alle organizzazioni
criminali di organizzarsi ed intrufolarsi in questi affari.
L’intervento del Prof. Alberto Vannucci è perfettamente allineato a quello del Prof. Savona.
Condividono la stessa visione della mafia ed entrambi ritengono che la mafia: interviene laddove lo
Stato è assente o debole; svolge una funzione di regolazione sociale; svolge una funzione di
governance. La mafia, ad es., si occupa dello spaccio di droga che è un’attività repressa dallo Stato,
quindi questo vuol dire che la mafia si inserisce laddove lo Stato non è presente, andando a svolgere
una funzione di regolazione che rende queste attività di spaccio efficaci. Quanto affermato finora però
non significa che la mafia è onnipotente e che sia impossibile distruggerla. Il giudice Giovanni
Falcone diceva che la mafia è un fenomeno umano e che in quanto tale ha un principio, una sua
evoluzione e avrà quindi anche una fine. Il giudice Giovanni Falcone è stato uno dei primi a
sottolineare i rapporti esistenti tra Stato e Mafia e riteneva che l’interesse delle organizzazioni mafiose
in politica non era quello di entrare a far parte di questo mondo ma era quello di far eleggere politici
amici delle organizzazioni in questione. Quindi, come sosteneva il giudice Paolo Borsellino, la
politica e la mafia sono due poteri che vivono del controllo sullo stesso territorio. La presenza
contemporanea di questi due poteri sullo stesso territorio può sfociare in due tipi di situazioni diverse:
o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Se si fanno la guerra possono verificarsi omicidi
eccellenti o maxiprocessi, se si mettono d’accordo ognuna delle due parti potrebbe trarne beneficio:
i politici potrebbe guadagnarci in termini di voti (voto di scambio mafioso) e di risorse economiche,
d’altro canto la mafia potrebbe ottenere favori politici. Il Prof. Vannucci, analizzando il periodo
pandemico in cui ci siamo trovati a vivere ha sottolineato che quando il Covid è entrato nelle nostre
vite e ha scombussolato tutti gli equilibri preesistenti comportando una grave crisi economica ma
anche sociale, si cominciava a fare spazio l’idea che la mafia in questo contesto così disastrato
avrebbe trovato terreno fertile per le sue attività illecite e che ne sarebbe uscita più forte di prima, ma
in realtà, fortunatamente, non è stato così.
La mafia degli anni Ottanta uccideva, quella di oggi sfrutta la forza intimidatrice che produce
l’assoggettamento delle persone e di conseguenza l’omertà e la connivenza che ne deriva. Il merito
principale che si deve riconoscere alla prima Legge Antimafia è quello di aver introdotto l’articolo
416 bis del codice penale che definisce l’associazione a delinquere di stampo mafioso e introduce la
misura della confisca dei beni degli associati. Ma questo non basta, affinchè la repressione di questo
fenomeno possa realizzarsi occorre anche che venga realizzata una Legge antimafia a livello europeo
unica anche perché le organizzazioni mafiose non sono un problema esclusivo dell’Italia ma riguarda
tutti i Paesi europei.
Il messaggio implicito che voleva trasmettere questa videoconferenza, a mio parere, era che in passato
molti uomini hanno sacrificato le loro vite per tentare di migliorare le nostre. Noi giovani dobbiamo
conoscere il passato affinchè il sacrificio fatto da Pio La Torre, Falcone, Borsellino e gli altri abbia
un senso. La nostra consapevolezza da sola però non può risolvere la situazione, serve uno Stato forte,
uno Stato che non abbandona i suoi cittadini e che li faccia sentire al sicuro da ogni pericolo. Serve
condivisione e collaborazione politica all’interno del nostro Paese, ma serve anche condivisione e
collaborazione politica e giuridica a livello europeo. Gli ideali giusti sono fondamentali ma serve
anche concretezza e condivisione di intenti.

 di Giovanni Musillami

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